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Edwin Drood: il mistero risolto?

Creato il 12 gennaio 2011 da Fabry2010

Edwin Drood: il mistero risolto?Qualche mese fa lanciavo questo appello:

“Leggete questo romanzo, leggetelo e ditemi come finisce… Aiutatemi a risolvere il mistero più intrigante della storia della letteratura.
Il romanzo è stato lasciato incompleto da Dickens per il sopraggiungere della morte, ma la storia è così ben congegnata che quando pensiamo di esserci fatta un’idea della soluzione, subito dopo la scartiamo e ripartiamo…”

La prima risposta è questa che propongo di Giovanna Ciracì. Sarà questa la soluzione? Cosa ne pensano gli altri appassionati di Dickens?

The Mystery of Edwin Drood: l’enigma della letteratura inglese
di Giovanna Ciracì

Introduzione
Nell’aprile del 1870 i più importanti giornali londinesi accoglievano con entusiasmo la pubblicazione del primo numero di un nuovo romanzo a puntate (1) intitolato The Mystery of Edwin Drood e firmato da uno dei geni della letteratura inglese, Charles Dickens. Il romanzo in questione è incentrato, come il titolo lascia supporre, su un mistero: la scomparsa di un ragazzo, Edwin Drood, per l’appunto. A metà dell’elaborazione della storia, accade però qualcosa che segnerà il destino dell’autore e del suo ultimo libro: infatti, nella notte tra l’otto e il nove giugno 1870, Dickens muore improvvisamente lasciando incompiuto il romanzo, destinato così a essere consacrato come l’eterno enigma della letteratura inglese.

Molti sono gli interrogativi che la mancanza di una conclusione ha fatto sorgere e riguardano soprattutto il destino del ragazzo scomparso e l’identità del suo probabile assassino, se si vuole considerare un omicidio la scomparsa di Edwin. Il mistero della finzione si mescola con il mistero della realtà. Questo libro, a mio parere, sembra essere un libro maledetto: molte delle persone che hanno collaborato alla sua realizzazione sono stati colpiti da sventure. Infatti, prima di Dickens, il primo autore delle vignette che accompagnano il romanzo, Hablot Browne, subì una paralisi dopo aver iniziato il lavoro. Fu chiamato a sostituirlo Charles Alston Collins, che riuscì appena a completare la copertina del romanzo prima di ammalarsi gravemente.

Già all’indomani della scomparsa dell’autore, furono numerosi i tentativi di capire quale potesse essere il possibile finale del romanzo e tuttora questo interesse non è di certo svanito. L’ipotesi più accreditata è che Edwin sia morto ucciso dallo zio Jasper, rispettato maestro di coro di giorno e abituale fumatore d’oppio di notte. La maggior parte delle congetture che sono state fatte si basa sulla semplice lettura del romanzo, ma ciò non basta per arrivare alla soluzione del mistero. Per capire come Dickens volesse concludere la sua storia bisogna considerare, oltre ai possibili indizi reperibili dal testo, il contesto in cui questo è stato scritto, le immagini che appaiono sulla copertina del libro e che riassumono il racconto, gli appunti dell’autore riguardanti la stesura del romanzo e le testimonianze delle persone vicine a Dickens.

1. Testimonianze delle persone vicine a Dickens
Partendo proprio dalle testimonianze a noi giunte, sappiamo che Dickens rivelò al suo biografo John Foster che il romanzo doveva riguardare l’assassinio del nipote da parte dello zio; l’originalità della storia doveva consistere nella confessione finale dell’assassino come se il delitto fosse stato commesso da un’altra persona. Gli ultimi capitoli dovevano essere ambientati in prigione… l’assassino si sarebbe scoperto in seguito al ritrovamento di un anello, che avrebbe fatto risalire all’omicida e al posto in cui il cadavere sarebbe stato sepolto dopo essere stato cosparso di calce, alla quale il gioiello ritrovato avrebbe resistito. Rosa avrebbe sposato Tartar e Crisparkle la sorella di Landless, che sarebbe morto per aiutare Tartar a catturare l’assassino. (2)

Concordano con questa versione i due figli di Dickens, Kate e Charles junior. Mentre la prima afferma che il libro non deve essere considerato tanto un mistero poiché la fine è facilmente deducibile, il secondo invece dichiara che il padre stesso gli aveva rivelato il finale della sua opera, che coincide con quello esposto da Foster. A queste testimonianze se ne aggiunge un’altra altrettanto importante fatta dall’illustratore del romanzo, Luke Fields, il quale racconta che Dickens gli chiese espressamente di disegnare una sciarpa nera intorno al collo di Jasper, che sarebbe servita a questi per ammazzare Edwin: doveva essere quindi questa l’arma del delitto. Nonostante queste rivelazioni, i vari critici e studiosi non si sono totalmente convinti sul possibile finale della storia, soprattutto perché non ci sono chiare e evidenti prove che possano dimostrare l’autenticità di queste dichiarazioni; inoltre Dickens modificava spesso i progetti iniziali dei suoi romanzi.

