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Ecomafie, si riduce il fatturato

Creato il 14 giugno 2014 da Makinsud

Sono stati resi noti i dati del rapporto Ecomafie 2014, il dossier di Legambiente che monitora e denuncia i crimini ambientali, dedicato quest’anno alla memoria di Ilaria Alpi e Milan Hovratin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, scomparso per la malattia contratta a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti tra Campania e Lazio. Nel 2013 si è registrato un calo del fatturato illegale per le associazioni criminali nel campo delle ecomafie, avendo anche una diminuzione del numero di infrazioni e di sequestri. Il business dell’ ecomafie che nel 2012 si attestava sui 16 miliardi di euro, nel 2013 sfiora i 15 miliardi di euro, a causa del calo degli investimenti a rischio, poiché diminuendo la spesa pubblica sono diminuite i guadagni per le organizzazioni criminali. In calo anche le infrazioni rispetto al 2012, -14%, ed i sequestri, 7.764 nel 2013 e 8.286 nel 2012, ma aumentano le denunce, 28.360 rispetto a 28.132 dell’anno precedente, mentre rimane stabile il numero degli arresti che si attesta su 160.

Ecomafie

Nel dossier Ecomafie 2014 risalta il fatto che il 47% dei reati ambientali sia avvenuto in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove si registra anche il record di persone denunciate (4.072) degli arrestati (51) e dei sequestri (1.339). a livello provinciale la prima città è Napoli, seguita da Roma, Salerno, Reggio Calabria e Bari. Si sono registrate 29.274 infrazioni nel 2013, più di 80 al giorno e più di 3 all’ora.

Tali reati hanno riguardato il settore agroalimentare (il 25% del totale, con 9.540 reati), la fauna con il 22%, i rifiuti con il 15% ed il ciclo del cemento con il 14%. Mentre rimangono invariati, rispetto all’anno precedente, i reati dei rifiuti speciali, con un fatturato pari a 3,1 miliardi di euro.

Il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nel presentare il rapporto Ecomafie 2014 ha affermato che: “Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati. E gli inquinatori festeggiano. Perché senza l’approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all’ambiente continueranno a farla franca”.


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