Carissimi...
Dovessi parlare di una delle esperienze estetiche più sconvolgenti della mia vita vi parlerei di questa opera di Richard Strauss, Elektra, datata 1909, la quale presenta in germe tutte le rivoluzioni musicali del Novecento.
Il libretto di Hugo von Hofmannsthal è un capolavoro poetico dotato di una forza distruttiva. La trama è nota. Elettra è la figlia di Agamennone, il condottiero greco che al ritorno da Troia è stato ucciso dalla moglie Clitemnestra e dal suo amante, Egisto. La ragazza cela un attaccamento morboso al padre morto e organizza l'uccisione della madre per mano del fratello, Oreste, allontanato da Clitemnestra, che lo teme.
Insomma questa volta il punto non risiede nell'originalità della trama, pur dotata di una carica archetipica senza eguali, risalente agli albori della cultura occidentale: la storia è infatti una delle ultime manifestazioni in Grecia di una cultura matriarcale, femminile, che sarebbe poi stata soppiantata dall'egemonia del punto di vista maschile. No. Questa volta la rivoluzione risiede nella musica e nel menefreghismo dei due autori verso il loro pubblico borghese: basta con valori pacificanti, musichette fischiettabili ed omaggi ad una cultura ormai superata. Primo fatto: l'opera è breve, un'oretta e mezzo, in un atto unico (il taglio cinematografico si accentua sempre di più). Secondo fatto: l'opera è moderna perchè il libretto è sensibilissimo alla nuova cultura psicoanalitica nata da poco e pieno zeppo di riferimenti. Terzo fatto: l'opera è quasi tutta al femminile (a parte una partitura caricaturale affidata ad Egisto e un canto banale per Oreste). Cadono perciò tutte le convenzioni: non c'è la storia d'amore, non c'è l'afflato religioso più o meno autentico, non c'è (ma c'erano già state anticipazioni importanti di questo) mai interruzione alla musica, che somiglia sempre più ad una colonna sonora.
Qualche esempio di ciò che ho scritto sopra. Crisostemis, la passionale sorella di Elettra, è una nevrotica repressa a cui non importa nulla della vendetta; teme la madre e desidera solo poter uscire dal palazzo e vivere la sua vita sessuale. In una scena Elettra tenta di sedurla per convincerla a darle una mano (?!). Clitemnestra è un'isterica in preda a manie di persecuzione e sensi di colpa per l'omicidio del marito, pronta a fare sacrifici umani per riuscire a tornare a dormire. Il duettone con la figlia che occupa la parte centrale dell'opera è un momento scioccante: per tutto il dialogo Elettra si mostra conciliante con la madre, sembra quasi riproporsi in alcuni istanti un clima di pacifica convivenza famigliare. Alla fine Elettra sbotta e le urla contro tutto il suo odio: qui la musica raggiunge livelli di violenza inauditi.
Ma al di là di questi fatti superficiali, la vera straordinarietà dell'opera risiede nel personaggio stesso di Elettra. La protagonista non abbandona MAI il palco ed è costretta a stare quasi sempre su un registro alto, acuto, a rendere la sua instabilità psicologica. E' sempre avvolta da masse di musica enormi, quindi si sbatte tutto il tempo per farsi sentire. La musica stessa è un sorta di anticipazione del metal: mai calma, sempre agitata, sempre mossa, casinista a livelli parossistici: trombe, tromboni, piatti, corni e chi più ne ha più ne metta.
Il mito originario è stato adattato a fini operistici. Oreste torna, Elettra vede in lui la possibilità concreta di vendicarsi dopo aver considerato l'idea di farlo da sola. Il momento dell'incontro tra i due è commovente. Dopo che la vendetta è compiuta, Elettra e Crisostemis sono convinte che la loro vita sotto la protezione di Oreste cambierà. Ma Oreste è il primo esponente di una cultura maschile, dove l'opinione della donna non conta nulla: la vendetta non sembra la ragione del suo ritorno, nè sembra interessargli la sorte delle sorelle. Elettra si lascia andare ad una folle danza di gioia per il palazzo. Ma la sua ragione di vita, anche a livello teatrale, non c'è più: perciò cade a terra, morta. La musica della danza di Elettra è la prima violazione consapevole di tutte le regole, da risultare quasi fastidiosa. Dal minuto 6 in poi la potete trovare in questo video (qui la Rysanek si dimostra essere la migliore Elektra di tutti i tempi).
Dovremo aspettare almeno Berg, quasi vent'anni dopo, per avere simili rivoluzioni a livello di musica operistica.