Nella notte, il computer centrale del Papier aveva sfornato inchieste , reportage, interviste, rubriche, lettere al direttore:per esempio, i papa boys alla guida del compagno Francesco erano in viaggio per l’annuale pellegrinaggio alla Mecca ( dal nostro inviato speciale ecc. ecc.).
Le Brigate Giussani, formatisi al liceo Parini, avevano incendiato una moschea( l’ex sant’Ambrogio).Gli articoli erano perfetti, redatti nello stile degli inviati , ora pensionati.
Il direttore Fabrizio Bertoli si alzò dal divano dove aveva passato la notte, nel bunker del Papier, e subito, senza nemmeno fare colazione, consultò on line i servizi della concorrenza.
Seduta spiritica con Don Gallo, in difesa della Costituzione, titolava Repubblica.
Si concentrò incuriosito sul titolo del Fattoquotidiano: mille frustate per i falsi in bilancio.
Il sostituto procuratore Aisha Bocassa guidava la rivolta corporativa contro l’istituzione della Sharia che sostituiva il codice penale e civile. Soprattutto i giudici di Mani Puliti non potevano tollerare che a Milano venissero mozzate le mani ai ladri, pubblicamente, davanti alla moschea del Duomo.Lo ritenevano eccessivo.
( nella foto sotto , esecuzione di un giornalista di Tempi davanti all’ex Duomo di Milano, trasformato per decreto del kompagno Francesko in moschea multiculturale, 2021)
Mohammed Borello spiegava a Mohammed Travaglino la sua scelta controcorrente: not in my name.
Poi, dalla Gazzetta dello sport, Fabrizio acquisì la terribile notizia che la Ferrari, passata a certi fondi islamici, aveva spostato il Gran Premio di Monza a Medina.
Si concentrò su una notiziola di “Famiglia islamico cristiana”: don Sciortino malediva
Baruck Formigoni e Amhed Buttiglione, che erano diventati apostati e avevano rinnegato la fede musulmana: tornavano a farsi battezzare ed entravano in clandestinità.
Già, meditò torvo… quanti avevano abbandonato la fede dei padri , invogliati dagli incentivi offerti dagli stati canaglia del Golfo?… Un milione di euro al politico che avesse assunto un nome islamico…elargiva la Cassa di Risparmio di Bagdad…
Solo Giuliano Pisapia, soprannominato Pisandel, non aveva accettato.E , tra le celebrità della stampa e le damazz del Quatrilatero, irretite dalle sfilate dei chador Armani e Benetton, solo Lina Sotis.
Decise immediatamente di contattarla: “qui Bon Ton islamico…” Questa nuova rubrica, confezionata dal computer, avrebbe potuto rilanciare il dialogo interreligioso …“Fischia il vento…” Questa altra rubrica decise di proporla a Giuliano. In fondo, stava per sfidare il sindaco uscente Alì Monta : Pisandel era candidato a primo cittadino laico di Milano…
Bastava un loro consenso scritto: poi il computer centrale avrebbe confezionato, secondo precisi algoritmi, le rubriche.
Ebbe però un’altra idea: affidare a tale Ludmilla Suchiànova, giovane stagista della Gazeta di Vladivostock assunta nella cronaca del Papier, la preparazione delle rubriche.
In fondo, gli algoritmi del computer erano stati preparati dagli informatici islamici della Leoncavallo & Brothers. Censuravano ogni riferimento alle misere condizioni degli indigeni lombardi.
La sua fronte era matida di sudore: già, i milanesi ignoravano del tutto cosa succedeva nella Repubblica Cispadana.
Sapeva soltanto da vaghe informazioni che era in corso una guerra civile tra le Brigate Giussani e i punkabbestia islamici finanziati dagli stati del Golfo. Sapeva che Alì Monta, già emiro del Leoncavallo, era stato eletto sindaco di Milano con l’appoggio della curia milanese ed aveva instaurato una feroce dittatura. Certo, sapeva vagamente degli sforzi del premier Akbar Fonzi ( che aveva sostituito il golpista Baruk Bersanij alla guida del governo )per tenere unita la repubblica islamica d’Italia, per rilanciare i moderati islamici e i resti della popolazione italiana decimata dal terrorismo ; era anche a conoscenza della scelta degli ultimi lombardi di autoproclamarsi Repubblica cisalpina, mentre Milano era ancora sotto il terrore islamico…
( nelle foto sotto,la copertina dedicata al tentato golpe di Bersanij e la grande manifestazione patriottica dei Partigiani contro l’Invasione islamica )
Ma il computer centrale rendeva tutto soft: gli omicidi , le stragi, gli attentati, risultavano accettabili , lontani, insomma, political correct: non per nulla le merendine Kinder Buono erano diventate lo sponsor principale del Papier, quotidiano islamico buonista controllato dalle feroci banche del Golfo.
( nelle foto sotto : davanti alla moschea di San Lorenzo alle Colonne, preti ortodossi manifestano contro l’Islam che ha trasformato la chiesa di Ambrogio in moschea, con il consenso del CompagnoFrancesco; scene della lunga guerra civile che insanguinò l’Italia fino alla proclamazione della repubblica islamica , con premier Akbar Renzi, finanziata dagli stati del Golf; il contro golpe tentato da Grillo; le manifestazioni popolari contro l’Islam e le banche islamiche; il tentativo di Ahmed Ambrosolo, candidato sindaco di Milano di imporre il chador alle donne milanes; il manifesto elettorale di Roberto Formigoni già Mohammed che, dopo aver rinnegato la fede islamica, tentava di reagire alla islamizzazione forzata dei lombardi ; la protesta dei milanesi contro la polizia dei punkabbestia islamici del califfo Alì Monta, già emiro del Leoncavallo, che appoggiato dalla chiesa riuscì a impadronirsi di Palazzo Marino)