Foto prelevata da gruppo Facebook
L’udienza a Salvatore Parolisi si è conclusa nel primo pomeriggio, mentre si attende l’esito e la decisione del Tribunale del Riesame dell’Aquila diamo una lettura attenta alle carte depositate dai legali in sua difesa.
Scrivono i legali: “L’esito di tali indagini, ancora in fieri (e molto ancora v’è da fare!), ha portato alla costruzione di un impianto accusatorio debole, macchinoso, chetrae fondamento non dalle risultanze investigative, ma da personali
ricostruzioni cui si perviene non attraverso l’ausilio della logica o del ragionamento inferenziale, ma plasmando i dati, piegandoli, selezionandoli, valorizzando soltanto quelli più idonei a dar conferma all’assunto iniziale, che muove sempre e comunque dalla colpevolezza di Salvatore Parolisi.” I legali insistono nella tesi che poco sia stato fatto nel voler indagare sulla probabile esistenza di altri killer. Tutta l’inchiesta pare essere ricca di errori metodologici, procedurali e valutativi,che a detta degli scriventi, hanno caratterizzato questa prima fase del procedimento. L’accusa basa molto del suo impiato sulla telefonata fatta dal caporamaggiore Parolisi al 112 :”ci si è domandati addirittura la ragione per la quale il marito non abbia chiamato direttamente, ma abbia fatto parlare con l’operatore un
terzo soggetto (Flammini Giovanna), salvo poi comprendere che ciò è avvenuto perché non era in grado di indicare con precisione la zona d’interesse (cfr. S.I.T. Alesi Diana e Flammini Giovanna del 23.04.2011 – All. 1).” Si legge anche: “E’ apparso sospetto anche il fatto che l’indagato abbia tentato di chiamare la moglie dopo un apprezzabile lasso di tempo, salvo poi sospettare anche in ordine alla sua preoccupazione manifestata nei primissimi momenti della scomparsa,
ritenuta eccessiva (“ruttava” in continuazione, sbatteva i pugni sul bancone del bar, piangeva, si disperava), per poi guardare con sospetto anche l’asserito atteggiamento tranquillo assunto dal medesimo nei giorni a venire” L’accusa poi dubita su ogni momento e movimento dell’accusato. L’inchiesta secondo i legali sarebbe degna di un giornale di gossip (la relazione extraconiugale del Parolisi con la Perrone) piuttosto che a degli investigatori delle forze dell’ordine. Nonostante l’inchiesta abbia dal primo momento avuto un modalità operativa quasi “sospetto centrica” a discolpa del Parolisi vengono citate l’oramai nota fotografia ma anche le deposizioni di un teste, “il proprietario del chiosco Ranelli Alfredo, aveva riferito con sicurezza di aver visto un uomo vestito con pantaloncini corti e maglietta ed una donna – rispondenti alle descrizioni di Salvatore Parolisi e Carmela Rea – mentre giocavano con una bimbo/bimba nei pressi delle altalene.” Si conferma per altro la teoria espressa più volte dal PArolisi in merito al percorso che Melania Rea avrebbe compiuto per allontanarsi, cosa che anche i cani da fiuto hanno rilevato, mentre è il fratello della donna, Michele Rea a indirizzare il movente verso l’infedeltà coniugale.Intere parti del documento, reperibile online, dimostrano quanto sia stato fatto per spostare il delitto in mero ambito familiare. E poi ecco che gli avvocati parlano di una sorta di probabile indagine svolta in ambito fai date da amici e familiari della giovane Melania. Gli avvocati dopo aver lungamente analizzato le cause che avrebbero portato al sospetto su Parolisi passano poi a descrivere nei dettagli le prove raccolte a discolpa dell’accusato.
Alfredo Ranelli, il teste di cui sopra,ha dichiarato. “dopo circa 15 minuti vedeva nel parco giochi una coppia con un bambino; c) che verso le 15.30 si fermava davanti al chiosco un’autovettura con a bordo un uomo, che
riconosceva in quello che aveva notato poco prima nel suddetto parco giochi, che gli chiedeva se avesse visto una donna; dalla visione dei filmati delle telecamere a circuito chiuso, collega la visione della scena de qua al momento
in cui esce dal chiosco…..Dopodiché, dopo un’ora e mezzo circa, il signore sopra citato tornava nuovamente al mio bar in compagnia d un altro uomo che indossava una divisa, credo, della Polizia Penitenziaria. In quel momento ho avuto
conferma che si trattava proprio dell’uomo che avevo notato al parco qualche ora prima perché indossava appunto i pantaloncini corti. Lo stesso piangeva ed era disperato tant’è che mi chiedeva un bicchiere d’acqua.” Anche l’esame autoptico sul cadavere di Melania sembra essere confuso e, secondo quel che scrivono i legali, persino il contenuto dello stomaco sarebbe cambiato a distanza di due giorni, nel testo vengono citati elementi fondati tratti dagli stessi esami compiuti sul corpo della donna. Svelato il mistero dei peli che erano presenti e lo sono ancora ben chiari nella relazione del medico legale, e, Parolisi si è prestato all’analisi del DNA “L’interpretazione dei profili genetici riportati nella relazione del prof.Tagliabracci consente di rilevare, per molti reperti, la presenza di DNA estraneo
sia alla vittima che a Salvatore Parolisi. Per semplicità viene riportata una tabella riassuntiva dei profili ed evidenziati gli alleli rilevati diversi dalla vittima e da Salvatore Parolisi.”
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