2. Indizi reperibili dal testo del romanzo
Leggendo il romanzo sembrano esserci due colpevoli del misfatto: Neville e Jasper. Il primo si presenta come una persona abbastanza irascibile e aggressiva ed è teoricamente l’ultima persona ad aver visto Edwin prima della sua scomparsa. Tra i due, poi, non c’è una gran simpatia, anzi si scontrano spesso, a volte anche in maniera violenta. Il bastone che Neville usa per le sue passeggiate viene scambiato per l’arma del delitto e solo la mancanza del ritrovamento del corpo di Edwin lo salva, ma il suo alibi rimane debole.

Innumerevoli sono gli indizi che fanno sospettare di Jasper, indizi che forse leggendo una prima volta il romanzo possono sfuggire. La sera del litigio tra Edwin e Neville, Jasper sembra voler appianare la tensione tra i due. Offre loro da bere, ma prepara i bicchieri di vino ‘volgendo loro le spalle’ (3) e l’autore precisa che ‘la mescolatura sembra richiedere molto tempo’. Dopo aver bevuto, i due sembrano accendersi in volto per effetto del vino, mentre, tornando in canonica, Neville confesserà a Crisparkle che il vino lo ha stordito in modo strano e improvviso. È possibile che Jasper abbia messo qualcosa nel vino per far accendere gli animi dei due ragazzi e farli arrivare a uno scontro fisico? Avrebbe così il movente giusto per accusare Neville della scomparsa del nipote.

Un’occasione importante che fa aumentare i sospetti su Jasper è l’escursione che questi fa con Durdles durante una notte nel cimitero e nella Cattedrale della città che si trova vicino la sua abitazione. È in questa occasione che Jasper viene a sapere della pericolosità della calce viva che, come spiega Durdles, è talmente potente da poter ‘mangiarvi le ossa’. (4) È l’unico momento del libro in cui si accenna alla calce viva, che secondo Foster doveva servire a far scomparire il corpo di Edwin; Jasper pare molto interessato a essa.

Ad un certo punto, Durdles è vittima di una sonnolenza improvvisa che lo fa accasciare a terra; gli sembra di sognare di stare lì addormentato mentre il suo compagno si allontana e poi si avvicina, sente qualcosa che lo sfiora e qualcos’altro che gli cade dalla mano, poi un tintinnio e i passi di Jasper che si allontana lasciandolo solo per un po’ di tempo. Al risveglio si trova davanti il maestro del coro pronto a tornare a casa senza aver terminato il giro, mentre si accorge che la chiave della Cripta della Cattedrale di cui è custode gli è caduta a terra. Ma tutto ciò è stato davvero un sogno o nel dormiveglia ha sentito Jasper che gli toglieva la chiave e, chissà dopo quale operazione, ha rimesso al suo posto facendo sembrare che fosse caduta casualmente? Sappiamo che la fiasca, da cui bevono durante l’escursione sia Durdles che Jasper, era stata portata da questi, ma mentre il primo ingoia tranquillamente il contenuto della fiasca, il secondo ne beve un po’ per poi sputarlo. Perché Jasper ripete sistematicamente questa operazione ogni volta che beve dalla fiasca? È possibile che abbia messo della droga anche nel vino contenuto in tal recipiente per assicurasi che Durdles si addormentasse e poter rubare la chiave della Cripta, possibile luogo di sepoltura del cadavere di Edwin?

Jasper è presente nel momento in cui, prima di questa escursione, Sapsea consegna la chiave in questione a Durdles e, prendendola per un momento in mano, si accorge che è più pesante rispetto alle altre: è quindi in grado di riconoscerla mentre la ruba a Durdles. Non meno importante è il fatto che la casa di Jasper è ben collegata alla Cripta e al fiume dove vengono ritrovati gli oggetti d’oro di Edwin e tale zona è poco frequentata dai passanti per la presenza inquietante del cimitero. Significativa la frase ‘si potrebbe fantasticare che la marea della vita venga fermata dalla casa di John Jasper.’ (5) Perché poi Jasper si infuria così tanto quando scopre che Deputy, il monello vagabondo, li ha seguiti? Sembra che tema che il ragazzo possa aver visto qualcosa di compromettente per lui.

Sempre secondo Foster, la Cripta doveva essere il luogo della sepoltura del corpo della vittima, luogo che, il giorno dopo la scomparsa di Edwin, viene trovato come se fosse stato scalzato da qualcuno. (6) Veniamo poi a sapere, quando Edwin va dall’abituale gioielliere, che Jasper sa perfettamente che gli unici oggetti preziosi che il ragazzo è solito portare addosso sono solo un fermacravatta e un orologio, oggetti che verranno poi ritrovati nel fiume: può essere stato Jasper a gettarli dopo aver ucciso il nipote, lasciandogli addosso solo l’anello di cui ignora l’esistenza.

