Il Cavaliere, con il quale la storia sarà meno ingenerosa della cronaca, è anche uomo d'azienda. Sa valutare il momento in cui è necessario mettersi da parte per salvare la sua creatura, il partito e le future sorti del centrodestra italiano. Ma prima ancora viene il Paese. Una volta tanto.Tale carezza sulla crapa berlusconiana è mal riposta: quando mai, infatti, Berlusconi ha dato prova di “saper valutare il momento in cui” sarebbe “necessario mettersi da parte”? Mai. Mai nella sua vita Berlusconi s'è messo da parte. È sempre stato nel mezzo a rompere i coglioni alla storia, e siamo in molti qui in Italia ad aspettare quel momento in cui Berlusconi sarà passato definitivamente alla storia, soprattutto per vedere chi avrà il coraggio di essere con lui generoso storicamente (volevo dire: intellettualmente).
Certo l'Italia, o meglio, una parte di essa riesce ancora a farsi strada e a tenere a galla sto Paese. Ne dà prova il saldo attivo delle esportazioni. E qui prendiamo De Bortoli per il bavero (amichevolmente) perché faccia lui, al posto nostro, questa domanda: per quanto hanno inciso l'azienda berlusconiana e il governo in tale conto? La sparo a occhio: pressoché zero. Cosa cazzo vuoi che esporti Mediaset infatti? Mediaset (a parte qualche partecipata spagnola) non esporta un fico secco, forse qualche film o sceneggiato con la Medusa (e sai che i film italiani incassano parecchio all'estero, pensiamo all'ultima tragedia di Tornatore). La Mondadori, forse, è messa meglio: nel suo portafoglio esistono valori esportabili. Ma poi che cosa? E il governo? Siamo sicuri: nessuna ditta italiana, nemmeno quella in cui i titolari sono sfegatati berlusconianleghisti, ha il coraggio di porre sui loro pallets la faccia del nostro caro leader; e alle varie fiere campionarie sparse per il mondo, negli stands italiani non sventola certo la bandiera del governo del fare.