Foto scattata da Kash a Lashkar-Gah dopo un attacco kamikaze al compound del Governatore dell'Helmand Afghanistan CameraOscura
“Ehi italiano non farti ammazzare…” Strada risponde a Torsello
A seguito della Lettera aperta a Gino Strada, e per conoscenza a Fabio Fazio del 6 febbraio 2012 (clicca qui per visionarla), l’autore comunica telefonicamente con Cecilia Strada, presidente di Emergency, la quale risponde alle domande nel seguente modo:
Domanda: Perché Rahmatullah Hanefi, circa venti giorni prima del sequestro, venne a trovarmi in tarda serata nella mia stanza d’albergo, per poi informarmi della presenza dell’ospedale di Emergency a Lashkar-Gah e invitarmi a rimanere in contatto? O per essere più precisi chi ha informato Rahmatullah della mio arrivo a Lashkar-Gah? Chi gli ha chiesto di venirmi a trovare?
Risposta: Io la storia me la ricordo leggermente in un altro modo. Mi ricordo che gli afghani ci hanno chiamato, più categorie di afghani: civili, funzionari, ecc. che c’era uno straniero deficiente che fuori dal palazzo del governatore faceva foto dove non si potevano fare foto, che era sicuramente uno straniero ma che era vestito da afghano e che lo avevano fermato perché aveva tra l’altro attrezzatura sospetta che poi rilevatasi essere quella della macchina fotografica. Hanno pensato un attimo se spararti oppure no, hanno pensato….
E mi risulta che questa sia stata la prima volta in cui abbiamo avuto notizia del fatto che c’era un italiano nella regione. Non so di visite in albergo so che sicuramente ti sia stato passato il messaggio “Ehi italiano non farti ammazzare perché ci spiace se gli italiani … si fanno ammazzare in quella regione.”
Domanda: Perché venivo più volte invitato a visitare l’ospedale di Emergency e nello stesso tempo le sue guardie avevano l’ordine di farmi lasciare tutta l’attrezzatura fotografica nel gabbiotto della sicurezza?
Risposta: Perché decidiamo noi chi entra a fotografare cosa nel nostro ospedale se è una persona sconosciuta. Il primo approccio con te non è stato che tu ci hai chiamato in ospedale dicendo “Ciao vorrei vedere il vostro ospedale” ma che appunto c’era uno straniero che rischiava di farsi ammazzare davanti al palazzo del governatore.
E alla domanda perché ti hanno fatto lasciare l’attrezzatura fotografica al gabbiotto della sicurezza: primo perché non so che … hai dentro le tue borse fotografiche, secondo perché decido io chi fa cosa e chi entra nel nostro ospedale per ovvia protezione dei miei pazienti.
Domanda: Perché il responsabile del programma di Emergency in Afghanistan mi negò ufficialmente di utilizzare l’unica connessione internet a me disponibile? E mi negò anche l’autorizzazione a fotografare e a documentare il lavoro di Emergency all’interno dell’ospedale?
Risposta: Perché non siamo internet-point, non siamo tenuti a dare connessione internet a chi passa nel nostro ospedale specialmente se non sappiamo chi sono, che cosa scrivono, a chi la scrivano, in una regione in cui come capirai la protezione del paziente e del lavoro degli operatori è molto importante, anche perché vengono commessi quotidianamente crimini di guerra, proprio quelli che siamo li ad aiutare.
Per l’autorizzazione a fotografare la risposta è la stessa: perché decido io a chi faccio fotografare i miei pazienti, perché non voglio che siano a rischio ritorsioni, di far sparire un testimone, di qualsiasi cosa gli possa succedere rispondo io quindi decido io.
Domanda: Perché non ero autorizzato neanche a vedere i vostri pazienti?
Risposta: Evidentemente il coordinatore del programma in quel momento ha ritenuto che non fosse sicuro per i nostri pazienti essere esposti.
Domanda: Perché non potevo trasmettere le foto dei bombardamenti dal suo ospedale, visto che lo stesso è base d’appoggio dell’agenzia stampa Peacerporter-Emergency, e lei in diversi interventi pubblici si lamenta per l’assenza di giornalisti?
Risposta: Peacereporter … so esattamente a chi comunica e come, e insomma ti ho già risposto nelle risposte precendenti: non siamo l’internet-point e la situazione è molto delicata.
Domanda: Perché il responsabile della sicurezza del suo ospedale a Lashkar-Gah, dopo aver visionato il mio reportage su Musa Qala, insistette così tanto a farmi prendere quell’autobus?
Risposta: A me risulta un’altra storia che tu volevi farti un tuo viaggio e che tu abbia chiesto un aiuto logistico nell’acquisto dei biglietti. Dopo di ché comunque questo dovresti chiederlo a lui. Ripeto io mi ricordo tutta un altra storia, un altro film.
Spero di aver dato risposta ai tuoi quesiti.
Che tu possa stare in pace.
Cecilia Strada
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PS: La su menzionata comunicazione è avvenuta il 9 febbraio 2012 tra Gabriele Torsello, Maso Notarianni e Cecilia Strada. Durante la stessa, Torsello ha proposto di replicare e approfondire la questione, proponendo un incontro presso la sede di Emergency a Milano, o comunicare per email o telefono. Ad oggi, nonostante vari solleciti, non si è ricevuto ulteriori notizie in merito. Kash Gabriele Torsello, 5 marzo 2012.
SEGUIRA’ REPLICA A TUTTE LE RISPOSTE GENTILMENTE CONCESSE.
NOTA: La foto qui in allegato si riferisce all’episodio descritto da Cecilia Strada nella risposta alla prima domanda.
La foto è stata scattata da Kash davanti al palazzo del Governatore dell’Helmand il 26 settembre 2006, quattro giorni dopo il primo incontro con Emergency. La stessa foto, infatti, fu trasmessa utilizzando la connessione internet dell’ospedale di Emergency a Lashkar-Gah.
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