Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre,
Et mon sein, où chacun s’est meurtri tour à tour,
Est fait pour inspirer au politique un amour
Eternel et muet ainsi que la matière.
Sono versi dei Fiori del male di Baudelaire, è la prima quartina del sonetto dedicato alla Bellezza: “Io sono bella, o mortali, come un sogno di pietra”. E’ la Bellezza personificata che parla, con il consapevole fascino di essere difficilmente raggiungibile, forse impossibile per i mortali. E il suo seno, contro cui ciascuno s’è schiantato morendo, ad uno ad uno, è fatto per ispirare al politico un amore eterno e muto come la materia.
La seduzione della Bellezza, però, induce molti a perdere la testa, fino a cercare d’impossessarsi di un miraggio che parrebbe etereo, intangibile, fatto della sola materia dei desideri e dei pensieri, e che invece non può essere conquistato e posseduto come un oggetto che il più rapace può ghermire e portar via per sé.
Cincinnato il Saggio
Una seduzione irresistibile, un sogno di felicità e di potere, che anima una volontà di dominio incontenibile. E’ la maledizione faustiana che colpì Gian Carlo Corada, catturato e spossessato di sé da un desiderio di appropriarsi di un bene che può solo essere donato dagli elettori, e solo per un periodo temporaneo. Ma questo Corada lo dimenticò, ossessionato com’era dalla più truce e insaziabile delle passioni, che s’impadronì di lui come un demone incontrollabile. Perché, o sindaco ed ex presidente di Provincia, perché proprio che tu che tante volte dicesti di voler tornare alle sudate carte, cadesti in tale baratro di voluttà di potere? Eppur sapevi che il Potere non si lascia conquistare! Non è oggetto!
Je hais le mouvement qui déplace les lignes,
Et jamais je ne pleure et jamais je ne ris
Chi perse la testa è Gian Carlo Corada, il professore, sì, lui, che diè di cozzo contro una statua di pietra che l’ammaccò sino a ridurlo peggio del suo collega dell’Angelo Azzurro, nell’indifferenza dell’oggetto inafferrabile del desiderio, che nemmeno ride né piange delle sue vittime, la sovrumana Beauté di Baudelaire, che odia il movimento che scompagina le linee, e mai non piange, e mai non ride!
La pazzia di Corada fu più dannosa di quella d’Orlando, ma nessun Astolfo, nessun cavaliere in groppa all’ippogrifo volò sulla luna a recuperare il perduto senno dell’uomo perdutamente invaghito della fascia tricolore.
Quel che offende il senso democratico innato in ognuno che mai votò a sinistra è la bramosia coradesca di usare ogni mezzo all’interno del suo partito, un partito di origine socialista, comunista addirittura, per brandire come una Durlindana satanica contro gli avversari interni un sondaggio riservato composto da mille domande (mille!) che lo davano largamente in testa su qualunque avversario. La fiducia del sindaco arrivava, secondo Pagnoncelli, al 74%! Un dato degno di Gianni Pilo e Silvio Berlusconi!
Corada circondato e vinto dai potenti. Da sinistra: Corrado Barberis, presidente dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale, Giandomenico Auricchio, presidente di Federalimentare, Giancarlo Corada, sindaco di Cremona e Antonio Piva, presidente della Fiera di Cremona.
Follia pura. Sondaggi al posto delle voci dei cremonesi che bussano alla porta, delirio di onnipotenza al posto dell’amore del popol laborioso ma tradito dalla fame di potere dello scatenato barone rosso!
Si narra di un Pizzetti che volle scalzare Corada ad ogni costo, sin dal 2008, con una larga manovra che conquideva Beluzzi, giudice fatale, riconoscendo la lucidità pizzettiana proprio lo sguardo obnubilato e perso del sindaco che se stesso più non era e del socialismo ormai non conosceva che l’ambiguità storicamente più temibile. Ma perché, perché, ex sindaco nostro? Perché non fosti allievo di Cincinnato, ma del folle Cesare Borgia?
E il popolo che soffriva, il ceto medio basso, il vasto elettorato dei precari, dei cassintegrati, dei pensionati sofferenti, di coloro che barcollavano già sull’orlo del baratro della povertà più nera, perché non seppe più ispirarti?
