Ormai ci siamo abituati, l’Italia è il paese dei controsensi e delle mode da seguire e purtroppo il mondo del calcio non è esente da tale schema. Ecco quindi che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più la moda del ”punire gli insulti razzisti” allo stadio. Si, insulti razzisti, come ad esempio il ”buu” ad un calciatore di colore, o l’offendere un avversario apostrofandolo con parole tipo ”ebreo”, che poi insulto in realtà non è, ma vallo a spiegare a questi scienziati. Da questa stagione si è aggiunta la punizione per chi inneggia cori o espone striscioni contro Napoli e i propri abitanti. Quindi ricapitolando, guai a offendere un napoletano, un ebreo e uno di colore, pena la chiusura della curva e forti ammende per le società. E per tutti gli altri? Cosa accade se si fanno cori contro la città di Milano o di Palermo? Cosa succede se invece di gridare ”ebreo” ad un giocatore lo si apostrofa con ” francese/tedesco/spagnolo (insomma nazionalità a piacere) di m***a”? Naturalmente niente. O ancora, se putacaso si gridasse al ”cattolico”, questo aggettivo verrebbe ritenuto offensivo? Assolutamente no.
E allora, eccoci di fronte all’ennesimo esempio di incoerenza ed ipocrisia tipica italiana, con insulti divisi anch’essi in categorie, ovvero quelli di Serie A (guai a chi prova a pronunciarli, non sia mai!) e quelli di Serie B, ovvero quegli insulti che si possono dire, essendo ritenuta semplice goliardia.
Peccato però che in questo modo si dimostra tutta l’ottusità di un paese fatto di benpensanti e falsi moralisti. Perché al primo coro contro Napoli si alzano subito le voci indignate di moralizzatori usciti non si sa da dove, mentre se si offende un’altra città nessuno dice niente? Non è forse questa una chiara discriminazione territoriale? Direi proprio di si. Leassociazioni ebraiche che insorgono appena sentono apostrofare un calciatore col termine ”ebreo” non sono forse le prime a intendere quella parola come dispregiativa?
Siamo seri, ormai quello raggiunto è un paradosso. Il paradosso di poter andare in giro per strada e insultare chiunque ci passi accanto o ci superi con la macchina ed esser convinti di non aver fatto nulla di sbagliato, oppure vedere membri del nostro Parlamento prendersi a parolacce, insulti, sputi e calci e far finta di niente, mentre se ci si offende o ci si manda a quel paese dentro uno stadio essere pronti alla levata di scudi scandalizzati per tale comportamento cosi becero e incivile.
Ipocrisia, questo è il termine adatto per descrivere il movimento di pensiero che si sta diffondendo per moda nel nostro paese. Perché i primi a dare risalto e a ”creare” ad arte la notizia solo per ottenere visibilità sono appunto tutti questi falsi moralizzatori. Da quando esiste il calcio, anzi da quando esiste il mondo, in ogni ambito ci sono sempre state rivalità le quali, finché non sfociano in fatti pericolosi e di criminalità, è anche giusto che esistano. Sembra che alcune categorie vengano offese solo ora, mentre prima andava tutto bene e quando ci si incontrava ci si scambiava complimenti. Ma per favore, facciamo i seri: da sempre lo stadio, come molti altri luoghi, è stato teatro di cori poco cortesi verso gli avversari e questo fatto, naturalmente quando a ciò non si unisce una stupida violenza, non può essere perseguibile dalla legge (nemmeno quella sportiva), altrimenti seguendo questo ragionamento da domani bisognerebbe chiudere per punizione anche il Parlamento e le strade adibite al traffico… e attenzione a non offendere qualcuno dentro casa vostra, altrimenti potrebbero chiedervi di andare ad abitare da un’altra parte per una giornata intera. Ma fateci il piacere…