di Giacomo Dolzani
Si è svolta oggi una nuova udienza del processo in cui è imputato l’ex presidente egiziano Mohamed Morsi. Le accuse che sono state formulate a suo carico riguardano la sua evasione dal carcere di Wadi Natrun, avvenuta nel 2011, nel pieno degli scontri svoltisi durante la cosiddetta “Primavera Araba”, rivoluzione che portò alla caduta di Hosni Mubarak ed alle successive elezioni, le quali sancirono la vittoria del partito dei Fratelli Musulmani, formazione di ispirazione islamica, e quindi di Morsi.
Quest’ultimo, alla guida del paese nordafricano dal 30 giugno 2012 fino alla sua destituzione, avvenuta il 3 luglio dell’anno successivo per mezzo di un golpe militare, in seguito al quale prese il suo posto il magistrato Adli Mansur, ha definito “nullo ed incostituzionale” questo procedimento giudiziario, affermando di essere ancora il vero presidente dell’Egitto e che “gli autori del colpo di Stato saranno giudicati senza pietà”, incitando inoltre coloro che gli sono ancora fedeli ad “andare avanti con la rivoluzione pacifica”.