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Egitto bloccato rispetto alle aspettative / Nuovo pericolo d'instabilità

Creato il 28 maggio 2012 da Marianna06

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Comunque andranno le cose al ballottaggio del 16 e 17 giugno prossimi, niente in Egitto sarà come le attese di cambiamento iniziali della rivolta di piazza Tharir, su cui si faceva molto conto.

La laicità sognata  dalla gioventù che voleva e vuole avere, tuttora, un avvenire come quello di tanti altri suoi coetanei nel mondo, è il caso di dire che è proprio finita chissà dove.

Forse sulla luna o comunque negli spazi siderali, tanto è lontanissima da ciò che gli egiziani di ogni ceto  e di ogni condizione sociale si ritrovano al momento, giorno dopo giorno, a vivere.

E sopratutto i risultati delle urne di tre giorni fa inducono a questo pessimismo, perché ripropongono, a detta degli esperti di “cose” egiziane, gli stessi schemi politici nel Paese di sessant’anni fa.

Militari da un parte, che non intendono mollare il loro “strapotere”, che rende tanto in soldoni e  moltissimo in  prestigio e Fratelli musulmani dall’altra che, semmai ci riusciranno, intendono allontanare sempre più le giovani generazioni dagli eventuali pericoli di “traviamento” del mondo moderno, come essi predicano, e confinarli in una specie di loro  “medio-evo” di ultimissima generazione.

I giochi ovviamente sono ancora aperti ma non si può certo stare tranquilli. Nessuno può stare tranquillo.

L’Egitto è Mediterraneo.

L’incerto previsionale oscilla tra Ahmed Shafik, e saremmo, allora, con i militari oppure con  Mohammed Morsi, che è l’altra faccia, non meno inquietante della medaglia.

Nel mezzo la gente comune, che purtroppo stenta terribilmente ad avere la soddisfazione di quei bisogni primari, che sarebbero poi un diritto per la persona (uno straccio di casa come un lavoro certo, ad esempio?) e a pensare al proprio futuro senza essere più i “mendicanti” di nessuno.

Senza, magari, lasciare la “propria” terra ed emigrare.

E sto tralasciando le condizioni di vita e/o le vessazioni cui continueranno, ancora una volta, ad andare incontro le minoranze religiose come i cristiani copti, che  oltre ad avere una situazione di precarietà permanente o quasi, collezionano solo esperienze negative quando non  giungono addirittura a dover temere per l’incolumità della propria vita come di recente è già accaduto.

Il problema, strettamente politico, poi è e resta quello che comunque la commissione costituzionale (parliamo della nuova Costituzione egiziana) decida, sia  per un sistema parlamentare all’italiana,o semi-presidenziale alla francese, o ancora presidenziale all’americana, dall’islamismo in Egitto non si scappa, perché appunto gli islamisti hanno la maggioranza in parlamento.

E sopratutto, quando si parla di islamisti oppure quando ci si riferisce ai militari egiziani (la storia da Nasser in avanti insegna) e al loro potere, chiunque dei due candidati vinca e sia, a breve, il nuovo leader presidenziale, il potere economico, quello che laggiù conta, un potere discretamente “forte” quanto a grossi e insospettabili interessi e, sempre e solo nelle mani di pochi,  ad esso potere, dunque, sarà difficile che il perdente  rinunci.

 E ciò significa per gli egiziani e per l’Egitto tutto : il prosieguo dell’ instabilità.

E non è cosa buona.

E non solo certamente per loro, visto l'interdipendenza ormai scontata del mondo in cui viviamo.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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