Il maestrale colpo era stato messo a segno nel ’98 ai danni del Banco di Roma e non solo. A dover essere risarciti per quel furto, due coniugi romani (oggi deceduti) che, oltre a vedersi sottratto il gruzzoletto depositato all’allora Banco di Roma (e oggi Unicredit), si sono visti respingere dalla Cassazione la richiesta di risarcimento danni per il contenuto della cassetta di sicurezza depositata nel Banco di Roma e rubata.
I ladri, prima di poter portare a casa il bottino (come fossero all’interno di un video game) avevano superato molti ostacoli: porte blindate con allarmi collegati alla questura, un caveau con tripla chiave e combinazione, controllo tv e, l’immancabile servizio continuo di vigilanza. Il “premio”, ovviamente, la refurtiva.
Difficile, per la banca, spiegare ai coniugi R. (Manlio e Franca) il fatto, così la coppia portò in giudizio l’istituto chiedendo il risarcimento per 36 milioni di lire. Il Tribunale civile di Roma aveva accolto la domanda ma nel 2005, la Corte d’appello, riconosceva alla banca una”colpa lieve” e non “grave” disponendo, altresì, un risarcimento di un milione di lire come “limite del massimale contrattuale” previsto in questi casi.
Per i giudici, infatti, «il furto è stato possibile grazie all’uso di tecniche sofisticate, all’epoca ignote a chi aveva il compito della prevenzione». Detta in soldoni: la banca, non essendo responsabile dell’abilità acquisita dal ladro, non paga.
Ma c’è di più, molto di più.
Oltre al danno, immancabile arriva anche la beffa perché, a pagare 1.700 euro per le spese processuali dovranno essere gli eredi della coppia che si son visti rigettare l’appello presentato alla Corte di Cassazione.«Il dispositivo della Cassazione non mi piace per nulla, la responsabilità è sempre e comunque della banca. È come se comprassi un prodotto non a norma, la responsabilità è del commerciante. Lo dice una legge italiana ispirata da una direttiva europea. – sottolinea Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori – Tu paghi un servizio: se questo non è adeguato, al di là delle tecnologie, deve arrivare il risarcimento. C’è una legge di conformità di cui non si è tenuto conto: il servizio dato dalla banca non è stato quello che hai comprato. – ed incalza- Un istituto di credito e di vigilanza deve essere capace di stare dietro alle tecnologie migliori: i ladri studiano e le banche stanno ferme? Vogliamo studiare il caso e valutare se intervenire»
Forse, visti anche i tassi d’interesse inesistenti, è il caso di tornare a nascondere i soldi sotto il mattone, o per chi preferisce, accomodarli sotto al materasso.
Marina Angelo