Che Xylella esista e rappresenti un problema è chiaro. Come è chiaro che non è né l'unico, né il principale responsabile del Co.di.ro.. Purtroppo nonostante due anni di emergenza non ci sono le prove di patogenicità. Dov'è la ricerca? Lo dice anche l'Efsa.
Che le buone pratiche agronomiche tradizionali come quella proposte e praticate in questi due anni di emergenza da Spazi Popolari non siano la soluzione al batterio, anche questo è chiaro. Ma è chiaro anche che male non fanno, anzi sono consigliate. Lo dice anche l'Efsa.
Quello che l'Efsa non dice è che non pochi olivi, nonostante il batterio fastidioso, sono visibilmente risorti. Forse perché non ne ha contezza. E infatti, la ricerca ufficiale, in questi due anni, non si è minimamente preoccupata di prestare attenzione a quegli olivi che sono stati curati da Spazi Popolari. Appunto quelli risorti.
Fatto sta che in questi due anni di emergenza abbiamo di continuo sollevato il dubbio che Xylella potesse non essere la causa principale del co.di.ro e che nel frattempo che si scoprisse la causa o le cause, era meglio curare che eradicare. Questo nostro dire ci è valso l'appellativo di "santoni", al pari di impostori e nemici della scienza.
Eppure abbiamo parlato chiaro e quello che abbiamo detto lo abbiamo detto in pubblico e lo abbiamo pure scritto. Abbiamo parlato di funghi, di licheni, di parassiti tra cui la Zeuzera Pyrina, dell'impoverimento e deperimento dei suoli, dell'assenza pressoché totale degli antagonisti, delle condizioni di massimo stress degli olivi a causa della trascuratezza e dell'uso dei diserbanti, dei metalli pesanti presenti nel suolo, e tutto ciò mentre la politica restava assente, tutt'al più delegava senza verifica alcuna.
Da profani, ma accompagnati dagli "iniziati" (i ricercatori che ci hanno dato conforto), abbiamo valutato e messo in campo tutte le ipotesi possibili, poiché tanti erano e sono i sintomi che testimoniano come i nostri olivi sono gravemente ammalati e che sono sempre più urgenti e necessari cure adeguate che facciano a meno della chimica. Abbiamo anche ipotizzato, a fronte delle conoscenze e delle esperienze che andavamo acquisendo, la possibilità che Xylella fosse endemica e non solo nel Salento. Ma la ricerca pare non essere tanto interessata ad approfondire e dare spiegazioni, come a presentare i risultati già acquisiti.
Noi però eravamo i "santoni". Non è necessario ricordare i nomi di coloro che, come nella "Storia della colonna infame", ci additavano al pari di novelli untori. I loro nomi sono ancora impressi sulle pagine della stampa ufficiale.
Intanto il parere Efsa è chiaro, soprattutto nelle sue dichiarazioni. Sarà scontato, un ribadire l'ovvio, un nulla di nuovo, ma è chiaro. Dice a chiare lettere che non è possibile attribuire la responsabilità assoluta del disseccamento ad una causa esclusiva. Non ci sono le prove di patogenicità. Oltretutto, aggiungerei, i campionamenti fatti sono parziali, limitati e fermi ad un periodo esclusivo, non certo continuate nel tempo. E chi sa, visto che di eventuali risultati per quanto parziali non c'è nemmeno l'ombra, non ci sarebbe di che meravigliarsi se il tutto è rinchiuso in un qualche laboratorio in quel di Bari.
Dice quindi l'Efsa che è necessario fare ricerca, quella vera, allargata a tutto il mondo della ricerca, anche a livello internazionale. Cioè praticamente, come dicono i salentini, l'Efsa ha "smirdisciato", ma noi diremo correttamente "smentito" bene bene la politica e la ricerca italiane. Certo, lo ha fatto con garbo, grande diplomazia e giocando di fioretto con la dialettica. Resta la pessima figura internazionale della ricerca e della politica italiane.
Vero è, poiché la Francia pochi giorni fa, ha detto a chiare lettere, visti i dati forniti dalle istituzioni italiane, scientificamente poco attendibili, che a tutela della loro sicurezza interna, la ricerca se la fanno per conto proprio. Poi si pensa a togliere l'embargo.
Giusto oggi poi, la stampa d'oltralpe riferisce di un caso sospetto di Xylella anche a Nizza. Sarà l'opera disfattista di qualche santone?