Il braccino corto di Tremonti ormai non ha limiti, tanto che rischia di ripercuotersi sull’immagine dell’Italia all’esterno, quanto meno su quello che ne rimane. Il pareggio di bilancio è diventato una vera e propria ossessione e i tagli non risparmiano nessuno (tranne lo stipendio dei ministri, come abbiamo già raccontato).
Una recente interrogazione di cinque deputati del PD (Franco Narducci, Paolo Corsini, Mario Barbi, Lapo Pistelli e Francesco Tempestini) ha portato alla luce una situazione molto umiliante passata sotto silenzio. Il Ministero degli Esteri, infatti, ha bloccato i fondi a favore della cooperazione internazionale.
Più precisamente, la Farnesina ha stoppato l’erogazione dei contributi alle seconde e terze annualità dei progetti in corso. Stanziamenti già approvati e messi a bilancio, i soldi erano quindi garantiti. Frattini ha scaricato la colpa, e non è difficile credergli, sul Ministero dell’Economia che ha chiuso i rubinetti per esigenze di tesoreria.
Il colpo rischia di essere pesante per le ONG. I cooperanti all’estero già non ricevono lo stipendio, ora molti progetti saranno sospesi o cancellati e probabilmente le associazioni saranno costrette ad abbandonare alcune zone, con gravi danni per le popolazioni e per la credibilità dell’Italia.
Inoltre, questo potrebbe essere un clamoroso autogol. Visto che la pecunia era ormai rendicontata, le ONG avrebbero abbastanza materiale per portare lo Stato in tribunale. In quel caso, i risarcimenti sarebbero milionari, superiori ai finanziamenti inizialmente pattuiti. Anche Frattini finisce sulla graticola, vista la sua scarsa capacità di influenzare Tremonti.
I cinque parlamentari hanno chiesto conto del blocco e hanno domandato quali provvedimenti siano stati presi per ridurre l’impatto negativo sull’immagine internazionale dell’Italia. Ormai sbiadita, visto che, come è noto, il Governo per due anni di fila ha mancato di stanziare i fondi per gli Obiettivi del Millennio.
L’anno prossimo andrà pure peggio per le ONG: la Legge di Stabilità ha previsto un taglio del 51% dei soldi destinati alla Farnesina (da 179 a 86 milioni). Di questi 86, 60 vanno sottratti in quanto relativi alle spese di funzionamento e agli impegni pluriennali già sottoscritti. Rimangono venti miseri milioni.
Francesco Petrelli, presidente dell’associazione Ong italiane, denuncia l’iniquità:
Il taglio complessivo applicato al budget della Farnesina dalle manovre estive è stato di 206 milioni di euro, di cui ben 92 milioni a carico della cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Davvero eccessivo se si considera che le attività previste dalla legge 49/87 pesano sul bilancio del ministero solo per circa il 10%.
Si potrebbe pensare che in tempo di crisi è meglio concentrarsi su sé stessi, piuttosto che sulla beneficienza. Tuttavia, visto che non stiamo parlando di miliardi, basterebbe un piccolo reindirizzo delle spese per poter aiutare le ONG. Ad esempio, lo Stato sborsa 180 milioni per il trattato Italia-Libia siglato da Gheddafi e mai messo in ghiaccio, 750 milioni per le missioni militari, 375 milioni per la costruzione di fregate italo-francesi, 70 milioni per partecipare al consorzio europeo di aeronautica militare.
E forse, se non spendessimo così tanto per fare la guerra, ci vorrebbe anche meno per dare una mano alle popolazioni più disagiate.
Fonte: Il Fatto Quotidiano