La donna dell’oppio rivela a Edwin di sapere che un ragazzo col nome di Ned è in pericolo perché qualcuno gli è avverso; l’unico a chiamare Edwin con quel nome è proprio Jasper: la donna può forse aver ascoltato le maledizioni di Jasper, in trance per gli effetti dell’oppio, nei confronti del nipote. (7)

Il maestro del coro poi, solitamente triste e sconsolato, la sera della scomparsa del nipote è insolitamente felice, tanto che il suo inconsueto stato d’animo viene notato da tutti: a cosa è dovuta tutta questa allegria? Egli la giustifica dicendo di aver trovato la medicina ai suoi mali fisici: ma è davvero così? Qual è realmente questa medicina? La vera cura ai dolori di Jasper potrebbe essere, più che un farmaco, la morte di Edwin, che egli ha progettato di provocare quella notte. È da notare come l’autore, poi, metta in risalto la sciarpa nera che secondo l’illustratore Fields doveva servire come arma del delitto: Jasper è l’unico a indossarla.

Tutto sembra essere contro Jasper, la sua colpevolezza è talmente lampante da sembrare scontata. Ogni suo gesto è poi giustificato da altre cause: è il vino che fa agitare gli animi di Edwin e Neville, è la tempesta che provoca danni alla Cripta, è l’effetto di un sogno il percepire strani movimenti di Durdles ed è una misteriosa medicina a fargli ritrovare la serenità.

3. Analisi della copertina del romanzo
La copertina che accompagna il romanzo non è passata inosservata a coloro che hanno cercato di risolvere l’enigma del libro, poiché rappresenta delle immagini che sintetizzano il racconto: per questo motivo può contenere indizi utili per la risoluzione del mistero. Poiché le immagini in questione non hanno un significato immediato, diverse sono state le interpretazioni di queste che aggiungono mistero al mistero.

Quelle a sinistra rappresentano più la prima parte del romanzo con i suoi elementi principali, mentre la parte a destra si riferisce più alla seconda parte della storia, quindi è più utile per lo scopo della nostra analisi. In particolare, l’immagine raffigurante tre uomini che salgono i gradini di una scala, rappresenterebbe il momento in cui viene scoperto il cadavere di Edwin. Come si può dedurre dalla descrizione che viene fatta nel testo, la scala in questione è quella a chiocciola della Vecchia Torre della Cattedrale contenente la Cripta dove Edwin può essere stato sepolto. Il primo personaggio è di giovane età, indossa abiti molto umili e perciò potrebbe trattarsi di Deputy. In questo contesto starebbe indicando, agli altri due uomini che l’accompagnano, il luogo in cui ha visto Jasper aggirarsi furtivo la notte della spedizione con Durdles; è l’unico che li ha spiati. Il secondo uomo potrebbe quindi essere Datchery, l’investigatore al quale Deputy fornisce utili informazioni riguardo i fatti accaduti. Infine l’ultimo uomo potrebbe essere Crisparkle, che appare timoroso come una persona che sta per addentrarsi in un luogo buio e sconosciuto. Giustificherò successivamente la sua presenza in tal contesto quando elaborerò la mia conclusione della storia.

Un’ulteriore immagine che potrebbe riferirsi al finale della storia è quella presente nella parte più bassa della copertina e raffigurante due uomini, di cui uno tiene tra le mani una lanterna dalla quale si sprigiona una luce molto intensa. Ritengo valida la teoria di molti critici secondo la quale l’uomo in questione sarebbe Jasper, ma non condivido affatto l’idea espressa da Andrew Lang, (8) secondo la quale l’altro personaggio sarebbe Edwin. Ciò che colpisce di tale immagine è il buio profondo illuminato dalla luce molto intensa della lanterna: l’oscurità del mistero è schiarita dalla luce della verità. Questo potrebbe essere il momento in cui Jasper viene smascherato da Datchery. Un particolare di notevole importanza è la postura che l’investigatore assume: l’uomo è diritto, con lo sguardo fisso sulla persona che ha davanti, avvolto da un lungo cappotto in cui nasconde la mano sinistra. Nella mano sembra racchiudere un qualcosa di prezioso, ma cosa esattamente? Potrebbe trattarsi del’anello che Datchery ha ritrovato e che alla fine usa per dimostrare il ritrovamento del corpo di Edwin.

Pochissimo rilievo è stato dato negli studi passati, alla figura centrale della copertina che racchiude il titolo dell’opera. Sotto di questo ci sono tre elementi a mio avviso davvero di fondamentale importanza. Si tratta di una chiave incrociata con un palo su un sacchetto. Questi oggetti sono solo menzionati nel testo e sembrano essere poco rilevanti: ma allora perché farli disegnare sulla copertina? La loro presenza confermerebbe la teoria della sepoltura del cadavere di Edwin gettato in una fossa scavata nella Cripta e cosparso di calce. La chiave sarebbe quella della Cripta, d’altronde negli appunti la parola ‘chiave’ (9) viene sottolineata spesso come per darle maggior risalto. La pala sarebbe il mezzo usato per scavare la fossa, mentre il sacchetto rappresenterebbe la calce con cui è stato cosparso il corpo per farlo sparire totalmente.

