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El Salvador: donna muore senza aborto? No, è una bufala

Creato il 10 maggio 2013 da Uccronline

El SalvadorLa tattica è sempre la stessa: manipolare la realtà per legittimare la propria attività lobbystica. Lo ha fatto di recente l’Associazione Luca Coscioni mentendo spudoratamente sui risultati di una ricerca scientifica delll’istituto “Mario Negri” sull’eutanasia clandestina e sta avvenendo un altro tipo di manipolazione anche in El Salvador per imporre la legalizzazione dell’aborto.

Su tutti i quotidiani leggiamo la stessa storia: andare avanti con la gravidanza per Beatriz (il nome è di fantasia) potrebbe significare la morte perché soffre di una grave alterazione del sistema immunitario. Ma in Salvador la legge vieta l’interruzione di gravidanza e i medici non la operano perché hanno paura di essere incriminati.

Qual è la verità? Ovviamente un’altra, come sempre: la donna è stabile e, come spiegato (anche qui) dal ginecologo Carlos Mayora Escobar che rappresenta l’Associazione di Bioetica di El Salvador, si raccomanda che Beatriz continui la gravidanza e quando i medici lo riterranno opportuno potrà essere indotto il parto con taglio cesareo o vaginale. Il Lupus di cui è affetta è infatti in fase inattiva e può essere medicato senza inconvenienti. «La paziente è stata molto ben gestita presso l’Ospedale di maternità, è guardata con attenzione», ha detto il dott. Mayora. Non c’è nessun pericolo di vita se verranno eseguite le cure mediche adeguate. Con il progresso della medicina non c’è nessun motivo a sostegno dell’aborto terapeutico!

La Fundación Sí a la Vida ha contatti telefonici frequenti con Beatriz e spiegano in un comunicato: «La fuga di informazioni inesatte circa il caso di Beatriz serve solo a strumentalizzare questo caso. Lei è una donna malata e ha bisogno di tutto il sostegno». L’avvocato Georgina de Rivas, dell’associazione “Abogados por Derechos Humanos”, ha invece denunciato che la donna è sottoposta a forti pressioni da parte di associazione abortiste internazionali, come Planned Parenthood e Amnesty International, che vogliono presentare i dati sulla sua malattia in modo alternato per giustificare l’imposizione dell’aborto terapeutico.

La redazione


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