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Ecco perché Paola Taverna e il M5S vorrebbero mandare Matteo Renzi “a lavurar”

Creato il 25 febbraio 2014 da Catreporter79

Scrive la senatrice pentastellata Paola Taverna sul suo spazio FB:

“Ma vergognati, non hai mai fatto un c…o nella vita e vieni qui a parlarci di scuola pubblica, di cittadini, di attrarre investimenti e che il paese è al tracollo. Ma te che c…o hai fatto fino ad oggi ed ancora non hai detto che farai. Renzi #mavafffffffffff”

Il post, apparentemente uno sfogo “naïf” libero da qualsiasi pretesa politica, è in realtà un piccolo saggio di comunicazione populista e, di conseguenza, uno strumento per la lettura dei codici e dei ritualismi propagandistici di forze quali il M5S.

Taverna pone l’accento sul fatto che Renzi (come del resto Grillo) non provenga dal mondo del lavoro, e lo fa in modo forte, diretto, usando il linguaggio dell’ “everyman” (uomo della strada) mediante il ricorso alla parolaccia e ad uno stile informale e scomposto. Popolare, per l’appunto. Il risultato cui mira (consapevolmente) Taverna è e sarà pertanto duplice: da un lato, confezionare un’immagine respingente del nuovo Premier, cercando di farlo apparire come un parassita della politica, un privilegiato che impone ad altri scelte e sacrifici che lui non ha mai dovuto subire, dall’altro, la senatrice a cinque stelle cerca la connessione e l’aggancio con il ventre dell’elettorato, seguendo le stesse liturgie comportamentali dell’uomo qualunque.

Strategia utilizzata nella storia più recente da Berlusconi e dalla Lega Nord e, prima ancora, da qualsiasi forza a carattere populistico-demagogico (PNF, UQ, Partito dei Contadini d’Italia , IDV, ecc), si conferma come un “evergreen” dell’ autopromozione.



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