4. Contesto in cui è stato scritto il romanzo
Trovare ulteriori indizi nel testo è impresa abbastanza ardua e, in questo caso, il guaio è che Dickens ha perfettamente lasciato a metà il suo ultimo lavoro; se lo avesse lasciato incompiuto solo degli ultimi capitoli ci sarebbero stati a disposizione molti più indizi e sarebbe quindi risultato più semplice arrivare al finale.

Dickens ha spesso manifestato il suo intento di far durare il mistero fino alla fine della storia e di essere preoccupato di far intravedere il finale troppo presto. La chiave del mistero è capire realmente se Dickens fosse davvero in grado di scrivere un romanzo giallo o, non essendo uno scrittore specializzato in questo tipo di romanzo, aveva semplicemente provato a farlo senza riuscirci perfettamente. La sua costante preoccupazione di rivelare troppo anticipatamente la soluzione del mistero potrebbe indicare che lo stesso scrittore avesse timore di compiere errori tecnici nel creare un tipo di romanzo in cui si cimentava per la prima volta.

L’idea di intraprendere questa avventura letteraria nasce in Dickens dopo la pubblicazione del romanzo The Moonstone scritto dal caro amico Collins e considerato il primo romanzo giallo della letteratura inglese. Grande influenza ha avuto questo romanzo sul genio di Dickens,  che sembra riprenderne molti elementi nel suo Edwin Drood. (10)

La lettura di questa opera potrebbe aiutarci a capire meglio il percorso narrativo che Dickens voleva seguire nel suo romanzo. In particolare, a mio avviso, gli elementi ripresi da The Moonstone riguardano l’uso della droga e la doppia vita che il colpevole conduce; capire come questi elementi siano stati ‘copiati’ e riutilizzati da Dickens può aiutare a risolvere il mistero del suo libro. Infatti, nel romanzo di Collins abbiamo un colpevole inconsapevole, poiché è stato drogato al momento del furto, e un colpevole consapevole, che approfitta del furto avvenuto per mano altrui per pagare debiti accumulati in una sua vita segreta condotta senza destare alcun sospetto. Dickens può aver fatto confluire questi due elementi in un unico personaggio che commette il crimine sotto l’uso, questa volta volontario, della droga e che conduce parallelamente una doppia esistenza. La doppia personalità del protagonista è quindi generata proprio dall’uso della droga, che gli fa commettere azioni che in stato conscio non ricorda di aver compiuto. Dickens stesso spiega questo stato di incoscienza parlando di un altro personaggio del libro, Miss Twinkleton:

Come in alcuni stati di ebrietudine… coesistono due stati di coscienza che non si scontrano mai, ma ciascuno dei quali segue il proprio corso, come fosse continuo anziché interrotto (dunque, se io nascondo il mio orologio quando sono ubriaco, devo ritornare di nuovo ubriaco prima di ricordare dove si trova). (11)

D’altronde il tema del doppio, è centrale nel romanzo e interessa tutti i personaggi. (12) Quindi, può essere che Jasper, per ricordare quando e come ha ucciso Edwin, debba ritornare sotto l’effetto dell’oppio.

Considerando poi lo stile di Dickens, sappiamo, come i suoi precedenti romanzi testimoniano, che egli aveva l’abitudine di sbalordire il lettore facendo delle rivelazioni finali inaspettate riguardanti il passato dei protagonisti. (13) Si scoprivano così rapporti di parentela impensabili tra i personaggi della storia, spesso tra loro antagonisti; quindi c’è da domandarsi se Dickens non abbia voluto creare un colpo di scena anche nel suo giallo. D’altronde conosciamo il passato di ogni personaggio, tranne quello di Jasper, di cui si sa davvero poco: non si sa quale preciso rapporto di parentela con i genitori di Edwin lo abbia fatto diventare zio e tutore del ragazzo e da cosa esattamente derivi la sua frustrazione. Viene posta in rilievo la pochissima differenza di età tra Jasper e Edwin e che tra di loro, soprattutto per volere di Jasper, ‘zio e nipote sono parole proibite’. (14) Ma esiste davvero un legame di parentela tra i due? E qual è il motivo preciso per cui Jasper prova un odio, che a volte sembra invece amore, così profondo nei confronti di Edwin? La risposta a questi interrogativi si potrebbe trovare nel capire se nel passato di Jasper sia accaduto qualcosa che lo ha segnato tanto da farlo diventare così frustrato e ostile nei confronti del suo pupillo.

