Credo di avere scoperto da dove arriva la diffidenza di certi autori emergenti nei confronti della figura dell’editor. Per quale motivo quando qualcuno suggerisce un po’ di editing, costoro dicano: “Giammai! Non lo posso permettere!”. E allora noi crolliamo il capo e ci diciamo che non hanno capito niente della letteratura. Il punto è che costoro, senza saperlo (perché probabilmente leggono poco o niente), sono sulla stessa lunghezza d’onda di un celebre scrittore russo.
Giù le mani!
“Non permettere che qualcun altro accorci o modifichi i tuoi racconti”.
Lo scriveva Anton Čechov, mica uno sprovveduto autore che si pubblica su Amazon con la prima copertina che ha sottomano. Ebbene sì, Čechov. E adesso che si fa?
Be’, non è che un autore non dica sciocchezze. Dostoevskij ne diceva in discreto numero, perché non dovrebbe scriverle pure Čechov?
Però facciamo attenzione a questo fantastico giochetto dell’estrapolazione. È uno dei grandi successi di questi ultimi tempi, soprattutto su Facebook e Twitter. Si piglia qualcosa da chissà dove (anche perché altri hanno già fatto questo lavoro per noi), e il gioco è fatto. Ho dimostrato che gli editor sono inutili e dannosi. Che diavolo! Non parla mica uno stupido!
Quando si estrapola, il contesto va a farsi benedire, però. E questo non si nota perché potrebbe rovinare il nostro piano.
Čechov infatti affermava questo mentre scriveva al fratello; ma dichiarava altresì che era indispensabile riscrivere anche 5 volte il medesimo racconto.
“Quanto più sarai breve, tanto più sovente ti pubblicheranno”.