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Echinacea, tutte le proprietà di una pianta straordinaria

Creato il 11 luglio 2012 da Informasalus @informasalus

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Echinacea, tutte le proprietà di una pianta straordinaria

È quasi impossibile dedurre da quanto tempo gli indiani facessero uso di echinacea, dato che la storia della medicina presenta moltissime lacune. E da quando ci si è ricordati dell’antica medicina popolare, c’è nell’aria il contrasto con la scienza, fra naturopati e medici classici. Le conoscenze dei vecchi, dei popoli primitivi, delle donne e degli sciamani non venivano prese sul serio. Per molto tempo nessuno ha registrato i loro successi e le loro esperienze.
L’impiego della rudbeckia nei metodi terapeutici delle squaw e degli stregoni è documentato presso sedici tribù indiane, ciascuna delle quali, tra l’altro, ha inventato e usato un nome diverso per l’echinacea. Gli indiani traevano vantaggio dalle seguenti proprietà: analgesica, immunostimolante, antinfiammatoria, antitossica, cicatrizzante, riducente la flatulenza, antispastica, decongestionante a livello ghiandolare, dissetante e utile nella terapia del cancro. Quest’ultima proprietà non è una favola, bensì la base di un metodo curativo registrato in una documentazione di oltre cento casi trattati da diversi stregoni indiani, uomini e donne, su cui ha fatto rapporto il National Cancer Institute (Istituto Nazionale del Cancro) americano.
Nel XIX secolo anche i bianchi fecero sempre più la conoscenza dell’echinacea. In particolare un gruppo di medici classici che si definivano eclettici (sceglievano cioè dalle teorie esistenti) si resero benemeriti nella diffusione di questa pianta. Al contrario dei loro colleghi, questi medici registrarono fra i loro metodi terapeutici anche il sapere curativo già esistente e compilarono un catalogo di rimedi eclettici, in cui inserirono anche l’echinacea. Intorno al 1850 in America l’echinacea era già un bestseller fra i farmaci.
Nel XIX secolo non esistevano ancora i colossi farmaceutici che dominano il mondo medico e che decidono quali farmaci devono uscire sul mercato e quali no (e spesso non in base alle esigenze dei pazienti, ma ai loro interessi economici). Medici e farmacisti (e purtroppo non solo loro) mescolavano ogni genere di sostanza e le offrivano poi come rimedi miracolosi. Non tutti i pazienti sopravvivevano a questi preparati, per molti non servivano a niente – e qualche volta tuttavia capitava che un tipo di “panacea” dimostrasse il suo effetto a diversi livelli. L’echinacea era uno di questi.
Un tedesco di nome H.C.F. Meyer, emigrato in America, dove esercitava la professione medica, è il vero padre dell’echinacea nella medicina. Fu il primo ad ottenere un succo dalla rudbeckia (mischiato a luppolo e ad estratti di assenzio) e a prescriverlo ai suoi pazienti per le più svariate malattie. Per molti anni i suoi affari con l’efficace succo andarono bene. Poi però il medico volle saperne di più sul liquido che metteva in commercio col nome di “depurativo del sangue Meyer” e che riscuoteva così tanto successo. E naturalmente era anche allettato dall’idea di smerciare la medicina in ambiti più vasti e di ampliare i suoi affari. Ma il medico commise un errore fatale.

