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Ecco perché il “caso Lautsi” è stato un dono al cristianesimo

Creato il 26 marzo 2012 da Uccronline

Ecco perché il “caso Lautsi” è stato un dono al cristianesimoA distanza da un anno dalla sentenza definitiva, il caso Lautsi contro Italia, più noto come il caso del crocifisso, ha una grande importanza, non semplicemente dal punto di vista politico e giuridico, ma anche religioso. Ne ha parlato Grégor Puppinck, Direttore del Centro europeo per la legge e la giustizia, affermando che «mai nella storia della Corte e del Consiglio d’Europa un caso aveva suscitato così tanta attenzione e dibattito pubblico». In un percorso senza precedenti, infatti, «ventuno Stati membri della Convenzione europea dei diritti dell`uomo si sono uniti all`Italia per riaffermare la legittimità della presenza del cristianesimo nella società e nell’identità europee. E la Corte lo ha confermato, riconoscendo – in sostanza – che nei Paesi a tradizione cristiana, il cristianesimo possiede una legittimità sociale specifica che lo distingue dalle altre credenze filosofiche e religiose».

Ma quali conseguenze a questa approvazione? Secondo l’esperto, «la Corte sembra cominciare a dare prova di un certo riserbo giudiziario nei casi moralmente sensibili. Mentre la Corte era diventata uno dei terreni favoriti dell`attivismo “ideologico ultraliberale”, soprattutto in materia di bioetica e di sessualità, sembra ora riscoprire che i valori etici e morali sottesi in ogni società meritano rispetto». Questo lo si è potuto sperimentare anche nel recente pronunciamento della Corte di Strasburgo (cfr. Ultimissima 23/03/12), e in tanti altri casi, citati anche da Puppinck.

Il caso Lautsi, sollevato da aree ateo-fondamentaliste italiane è stato un clamoroso autogol. Non solo perché per reazione i crocifissi nelle scuole sono triplicati, venendo appesi anche laddove prima non c’erano, ma «ha avuto anche conseguenze importanti sui dibattiti nazionali relativi alla presenza dei simboli religiosi in scuole, ospedali o parlamenti. Questi dibattiti durano da anni, per esempio in Austria, in Svizzera, in Spagna, in Romania e – fuori dall`Europa – in Québec. La Corte costituzionale d’Austria, come anche quella del Perù, ha giudicato la presenza del crocifisso nelle aule e nei tribunali conforme alla Costituzione. Queste decisioni sono state prese quasi in contemporanea con la sentenza Lautsi». In Svizzera, ha continuato a ricordare il giurista europeo, «il Consiglio di Stato ha respinto il 22 giugno 2011 un ricorso che mirava a interdire l`esposizione del crocifisso nei corridoi di una scuola del Canton Ticino».

In definitiva, un caso nato per eliminare la presenza cristiana dallo spazio pubblico ha «avuto, e ha, una profonda portata unificatrice tra i diversi popoli europei. L’esplicito appoggio all’Italia di ben 21 Paesi testimonia che il cristianesimo resta nel cuore dell’unità europea. E a proposito di unità, il caso Lautsi è stato anche un’occasione di ulteriore riavvicinamento tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse e ha dimostrato che la proficua collaborazione – di cui esse si sono reciprocamente rallegrate permette loro di riguadagnare una più forte, profonda e legittima influenza sui dibattiti e sugli orientamenti della politica europea. E proprio in questo senso il caso del crocifisso potrà avere le conseguenze più significative e a lungo termine». Ricordiamo che UCCR ha creato un dossier specifico per il “caso Lautsi”.


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