Viareggio – Carnevale 2015
El Contrasto di Carnesciale et la Quaresima – Primo Canto – 2/4
XI.
Et uno spicchio sentendo bussare,
dagli altri si partì con molta fretta ;
et disse : e’ non è tempo d’ aspettare,
che ne potrei forse havere una stretta,
per una bucca si fece calare
secretamente da una civetta,
et ritornossi a casa con tempesta,
et ficcossi fra gli altri nella resta.
XII.
Et quando quel aglio fu ben lacerato,
in un gran fuoco presto el fé gittare
et poi che vide eh’ era consumato,
a un Tasso ne fe polvere fare
et a un Ghiro che stava dallato,
sopra d’ una montagna il fe portare ;
et si gli disse per commandamento
gittar dovessi la polvere al vento.
XIII.
Poi si partì con gran malinconia,
portando un sacco pien di fegatelli,
mangiando sempre per tutta la via
con una schidonata di fringuelli,
con un gran fiasco pien di malvagia,
portando el grembo suo pien di tortelli
et vanne a ogni passo sospirando,
et della sua fortuna lamentando.
XIV.
Essendo Carnovale sbandeggiato
dalla tonnina et da tutti e’salsumi,
et per un mese e mezo confinato
dalle cipolle et da tutti gli agrumi,
et ritornando nel pristino stato
si vendicò di loro et de’ legumi,
inverso la Quaresima fu mosso,
et hebbegli bandito il campo adosso.
XV.
Corse la fama per tutto el paese,
si come Carnovale ha mosso guerra
adosso alla Quaresima palese
per andare a spianare ogni sua terra,
et per venir prestamente alle prese
con gran tempesta una sfida diserra,
et a Madonna la mandò con fretta,
in questa forma la lettera ha detta:
XVI.
A te nimica publica di pruova
delle Pernice, Fagiani et Capponi,
et d’ogni carne, et del casio et dell’ ova,
nimica expressa di giotti bocconi:
per questa crudeltà che in te si trova,
sappi che Carnoval co’ suoi piccioni
adosso ti verrà con gran tempesta,
come nimico all’auta di questa.
XVII.
Et per iinbasciador mandò un Gallo,
che haveva la cresta a beccarino,
in su una rocca montava a cavallo
et spronando si misse per camino,
tutto vestito di bianco et di giallo
giunse a Madonna con un bello inchino
con un chucchericu la salutava,
et quella sfida si gli appresentava.
XVIII.
Quand’ ella intese a pieno el gran tenore
subitamente fu nel cor turbata,
et cominciolle a venire un dolore
che inanci non voria esser mai nata ;
poi si voltò a quello imbasciadore
con una faccia crudele et arrabbiata,
et disse : i non vo farti altra risposta,
ma va et digli che venga a sua posta.
XIX.
Che gli è tanta la forza degli aglietti,
et le cipolle mie son tanto forti,
che se verràn cappon lessi et galletti
dalle lor forze seran tutti morti,
io non curo el belar de’ capretti,
che impicar gli farò in su le porti,
et paura non ho di suoi minacci
né di sue torte , né di suoi migliacci.
XX.
Havendo la risposta ricevuta,
a Carnoval tornossi a riferire,
et con una parola molto astuta
sì disse a Carnoval: fatti ubbidire.
Et quel, come persona proveduta
secretamente haveva fatto venire
quatordeci migliaia di fegatelli
et cinquecento balle di tortelli.
( tratto dal “Libro di Carnevale dei secoli XV e XVI raccolto da Luigi Manzoni” , Edito a Bologna presso Gaetano Romagnoli, 1881 )