Voleva far verificare in laboratorio l’echinacea e fu abbastanza accorto da recarsi da un avvocato per assicurarsi prima di consegnare la sua pianta officinale a degli estranei. Dietro elevato compenso l’avvocato si dichiarò disposto a collaborare e di lì a poco gli comunicò di aver depositato domanda di brevetto per la mistura. Il dottor Meyer ricevette persino un attestato. Purtroppo il medico era finito in mano ad un azzeccagarbugli: negli USA infatti a quei tempi non si poteva far brevettare i farmaci, e l’attestato era solo cartaccia.
L’elisir del dottore del Nebraska finì nel laboratorio dei fratelli Lloyd di Cincinnati (Ohio). Questi lo analizzarono, lo classificarono come Echinacea angustifolia e si entusiasmarono per la varietà dei suoi effetti. Un’occhiata al “brevetto” del mittente fece capire ai fratelli che stavano per fare l’affare della loro vita: potevano infatti vendere l’echinacea senza dover pagare neppure un centesimo al suo scopritore. Ed è appunto ciò che fecero con un successo straordinario.
La rudbeckia arrivò in Europa sul finire del XVIII secolo come pianta ornamentale di cui parecchi trattati vantavano la bellezza dei fiori. All’epoca non si attribuivano virtù terapeutiche all’echinacea, come del resto neppure alle altre piante da giardino.
Quando poi, agli inizi del XX secolo, l’echinacea prese anche in Europa a servire sempre più per scopi medici, la pianta fu usata soprattutto sotto forma di tintura madre in omeopatia (v. “L’echinacea in omeopatia”). Per questo l’esportazione europea era relativamente limitata, mentre in America veniva effettuato uno sfruttamento selvaggio nei confronti della natura. Chi commercializzava la rudbeckia aveva infatti ben presto scoperto che anche le radici dell’echinacea contenevano moltissimi principi attivi. Così, ovunque crescesse l’echinacea si raccoglievano non solo i fiori, ma le piante intere. Ma se si strappano le radici non ricrescerà più nulla.
Negli anni Venti cominciò anche in Europa il corteo trionfale del succo di echinacea, e negli anni Trenta successe quel che doveva succedere: improvvisamente la rudbeckia americana cessò di essere disponibile.
In Germania il medico Gerhard Madaus fu il primo ad avere già negli anni Venti l’idea di procurarsi le piante in America per tentare di coltivarle nel proprio paese. All’epoca non si inviavano ancora fax o e-mail, ci si imbarcava sulla nave per l’America e si andava a trovare i produttori – in questo caso i fratelli Lloyd. Madaus avrebbe preferito portarsi direttamente le piante oltre oceano, ma le cose non andarono così velocemente. Le piante gli furono spedite in seguito. Quelli che arrivarono non erano però i semi di rudbeckia dalle foglie strette (Echinacea angustifolia), bensì di Echinacea purpurea, la rudbeckia color porpora. La sua coltivazione funzionò perfettamente e così Madaus lanciò il primo succo di echinacea coltivata e prodotta in Germania. Era il 1938.
La prova che questa pianta possedeva delle efficaci virtù terapeutiche fu fornita dallo stesso Madaus grazie a parecchi anni di impegnative ricerche. Nel frattempo è la sua ditta, con il nome commerciale Echinacin®, a far furore. Produce gocce, capsule, tisane solubili e unguenti dal succo quasi puro (gli si aggiunge solo alcool o Paraben, un conservante) dell’Echinacea purpurea.
Il vantaggio della coltivazione nel proprio paese è la garanzia di una qualità particolare: pesticidi, erbicidi e fungicidi sono assolutamente vietati nella coltivazione farmaceutica. Dal momento che la qualità delle piante raccolte viene controllata scrupolosamente, il succo è di provata bontà.
L’albero genealogico rappresentato nella tabella seguente illustra la precisa origine biologica dell’echinacea.
Le componenti di questa radice
Una delle principali componenti dell’echinacea è l’echinacoside, un acido caffeico che appartiene allo stesso gruppo di sostanze dell’acido cicorico, anch’esso presente nella pianta. Entrambi hanno proprietà antivirali. L’echinacoside è addirittura attivo contro i batteri e i ricercatori lo classificano quindi fra gli antibiotici (pur avendo un effetto meno intenso). Questa componente tra l’altro stimola la salivazione, la sudorazione, la cicatrizzazione delle ferite, i vasi linfatici e la resistenza del sistema immunitario.
L’echinacea si compone inoltre di echinaceina, resina, oli essenziali, acidi grassi, amari, inulina, betaina, acidi fenici, saccarosio e altri zuccheri, fitosterine e amido composto. Gli oli essenziali, i flavonoidi e i vari acidi grassi insaturi (alchilamidi) hanno un ulteriore effetto sul sistema immunitario, gli acidi grassi funzionano altresì da antinfiammatori.
Esistono prove scientifiche dell’efficacia di questa o quella componente dell’echinacea; ciononostante i ricercatori non sono ancora riusciti a scoprire perché e come la rudbeckia agisce complessivamente nel corpo. È comunque certo che ciò abbia a che fare con la mescolanza delle sostanze contenute nella pianta. La ricerca dovrà ancora occuparsi dell’echinacea, dato che una cosa è scientificamente indiscussa: la sua efficacia come immunostimolante del sistema immunitario corporeo.
Estratto da "Echinacea, la straordinaria pianta che cura le infezioni, le malattie respiratorie e i più comuni disturbi"



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