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eldiario.es: con la restrizione dell'aborto, il PP ricorda che le conquiste sono reversibili

Da Rottasudovest
Su eldiario.es, uno dei quotidiani digitali più attivi nella difesa della Legge sull'aborto del Governo di José Luis Rodriguez Zapatero, che Mariano Rajoy e il suo Ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón vogliono cambiare per una delle Leggi più restrittive d'Europa, c'è un articolo che mi è molto piaciuto, scritto da José Ángel Lozoya Gómez, membro della Rete degli Uomini per l'Uguaglianza. Già il fatto che esista una Rete degli Uomini per l'Uguaglianza mette di buonumore: l'idea che ci siano uomini che non considerino l'uguaglianza e le pari opportunità un problema 'femminile', ma di tutta la società parla già delle capacità di progresso della Spagna, nonostante il Governo che adesso la guida. Nell'articolo Lozoya Gómez racconta la sua esperienza di uomo, che, nella Valencia del 1978, mise a disposizione il proprio appartamento per la realizzazione di aborti clandestini. Entrò in contatto con decine di donne provenienti da ogni parte di Spagna, per poter abortire, e divenne parte integrante del gruppo clandestino. L'esperienza venne interrotta a Siviglia, da un'irruzione della Polizia, successivo processo e condanna. E' bello il finale dell'articolo, che fa riflettere non solo la Spagna, ma qualunque Paese, i cittadini di qualunque Paese, sulla necessità di non considerare mai i diritti come acquisiti per sempre e sulla necessità di essere sempre vigili, di non rinunciare mai al proprio voto, di aver ben chiara la società in cui si vuole vivere e di essere pronti a difenderla sempre, senza considerare i suoi progressi come definitivi. La Spagna, il Paese più invidiabile e ammirevole del primo decennio del XXI secolo, dimostra, con questa sua scivolata verso il passato più oscurantista, che non lo sono mai. La maggioranza delle donne confessava di essere contro l'aborto, fino a quando la loro gravidanza vinceva le loro resistenze; ogni donna aveva motivi per abortire ed erano sempre abbastanza potenti da essere disposte a rischiare la libertà e la vita. Ieri, come oggi, ci sono donne che abortiscono perché non vogliono essere madri in quel momento e quelle che lo fanno perché non 'possono' esserlo. Queste ultime potrebbero portare a termine le loro gravidanze, se contassero sul sostegno necessario. Della società o dei loro partners. La pratica totalità delle gravidanze non desiderate è il risultato di eiaculazioni irresponsabili in relazioni sessuali fisicamente soddisfacenti per gli uomini, anche se non necessariamente per le donne, che sono però quelle che sopportano le conseguenze. La legalizzazione ha dissipato le tenebre della clandestinità, il rischio per la salute delle donne e la mancanza di protezione legale per chi li pratica, ma non ha ottenuto una diminuzione significativa degli aborti, perché non si è avanzato nell'educazione sessuale. Oggi, quando sembrava che le donne avessero consolidato il loro diritto al voto, all'accesso all'educazione, al mercato del lavoro e al controllo della natalità, il PP ci ricorda che tutte le conquiste sono reversibili, e nel caso dell'aborto ci obbliga a rispolverare vecchi argomenti: che la legalizzazione non obbliga e che il diritto dei fecondatori a dire la propria non può prevalere su quelli della donna incinta, che se gli uomini partorissero l'aborto sarebbe legale, che si mette in discussione la capacità di decisione delle donne, perché le si vuole mantenere, loro e i loro corpi, sotto controllo, che se loro sono quelle che possono partorire, loro è il diritto a decidere. Indigna che limitino il diritto all'aborto le stesse persone che si oppongono all'educazione sessuale, al controllo della natalità, ai servizi sociali e che esigono alle donne di anteporre la cura dei figli e dei familiari non autonomi alla realizzazione personale, invece di esigere ai loro partners la co-responsabilità nella gestione delle cose domestiche. Gallardón promette che nessuna donna andrà in carcere per aver abortito. Lo stesso prometteva il PSOE all'inizio degli anni 80, ma allora significava un progresso e oggi una seria retrocessione che non possiamo permettere". Che la Spagna progressista, tollerante e aperta, che si è considerata un modello da raggiungere nello scorso decennio, resista e sappia fermare questo ritorno al passato.


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