Quest’oggi suppongo che è quasi d’obbligo sui “media” raccontare ampiamente, a parole e con immagini ad effetto, l’accaduto di ieri nelle principali città egiziane.
E lo è importante, in un certo senso, perché, oltre ai notevoli danni materiali causati in un Paese che, dal dopo- Mubarak a oggi ha molti, forse troppi problemi insoluti e anche profonde divisioni interne, ci sono stati purtroppo dei morti e dei feriti.
E il numero di questi, trattandosi soltanto di dimostrazioni di piazza, è stato decisamente elevato.
Le agenzie-stampa riferiscono di otto morti certi, di cui sei dimostranti e due agenti dell’ordine pubblico. E le città toccate, oltre il Cairo, sono soprattutto Suez, Alessandria, PortoSaid, Ismailìa.
Tutti i manifestanti, sotto ogni cielo, hanno denunciato comunque una sola cosa : l’assenza di democrazia.
Si è trattato proprio di un autentico “passa parola”.
E ciò è realtà incarnata specie da quando, dopo la fine della leadership dei militari, è in sella a cavalcare la nuova politica intransigente, retriva e oscurantista per il Paese, il presidente Morsi e, con lui, tutta la confraternita dei “Fratelli Musulmani”.
Il nuovo Egitto, è cosa certa, rifiuta il vecchio. Quello imposto cioè con furbizia da abili volponi della politica. E si rende conto che, per consentire la convivenza delle differenze politiche, ideologiche e religiose, che ci sono realmente in un Paese molto popoloso(penso ai cristiani copti ingiustamente e indefinitamente vessati da sempre), occorrono strumenti esclusivamente ispirati alla laicità.
Se non si riuscirà a guidare il “carro” della politica in questa direzione,a nulla servono gli appelli di Morsi alla calma, veicolati, com’è moda oggi giorno, attraverso Facebook o Twitter. E forse, in seguito, da altri “figuri” come lui.
L’autentica pace sociale è soltanto quella che, in ogni tempo e in ogni luogo (domani ricorre “Il Giorno della Memoria” ed è un bene rifletterci), è capace di valorizzare le diversità.
Che le legge come” risorsa” in chiave di sviluppo e di progresso.
Che non ha la tentazione di uniformare,manipolare, annullare le culture degli altri.
Che le rispetta e sa prenderne il positivo, se questo c’è, per rileggerlo e utilizzarlo semmai in una modalità differente ma utile .
Questo dovrebbe essere chiaro al presidente Morsi e ai suoi “compagnucci” sostenitori.
Poche semplici “cose” che, però, fanno a pugni con autoritarismo, arroganza, avidità e sete di potere.
Utopia. Me ne rendo conto.
E la “storia” , quella con la “S” maiuscola e non solo, ne è puntualmente la conferma con le sue sistematiche smentite.
Se così non fosse, non staremmo qui a rimarcarlo anche oggi.
Diciamo pure che, qualche volta, "repetita iuvant"
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)