La partecipazione alle elezioni legislative per votare i 395 deputati alla prima camera del Parlamento marocchino si è fermato a quota 45% dopo la chiusura dei seggi ale 19.00 di ieri, ha annunciato stamani il Ministro dell’Interno, Taib Cherkaoui. Tasso che si scosta nettamente da quello delle legislative del 2007 che si chiusero al 37%. “E’ una prima stima”, ha precisato Cherkaoui nel corso della conferenza stampa aggiungendo che “lo scrutigno si è svolto in un contesto normale e con un clima di mobilizzazione e di responsabilità”. Il ministro della Comunicazione Khalid Naciri ha dichiarato invece che “la competizione elettorale è stata ardua e il processo di maturazione democratica è veramente avanzato. Il potere pubblico ha fatto tutto il possibile perchè queste elezioni fossero un momento democratico sano e trasparente”. Qualcosa come 13,5 milioni di marocchini sono stati chiamati alle urne per eleggere i 395 deputati del parlamento, uno scrutigno che ha avuto come posta in gioco un possibile sfondamento del partito Giustizia e Sviluppo (PJD, islamico moderato), principale partito di opposizione parlamentare. Il ministro Cherkaoui ha aggiunto nella sua conferenza stampa che i risultati definitivi dei 31 partiti politici partecipanti a queste elezioni non potranno essere conosciuti prima di domenica pomeriggio. Inserite nel movimento della primavera araba oramai autunnale, queste consultazioni elettorali arrivano subito dopo quelle della Tunisia e prima dell’Egitto, due paesi dove l’Islam politico naviga con il vento in poppa, vedi anche Turchia. Il partito islamico di Abdellah Benkirane grida vittoria già da ieri sera, acclamando per se oltre 90 seggi in Parlamento, raggiungendo di fatto la maggioranza, ma niente al momento è sicuro o certo. I due principali avversari degli islamisti sono due partiti aguerriti, membri della coalizione governativa: l’Istiqlal (Indipendenti) del Primo Ministro uscente Abbas El Fassi e il Rassemblment national des indipéndentans (RNI, liberali), il cui segretario generale è l’attuale ministro uscente delle Finanze, Salaheddine Mezouar. Queste legislative sono state boicottate da tre partiti di sinistra, oltre al Movimento 20 Febbraio, che reclamano delle riforme costituzionali profonde e una limitazione dei poteri della monarchia. Secondo questi gruppi, la nuova Costituzione, adottata in massa con un referendum svoltosi in luglio, non ha risposto alle loro attese democratiche. Il voto di ieri ha avuto luogo cinque mesi dopo l’adozione della nuova carta costituzionale che ha rafforzato i poteri del Parlamento e del Primo Ministro, preservando di fatto la preminenza politica e religiosa del re Mohammed VI.
Credits: AFP – AuFaitMaroc
31.620801 -7.983810