“Oggi nel mondo circa 800 milioni di persone soffrono di fame cronica e più di due miliardi di persone sono malnutrite”. “Eppure ogni anno,1,3 miliardi di tonnellate di cibo viene sprecato mentre le risorse della terra, le foreste e i mari sono sfruttati in modo insostenibile”. La Carta di Milano nasce con l’obiettivo di essere un documento per il diritto al cibo e all’acqua. Cliccare qui per leggere l’intera versione del documento in pdf della “Carta di Milano”.
La presentazione di ieri della “Carta di Milano” (agi.it)
La Carta di Milano, il documento sul diritto al cibo e all’acqua che resterà come eredità di Expo. Qualcuno lo ha definito un protocollo di Kyoto dell’alimentazione ma in realtà è qualcosa di più. Il protocollo di Kyoto era un impegno fra Paesi, qui a prendere in primissimi l’impegno è la gente che dal primo maggio potrà sottoscriverlo all’esposizione universale o online sul sito della carta.
“Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta – recita la carta presentata ieri all’università Statale di Milano, dove è stato anche mostrato in anteprima il filmato di Ermanno Olmi ‘Il pianeta che ci ospita’ – sottoscriviamo questo documento per assumersi impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale”. E anzi “consideriamo una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita e di energia”.
L’impegno dei singolo è a non sprecare e a “consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno”, a riciclare e rigenerare, tener conto dell’impatto sull’ambiente. Gli impegni però riguardano anche le associazioni, cioè la cosiddetta società civile, e le imprese chiamate a rispettare l’ambiente e favorire forme di lavoro che non sfruttano ma contribuiscono alla realizzazione delle persone. E poi ci sono le richieste ai governi, per garantire il diritto al cibo, tutelare suolo, puntare sulla ricerca, combattere gli sprechi.
“Provare a fare un’operazione di questo tipo chiamando tutti alla responsabilità – ha osservato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina – non è un fatto banale ma un atto politico importante in cui l’Italia si impegna”. Il lavoro è durato anni, mettendo insieme anche università e fondazione Feltrinelli, Barilla Centre for Food And Nutrition, Fao, altri enti, organizzazioni e singoli. Ora è aperto ad altri contributi, ha spiegato il coordinatore Salvatore Veca, fino al 16 ottobre quando la Carta sarà consegnata al segretario Onu Ban-ki Moon.
Secondo il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, qui “c’è una soluzione che parte dall’impegno comune”, che può “cambiare le sorti del pianeta”. Una eredità importante secondo il presidente del Consiglio regionale Raffa e le Cattaneo. “Non si tratta però – ha sottolineato il commissario Expo Giuseppe Sala – di un’eredità solo immateriale”. Lui vorrebbe infatti che anche dopo i sei mesi dell’esposizione la Carta continuasse a ‘vivere’ nel sito espositivo ospitando ricercatori, università e innovazione. Una ‘benedizione’ del progetto per il dopo Expo che coinvolge la Statale, intenzionata a creare lì una nuova città studi, e Confindustria che pensa a un polo dell’innovazione. (ANSA)