Gli Oscar sono ormai andati, i dadi tratti e hai già le tue lacune istituzionali da riempire per il 2012. Ma il mondo del cinema non si ferma mai e sei già lì che guardi le locandine dei prossimi film. Tra questi, ultimamente ce n’è uno che di copertine di riviste, giornali e programmi ne ha riempiti un po’: il nuovo film di Gabriele Salvatores, Educazione Siberiana, tratto dal famoso libro di Nicolai Lilin.
Premesso: non ho letto il libro suddetto – che comunque pare sia meritevole.
Attirata forse da questa premessa, perché spesso vedo film tratti da libri, e se mi piacciono, leggo il libro da cui è tratto il film, sono andata al cinema piena di speranze. Me tapina, questa bell’operazione di lettura al contrario non succederà per Educazione Siberiana, con sommo dispiacere per il libro di Nicolai Lilin, che sono ancora abbastanza sicura sia bellissimo – per motivi che ignoro, però.
Ma il film di Gabriele Salvatores! Riducendo, direi che è un brutto film dolceamaro e moraleggiante per ragazzini – tolto il noncertogiovane John Malkovich, che, non per niente, si vede per qualche scena nel film (al riguardo, mi viene davvero molto da ridere se ripenso a quanto la stampa italiana avesse strapaparazzato la partecipazione dell’antidivo hollywoodiano al film, il cui nome compare anche in locandina. Peccato che lui, nel film appare solo per qualche breve scena. Ottima trovata commerciale, però, eh!).
Di materia ce n’era, sicuramente, e tanta: la mafia russa deportata, il comunismo, le regole di una delle più crudeli organizzazioni criminali, l’amore, la gioventù e l’amicizia. Il problema del film di Salvatores non è quindi il contenuto del film ma il “come” questo contenuto è mostrato. Perché, sebbene questo sia un film sul passaggio dall’età infantile a quella adulta (una “educazione”, per l’appunto), la storia viene trattata come se fosse una versione più dura di un blockbuster adolescenziale, con inquadrature ad effetto, improvvisi salti temporali, barbara recitazione dei giovanissimi attori, e una colonna sonora quasi sempre fuori tempo. Come se l’amore, la morte, il rispetto della tradizione, il tradimento, fossero robe così, che puoi spiegare con qualche fucile, un po’ di uomini tatuati e delle frasi scioccanti.
E no, Salvatores, mi dispiace. Io non ho paura di dirti che non va bene, che mi sembra che il film sia stato girato grossolanamente, di fretta o senza un indirizzo, Siberia a parte. Mi chiedo dove siano finiti i bei tempi andati, per Salvatores e noi tutti, in cui i film che si presupponeva essere belli, con una buona trama – tratti addirittura un best seller!- e un buon regista – girati addirittura da uno che ha vinto premi oscar!- fossero delle sicure certezze per i soldi del biglietto. Mala tempora currunt.
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