Due parole su Edwin, che sarà il mio Virgilio nell’inferno del Kivu. Edwin è un cognato acquisito, nel senso che nel 1998 ha sposato una delle 9 sorelle di mia moglie. Appartiene alla generazione di Rwandesi nati in Uganda durante l’esilio, si è laureato in negli USA con una borsa di studio e a partire dal 1991 ha combattuto nelle file dell’APR per liberare il Rwanda. A quell’epoca non ci siamo incontrati, peró ha conosciuto mio cognato Médard, fratello di mia moglie e addetto stampa del FPR, morto proprio l’ultimo giorno di guerra. E’ questo che ci lega: entrambi abbiamo conosciuto, ammirato e amato Médard.
Il matrimonio fra il bel liberatore (assomiglia a Denzel Washington) e la bellissima Rwandese (Louise, che in famiglia chiamiamo Zaïroise, fa scomparire perfino Sonia Rolland), è stato l’evento del secolo. Io non c’ero, ma ho visto le foto e i video. E’ stato un matrimonio all’americana con tende in giardino, lunghi tavoli, catering, paggi, damigelle d’onore, bambine che spargono fiori, uniformi di gala, donne vestite di rosa con larghi cappelli, tutto il repertorio. Dev’essere costato una barca di soldi. Dopo la cerimonia, pensate un po’, gli sposi felici sono volati a Nizza dove hanno passato la luna di miele nella mia casa. Probabilmente è là che è stata concepita la piccola Sheba.
Ma i soldi non bastano per fare un buon matrimonio. Come si dice ne « Les Feuilles Mortes », la vie sépare. Il buon Edwin aveva fatto i conti senza l’ambizione di Zaïroise che non si sognava nemmeno di fare la massaia e aspettare che il marito tornasse dai suoi lunghi soggiorni nel Kivu (guarda caso). Mentre Edwin veniva promosso luogotenente, Louise partiva per l’Olanda con la piccola Sheba. Là si procurava una borsa di studio, imparava il neerlandese e si laureava in marketing, promettendosi a una luminosa carriera. Attualmente è occupata a sbolognare pannelli solari dall’Equatore ai poli. Sembra che senta il marito soltanto al telefono, forse è per questo che non hanno fatto altri figli.
Da quello che vedo, sembra che Edwin non abbia bisogno di una moglie. Fa una vita completamente ascetica. La sue passioni sono le arti marziali, la meditazione e la lettura. Il mattino si fa un’ora buona di yoga, poi si esercita al karaté. Non beve, non fuma, mangia frugalmente. Se non fosse un libero pensatore, direi che è il più religioso dei miei cognati, compresi il vescovo e il predicatore . Invece continua la nobile tradizione dell’ateismo Tutsi nella linea di mwami Muzinga, cosí gli ho prestato The End of Faith di Sam Harris, un libro che raccomando a tutti voi. E’ anche appassionato di strategia militare e mi ha spiegato in ogni particolare la campagna di Paul Kagame con i suoi 10.000 uomini per sbaragliare i 50.000 delle FAR e i francesi. Ve ne parleró un’altra volta, adesso partiamo per Rutshuru.
Dragor