In netta contrapposizione con lo stato d’animo prenatalizio, il Capodanno mi esalta. E come ben sa chi ben mi conosce, sostituisco lo psicanalista con una lista di liste.
Prima che Fazio e Saviano li sdoganassero, io ho sempre stilato elenchi, procurandomi così un piacere perverso.Io faccio una lista di cose da fare ogni mattina in farmacia; prima di ogni week end e ogni domenica sera per la settimana; alla fine delle vacanze estive; prima di un esame; quando vado a fare la spesa; quando ho un pomeriggio libero da occupare; quando ho troppo da fare e non so trovare il principio; lo faccio prima di una festa, ma anche prima di partorire; lo faccio per tenere tutto sotto controllo; lo faccio per rimandare e prender tempo.
Regolarmente la mia lista viene perduta o scambiata per carta igienica, così che io possa ricominciare all’infinito.Per me che alterno stati di ignavia profonda a periodi di maniacale attivismo, gli elenchi sono la soluzione di continuità necessaria per tenere a bada le mie psicosi. Avere sottomano una sfilza di rassicuranti direttive è per me profondamente terapeutico.
Bene, dopo tali premesse, beccatevi questa lista di buoni propositi per il 2013.
Iniziamo:
- Comprare un pianoforte per pochi spiccioli, dipingerlo turchese e imparare a suonicchiarlo.
- Struccare, detergere e idratare il mio viso ogni sera, chè i 27 incombono e non è più tempo per lasciare tracce di mascara su cuscini e federe. Il nero colato aveva senso a 18 anni quando credevo di essere la Courtney Love de’ noantri, adesso l’effetto panda è da evitare.
- Dipingere le tre valigie trovate da un rigattiere a via Bellini e che adesso giacciono sconsolate nella mia camera da letto, piene di palloncini lunghi e code di marabù (particolare che non approfondirò in questa sede).
- Organizzare un cineforum nella prima stanza una volta a settimana. Ormai il cinema per me è un miraggio lontano e prevedo che la situazione non cambierà per i prossimi 2 anni, quindi è meglio trovare metodi alternativi per evitare l’abbrutimento.
- Comprare un tablet. Credo che sarei felice con un tablet. E anche la mia schiena lo sarebbe. Mesi fa ho rinunciato ad avere un cellulare, pensando che il pc potesse sostituire qualsiasi altra diavoleria elettronica.
o la borsa enorme con pannolini e ricambi vari, mandarini placa-fame-di-pupe-capricciose, bottiglietta di acqua, un settimanale che leggo nel traffico, make up (perché ne traffico mi trucco anche), documenti e soldi stropicciati, una caramella ciucciata e riposta con un paio di scontrini appiccicati.o una sacca con il computer, con annessi cavi.o un paio di figlie e i loro zainetti. o all’occorrenza buste piene di scarole, cavolfiori, e altra roba verde. O anche confezioni risparmio di trecento pannolini. In conclusione credo che a me il tablet dovrebbe darlo la mutua.
- Ricominciare a leggere libri. Come Nanni Moretti, io riesco a leggere solo così brevi. Brevissime. Articoli al massimo. A volte solo trafiletti. È che devo essere sempre vigile, il mio orecchio deve catturare sempre ogni suono, che l’istinto di mamma poi classifica in “fracasso innocente” o “sordo rumore, chiamare il 118”. Il che non è conciliabile con Dostoevskij. Rimpiango l’adolescenza solo perché potevo scomparire dentro una storia.
- Cimentarmi nella fotografia macro. Non vedo l’ora di rendere arte un bottone appoggiato su un cucchiaino d’argento (ho venduto l’anima a pinterest).
- Smettere di essere antipatica, perché con un minimo sforzo so che potrò diventare insopportabile.
- Scrivere un libro dal titolo “Fenomenologia del Nobraino” con tanto di videointervista, perché il fanatismo è una cosa seria. Orgogliogroupie.
Danke schon e poi aufwiedersehen, non piangere biondina ci vediamo next jahr also.