Analizzando gli appunti dell’autore riguardo la stesura del romanzo, numerose sono le frasi che aumentano i sospetti sulla colpevolezza di Jasper, come ad esempio ‘zio e nipote omicidio ancora lontano’ e ‘una notte con Durdles, prepara il terreno per il modo di uccidere’. (15) Sembrerebbero frasi in cui Dickens indirettamente rivelerebbe che la scomparsa di Edwin è in realtà un omicidio e le fasi attraverso le quali Jasper, l’assassino, lo organizza. Ma queste frasi potrebbero anche riguardare un espediente per attirare i sospetti su Jasper e allontanarli dal vero colpevole. Ma, oltre al maestro del coro, chi avrebbe potuto uccidere Edwin?

L’ipotesi che sia stato davvero Neville a far sparire Edwin è poco convincente: il ragazzo mi sembra più un ‘duro dal cuore tenero’, una persona che diventa aggressiva più per difendersi che per attaccare e Dickens lo fa apparire nella storia come il classico innocente che viene accusato ingiustamente, il giusto capro espiatorio su cui far ricadere la colpa del misfatto.

Gli altri personaggi mi sembrano che facciano più da contorno allo svolgersi degli eventi. Un protagonista della storia che potrebbe essere il perfetto colpevole, talmente insospettabile che nessuno riuscirebbe mai a incolparlo, come infatti è accaduto nei diversi studi e finali ipotizzati, è Grewgious. Il suo essere presentato come esempio di ‘integrità morale’ e il suo essere ligio al dovere viene spesso messo in risalto. Ma se ci pensiamo bene alcuni aspetti lo accomunano a Jasper: conduce una vita solitaria e monotona, soprattutto senza affetti, ed egli stesso si definisce come un uomo dalla triste esistenza. Anche lui ha provato le pene di un amore non corrisposto: anni prima si era innamorato della madre di Rosa, che sembra riapparirgli ogni volta che vede la ragazza, senza tralasciare i ripetuti complimenti, spesso fuori luogo, che egli fa alla sua pupilla. (16) Anche egli fa uso di droga, giustificandolo come un utilizzo a scopo terapeutico, e avrebbe potuto uccidere Edwin, magari con l’aiuto del suo fedele assistente Bazzard, per gelosia nei confronti di Rosa, che vede come la reincarnazione della persona amata e mai avuta. Penso che questa teoria sia molto più intrigante di quella che sostiene la colpevolezza di Jasper, ma questa è tanto sorprendente quanto difficile da dimostrare. Non c’è la minima traccia di un indizio che potrebbe provarla.

Il mistero che ruota intorno al libro non riguarda solo la fine di Edwin, ma anche l’identità di un personaggio che arriva a Cloisterham dopo la scomparsa del ragazzo e che inizia a indagare su questa. Anche su questo sono state fatte diverse teorie e anche qui non si è arrivati a capire chi si celi dietro colui che dice di chiamarsi Dick Datchery. L’ipotesi più accreditata è che dietro di lui si nasconda uno dei personaggi della storia, travestitosi per indagare sulla fine di Edwin e in particolare su Jasper.

In effetti, nel romanzo ci sono varie occasioni in cui l’autore sembra voler evidenziare l’aspetto insolito del personaggio, soprattutto della sua folta chioma che apparirebbe come una parrucca. (17) Tra i candidati a questo travestimento è stata inclusa Helena, la sorella di Neville, senza non poche obiezioni, per via del suo sesso. (18) Ma molti elementi fornitici dall’autore potrebbero avvalorare questa ipotesi. Neville stesso rivela che in passato la donna, dal carattere e dal temperamento molto forte, si travestiva da ragazzo e mostrava l’audacia di un uomo. (19) Ha inoltre una certa capacità nel captare tutto ciò che le accade intorno, quel fiuto investigativo che le fa notare cose che agli altri passano inosservate. Una personalità perfetta per rivestire il ruolo del detective, personalità che gli altri personaggi non hanno. Poi, una donna travestita da uomo creerebbe ancora più un colpo di scena.

Conclusione
A fine analisi, il possibile finale della storia potrebbe essere il seguente.

Al ritorno dalla passeggiata fatta con Neville, Jasper strangola Edwin con la sua sciarpa nera e trascina il corpo fino alla Cripta della Cattedrale, alla quale ha accesso grazie alla chiave rubata a Durdles. Qui scava una fossa dove seppellisce il cadavere cospargendolo di calce viva. Prima della sepoltura però priva il corpo del fermacravatta e dell’orologio; sapendo che sono gli unici monili che il nipote indossava, non si preoccupa di perquisire gli abiti del ragazzo e non trova perciò l’anello di fidanzamento che Edwin non era riuscito a riconsegnare a Grewgious. Una volta terminata l’operazione, getta gli oggetti d’oro nel fiume nei pressi del quale sono stati insieme Neville e Edwin.