Ma ti aveva mai ispirato?
Qui sta il punto.
Corada ha navigato fra i notabili, ha conquistato la fiducia dei potenti, ha proposto opere infrastrutturali che gridano vendetta al consiglio dei tecnici montiani e della Bce, opere senza il minimo senso, costose, dannose, terribili come le piaghe d’Egitto! Per far politica ha puntato solo sull’investimento di ingenti, impossibili, insensate masse di danaro!
Autostrade insensate, ponti pazzeschi, imperiali parchi dei monasteri non realizzati perché forse impossibili allo stesso Napoleone, forse adatti più alle trame invereconde di un nero Principe machiavellico che a un sindaco della decadente Cremona.
Il compagno Pizzetti tentò di disarcionare Corada, il cavaliere lanciato nella folle corsa verso il precipizio senza fondo, il compagno Pizzetti si unì ad alleati interni possenti, il compagno Pizzetti cercò di scalzarlo, di ridurlo a ragione, come si narra nei crocchi degli smarriti compagni. Nulla da fare: il sindaco posseduto da un invisibile ma invincibile demone dostoevkijano s’impose con orrido furore, esercitando una violenza inaudita contro lo sviluppo democratico del suo partito, proprio Corada, forte del sostegno dei potenti, dei forti, illuso che chiunque lo seguisse dell’ignaro popolo! Che aveva bisogno di tutt’altro! Non restò quindi che un patto che poi condusse alcuni uomini del Pd a fondamentali presidenze. Pizzetti tamponò le falle della Cremona che affondava nel fango. Qualcuno si rende conto di come sarebbe conciata ora l’Aem senza Albertoni? E se il presidente fosse stato un altro Pasquali?
Così si narra della Waterloo coradesca e del fremebondo salvataggio pizzettiano in nome di un bene superiore. E la cosa più triste è che non importa, no, non ha alcun valore che tutto ciò sia vero! Lo è, ma non ha alcun interesse che sia andata così, perché i cittadini non hanno partecipato, non hanno saputo nulla delle riunioni tenutesi in sale piene di fumo, sono stati contati come pedine da Pagnoncelli-Pilo a loro insaputa! Tutta lì la loro partecipazione!
Perché mai, mai l’interesse dei cittadini straziati dalla crisi economica più velenosa, feroce, manipolata e odiosa di tutti i tempi, mai l’interesse dei cittadini fu contemplato!
Non ci si può presentare alle elezioni in quel modo! Lo disse anche Titta Magnoli, il segretario provinciale, il Vate inascoltato, l’analista armato di buona volontà, che non sappiamo se mai potrà esser se stesso fino in fondo, sconsquassando dunque il marcito Pd, uccidendolo con amore e facendolo risorgere giovane, popolare, semplice, amico di chi ha studiato e commosso da chi non trova ascolto, accanto ai cittadini bisognosi di idee, di opportunità di collaborare, di entrare a partecipare alla vita di una città che voglia ancora giocarsi una carta vincente! Puntare sui propri migliori uomini e donne (soprattutto donne, per una volta).
Le idee nuove circolano se i candidati vengono scelti con criteri simili a quelli previsti dal testo unico sugli enti locali e dagli statuti comunali a proposito delle società partecipate dai Comune, ovvero nominando persone di comprovata professionalità, capacità, esperienza ma non benedetta da un nuovo Gianni Pilo! Questo criterio però non basta. Occorre che i nuovi amministratori sappiamo far vivere i Comuni con pochi soldi, attivando iniziative a basso costo, non c’è alternativa. E sì, si può fare, altrimenti non ci si provi nemmeno a candidarsi! Ci vuole fantasia, occorre attivare la collaborazione anche di consulenti volontari, anche di gruppi di neolaureati, non servono necessariamente capitali da spendere in consulenze di studi legali milanesi boriosi, costosissimi e incapaci di risolvere alcunché! Le risorse economiche scarse sono, se si vuole, anche una garanzia: che i potenti non condizioneranno le scelte, perché di loro e dei loro soldi non ci sarà necessariamente bisogno per far quadrare i conti.
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