In questi anni di vacche magre e Amauri grassi, ho spesso pensato che i dirigenti della Juve si intendessero di calcio come io mi intendo di cricket. Vedevo gli allenatori cambiare e portare a casa risultati sempre peggiori, vedevo arrivare giocatori improponibili come Poulsen e partire belle speranze come Criscito e Giovinco. Secco, Marotta, ma che cazzo fate, mi dicevo. Guardavo il Genoa di Gasperini – bello, divertente, un po’ ballerino ma certo non più della Juve di Del Neri – e pensavo: ma Gasperini era nostro, non si può chiamare lui? C’ha la difesa a tre, mi si opponeva. Meglio, pensavo io, così uno tra Grygera Chiellini Cannavaro (e poi Bonucci) e Grosso starà fuori per forza. Il Genoa di Gasperini coi vari Criscito e Palladino (e pure Sculli) sembrava un affronto troppo duro da mandare giù. Pensavo, riprendete Gasperini e tutti quegli ex Primavera della Juve (allenati allora proprio da Gasperini) che avete mandato in giro per la Serie A a far belle le altre squadre. Vendi Criscito e prendi Grosso, mandi via Ariaudo e prendi Rinaudo il rotto. Che senso ha? Che senso ha Melo? Che senso ha Ferrara?
Questo pensavo. E anche che Secco fosse una pippa, pensavo, e che Marotta non fosse quello della Samp ma il suo gemello idiota.
E invece ora ho capito tutto. Ora che Gasperini è all’Inter ho capito che c’era una strategia, che non potevamo prenderlo noi Gasperini, perché per lui avevano in mente un disegno più grande, una missione da sporca dozzina, da Navy Seals. Gasperini era progettato per infiltrarsi fra i nemici ed eroderne la forza dall’interno. Gasperini è il nostro uomo ad Appiano. Ha una missione, distruggere l’Inter. E’ l’allenatore kamikaze, immolerà la sua carriera per noi. Grazie Gasp, non ti dimenticheremo, accenderemo una stella per te.
Mr Montag