La mattina dopo denuncia la scomparsa del nipote e chiede alla polizia di perlustrare le acque del fiume: in questo modo il ritrovamento degli oggetti da lui gettati la sera prima confermerebbero la colpevolezza di Neville. Anche se questi viene poi prosciolto dalle accuse, Crisparkle si prodiga per scagionarlo definitivamente. L’unico modo per scoprire la verità è quello di investigare, ma in maniera molto discreta. Ricordando che Neville gli aveva confidato che Helena riusciva a travestirsi in modo convincente da uomo, l’uomo suggerisce alla ragazza di indagare sotto un’altra identità, ossia quella di Dick Datchery. La donna, conoscendo la passione di Jasper per Rosa, tiene sotto controllo in particolar modo il comportamento dell’uomo.

Grazie all’aiuto di Deputy, Datchery risale alla donna dell’oppio, che gli rivela la natura oppiomane di Jasper e il suo inveire, sotto l’effetto della droga, contro un certo Ned, accennando a una cripta in cui questi sarebbe andato a finire.

L’investigatore inizia a sospettare sempre più del maestro del coro e quando Deputy gli rivela di aver visto Jasper aggirasi nei pressi della Cripta della cattedrale in maniera sospetta mentre il suo accompagnatore dormiva, decide di recarvisi accompagnato da Crisparkle, che ha tenuto sempre informato delle sue scoperte. I due si rivolgono a Durdles per aprire la Cripta, ma la chiave posseduta dall’uomo non è quella giusta e quindi Jasper gliela ha rubata la notte dell’escursione scambiandola con un’altra. Sfondano la porta e finalmente, dopo aver scavato, scoprono i resti di un cadavere tra i quali si scorge un anello: è l’oggetto che dimostrerà che quel corpo è di Edwin. Infatti, a questo punto, Datchery svela la sua vera identità e chiede informazioni a Rosa riguardo l’anello, ma la ragazza, non conoscendolo, suggerisce di chiedere aiuto al suo tutore. Grewgious è l’unico a essere a conoscenza di quell’anello e, identificandolo, conferma che i resti ritrovati sono quelli di Edwin.

Quando Jasper viene arrestato, egli proclama la propria innocenza: si ipotizza che potrebbe non ricordare di aver commesso il delitto perché in quel momento era sotto l’effetto dell’oppio; lo si induce con qualche espediente a prenderne una dose e, sotto l’effetto dello stupefacente, viene fuori la vera natura di Jasper. Racconta come è avvenuto l’omicidio come se questo fosse stato commesso da un’altra persona; qui lo sdoppiamento della personalità arriverebbe al suo culmine.

La possibile confessione dunque è la seguente:

‘Non ho ucciso io Ned, ma so chi lo ha fatto. È un uomo che mi assomiglia molto e che come me ha sofferto molto a causa della sua solitudine. È spesso accanto a me e mi ha parlato della sua infanzia trascorsa tra le mura di un istituto: da piccolo non era stato cresciuto dai genitori. Andava spesso a trovarlo un uomo, ma solo poche volte ha visto colei che diceva di essere sua madre e non capiva perché non poteva stare con lei. Poi questa signora non andò più a trovarlo e l’uomo, che diceva di essere suo padre, lo portò in un altro istituto. Una volta cresciuto, l’uomo lo portò a Cloisterham e gli presentò il figlio. Il ragazzino si chiamava Edwin, ma l’uomo lo chiamava Ned e insegnò anche al ragazzo a chiamarlo in quel modo. E a Ned fu detto che quel ragazzo poco più grande di lui era suo zio e si sarebbe preso cura di lui quando il padre non ci sarebbe più stato. E quando questi morì, il ragazzo, seppur giovane, si ritrovò a prendersi cura di un ragazzino che gli aveva rubato l’amore del padre. Lo odiava per questo: lui aveva avuto tutto quell’affetto che a lui era stato negato. Nell’istituto londinese, aveva avuto un’ottima educazione e aveva anche studiato musica; in seguito diventò il maestro del coro della Cattedrale e gli venne chiesto di insegnare canto ad una dolce fanciulla che aveva lo stesso viso della madre. Ma anche questa fanciulla apparteneva a Ned e non poteva averla: ancora una volta gli aveva rubato l’amore di una persona a lui cara. Col tempo crebbe ancora di più l’astio verso quel ragazzo che cresceva spensierato, mentre quello che tutti credevano suo zio invecchiava nell’anima. Solo una cosa gli dava sostegno: l’oppio che lo aiutava a sfogare tutto il suo astio verso una persona che meritava di essere uccisa, sepolta e dimenticata. Mi chiedeva spesso di aiutarlo nel suo intento, ma io non volevo. Alla fine però dovetti accontentarlo.’

A questo punto Jasper viene condannato e portato in prigione: qui senza il conforto dell’oppio si uccide con la stessa sciarpa con cui aveva ucciso Edwin.

In seguito Grewgious spiega a Helena e agli altri cosa è successo in passato:

‘Il padre di Edwin ebbe una relazione segreta con la madre di Rosa, che rimase incinta. Questa gravidanza avrebbe creato uno scandalo, anche perché i due erano stati promessi sposi ad altre persone. In particolare, il futuro marito della donna era un carissimo amico dell’uomo e la scoperta del tradimento avrebbe rovinato i rapporti tra i due. La donna si trasferì a Londra, dove segretamente diede alla luce un bambino che fu subito affidato a un istituto. In quel periodo il suo futuro marito era sempre in viaggio per lavoro e le fu facile nascondergli l’accaduto. Entrambi i genitori del bambino andavano a trovarlo, ma quando la madre, afflitta dalla lontananza dal figlio, decise di volerlo crescere nonostante le conseguenze, il padre del bambino decise di trasferirlo in un altro istituto e non permise più alla donna di vederlo. La donna sposò il marito assegnatole e diede alla luce una bimba che chiamò Rosa. Non riusciva tuttavia a dimenticare quel figlio che era stato costretta a abbandonare e, non riuscendo a reggere il dolore, si gettò nel fiume ponendo fine alle sue sofferenze. Intanto anche il padre del ragazzo si era sposato con un’altra donna da cui ebbe un altro figlio e che morì tempo dopo. L’uomo, sentendosi responsabile del suicidio della donna che gli aveva dato il primo figlio e del profondo dolore che aveva così provocato al suo più caro amico, per confortarlo, stabilì con lui il fidanzamento tra i loro figli. Venendo poi prossimo alla morte anche lui, volle riunire i suoi due figli, presentando il primo, ormai arrivato alla maggiore età, come uno zio di Edwin. Per essere sicuro che fra i due si istaurasse un ottimo rapporto, nominò colui che arrivò da Londra col nome di John Jasper, tutore del figlio Edwin. Io sono stato sempre vicino a queste due famiglie e l’unico a conoscere la verità sulle loro vite. Non a caso fui nominato tutore di Rosa prima che diventasse anche orfana del padre. L’astio di Jasper verso Edwin, il fatto che sia stato lui a ucciderlo e il suo interesse verso Rosa non mi stupiscono: sicuramente egli rivedeva in Rosa la madre alla quale assomiglia moltissimo.’

Conclusasi la triste vicenda, Rosa e Tartar arrivano a dichiararsi amore e in seguito a sposarsi; avvicinatisi sempre più mentre indagavano sulla scomparsa di Edwin, Helena e Crisparkle decidono di stare insieme e la donna, affezionatasi a Deputy, anche lui suo compagno di indagini, decide di adottarlo. Neville, invece, decide di partire per rifarsi una vita lontano da quei luoghi per lui ormai pieni di brutti ricordi.

Avrei potuto far entrare in scena nuovi personaggi, ma non ho voluto correre il rischio di allontanarmi dalla trama originale del racconto. Riguardo ai riferimenti alle testimonianze fatte dalle persone vicine a Dickens, ho seguito ciò che mi sembrava dimostrabile e accettabile come ipotetico finale.

Come afferma Chesterthon, ‘anche se si arriverà alla giusta conclusione non si saprà mai se è davvero quella giusta’. (20) Questo è il mio Edwin Drood, uno tra i tanti, ma che spero abbia portato un bagliore di luce sull’eterno enigma della letteratura inglese.

* * *

Note

1. Il progetto originario del romanzo prevedeva la pubblicazione di dodici numeri mensili di trentadue pagine l’una, ma solo sei numeri riuscirono a essere pubblicati in pagine color verde. Il primo numero uscì nell’aprile del 1870 e l’ultimo nel settembre dello stesso anno; poco dopo la morte di Dickens il romanzo fu pubblicato in un unico volume.

2. Foster, The Life of Charles Dickens, London, Chapman & Hall, 1872-74, p. 425. Foster rivela anche che inizialmente la trama del romanzo non doveva riguardare un mistero, ma la semplice storia di due ragazzi innamorati, costretti a separarsi, e che alla fine riescono a ricongiungersi. Dickens cambierà idea un mese dopo, definendo la nuova storia, incentrata sul mistero, ‘molto forte e difficile da elaborarsi’.

3. Dickens, The Mystery of Edwin Drood, edited with an introduction and notes by Margareth Cardwell, Oxford-New York, Oxford University Press, 1988, cap. VIII, p. 59. Riporto le citazioni di questo libro traducendole direttamente.

4. Ibidem, cap. XII, p. 103.

5. Ibidem, cap. XII, p. 105.

6. La notte della scomparsa di Edwin si scatena una tempesta talmente forte da provocare danni alla città che il giorno seguente si cercano di riparare. Ci si accorge, quindi, che alcune pietre sono state spostate sulla cima della Vecchia Torre della Cattedrale, nei pressi della Cripta. Questo danno potrebbe essere stato provocato non dalla tempesta, ma dall’assassino che potrebbe aver occultato lì il corpo di Edwin.

7. La donna confida a Edwin, in un loro incontro casuale, che un ragazzo di nome Ned viene continuamente minacciato. Queste rivelazioni stanno a indicare l’odio di Jasper per Edwin e le continue minacce dello zio contro il nipote che la donna ascolta ogni volta che Jasper si reca nella sua fumeria a consumare oppio.

8. Andrew Lang in “The illustrations on the wrapper” in Robertson Nicoll, The Problem of Edwin Drood. A Study of Methods of Dickens, Hodder and Stoughton, London, 1912, p. 59, suppone che Datchery sia in realtà Edwin, sopravvissuto al tentato omicidio da parte dello zio e travestitosi per smascherarlo, perché entrambi portano in mano il cappello senza mai indossarlo. Ma l’immagine in questione smentisce questa ipotesi poiché qui colui che apparirebbe come Datchery indossa il cappello.

9. Dickens, cit., “Appendix B”, pp. 220-231.

10. Le analogie tra i due romanzi sono le seguenti: il collegamento di alcuni personaggi con il mondo orientale, come i gemelli Landless che provengono da Ceylon, il mistero del destino del protagonista: come non si sa se la pietra è stata rubata o nascosta, così non si sa se Edwin sia morto o vivo, l’introduzione di un detective per la risoluzione del mistero e un innocente incolpato per il suo passato turbolento.

11. Dickens, cit., cap. III, p. 14.

12. Secondo molti critici, ogni personaggio della storia sembra seguire la via dell’ambiguità data soprattutto dal fatto che ognuno di loro sembra nascondere o reprimere qualcosa. Anche la droga ha una doppia valenza: viene usata sia come farmaco che come stupefacente.

13. Ad esempio, in Nicola Nickleby viene rivelato che lo zio avaro del protagonista, Ralph Nickleby, era il vero padre si Smike, un orfano cresciuto in un istituto e caro amico di Nicola. Nel finale invece di Little Dorrit si scopre che Artur Clennam non è il figlio legittimo della signora Clennam, ma il frutto di una relazione segreta del marito.

14. Dickens, cit., cap. II, p. 7. in questo punto del romanzo Jasper e Edwin discutono della poca differenza di età che li separa e Jasper riprende il nipote quando lo chiama ‘zio’ perché afferma di sentire, nell’essere chiamato così, una maggiore sensazione di distacco. Qui Jasper nasconde il suo astio verso il nipote mascherandolo con un falso bisogno di sentirsi vicino a lui, ma in realtà potrebbe rifiutare quell’appellativo perché sa che non esiste una vera parentela tra i due.

15. Ibidem, “Appendix B”, pp. 220-231. Tra gli appunti di Dickens si leggono anche frasi come ‘Jasper e le chiavi’, ‘Jasper prepara il suo terreno’, ‘Il furbo uso della comunicazione di Jasper al suo rinvenimento’; tutte frasi che fanno credere che Dickens volesse proprio Jasper come assassino di Edwin.

16. Grewgious parla di sé come una persona nata già invecchiata, che ha ricevuto l’affetto solo di due genitori anziani e si definisce un ‘seccume’. Sobbalza quando gli appare Rosa ed egli stesso afferma di scambiarla per la madre morta. Inoltre, quando la accoglie dopo che questa scappa da Cloisterham perché impaurita da Jasper, la riempie di complimenti che sembrano esagerati e inopportuni per il tipo di rapporto che esiste tra di loro.

17. Gli elementi che provano la teoria del travestimento è che Datchery viene descritto come una persona dai capelli bianchi che contrastano con le sopracciglia nere, con una testa insolitamente grande e una chioma troppo folta e che non indossa mai il capello che ha tra le mani. Questo perché, come suggerisce Stefano Manferlotti nella sua ‘Nota’ a Il mistero di Edwin Drood, Guida editore, Napoli, 1983, p. 230, ‘avendo la sensazione di portarne un altro, non riuscirebbe a portare con disinvoltura un vero cappello’.

18. Molti critici, tra cui Gilbert Chesterthon nel suo Appreciatios and Criticism of the Works of Charles Dickens, Metheun, London, 1906, affermano che una donna travestita da uomo sarebbe ridicola e poco convincente. Tra gli altri candidati abbiamo Tartar, ma il suo travestirsi sarebbe secondo me prematuro rispetto ai tempi della storia visto che appare poco tempo dopo la sparizione di Edwin, Grewgious, ma un uomo così impostato non sarebbe a suo agio nei panni di una persona così diversa da lui, e Bazzard, ma questi appare troppo disinteressato verso il mondo esterno e anche lui è troppo introverso per vestire i panni di un investigatore esuberante. Come detto prima, alcuni sostengono che ci sia Edwin dietro Datchery, ma tutto fa pensare che egli sia morto.

19. Neville afferma che la sorella ha sempre avuto un atteggiamento protettivo nei suoi confronti e sarebbe insolito che Helena non si prodighi per scagionare il fratello. La ragazza si travestiva soprattutto quando i due scappavano da qualsiasi situazione pericolosa.

20. Chesterthon, cit., p. 425.

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