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Questa elezione parlamentare coincide con una situazione complessivamente aggravata per due ordini di motivi.
Il Governo - Chi è il Primo Ministro in carica? A Tripolic’è Abdullah Al-Thinni, un premier eternamente“ad interim”. Rifiuta di creare un suo gabinetto, ma aveva altresì rifiutato di cedere la poltrona ad Ahmed Maiteeq, tenendo duro fino a che la Suprema Corte ha invalidato l’elezione. A Bengasi prosegue da febbraio la ribellione contro le Istituzioni capeggiata dal generale Kalifa Haftar. Sempre in Cirenaica, è tornato Ali Zeidan; fuggito in Germania per evitare l’arresto dopo la malagestione della vicenda Morning Glory (la petroliera col greggio che la Cirenaica cercava di vendere in autonomia, senza intervento dell’ente petrolifero nazionale; vicenda risolta con l’intervento delle forze statunitensi), ora si dichiara innocente e ribadisce d’essere tuttora il primo ministro legittimo.
La sovranità nazionale – Violazionio accordi segreti?Oltre al potere reale che persiste saldamente nelle milizie, anche gli Stati Uniti agiscono di propria iniziativa realizzando blitz in territorio libico per catturare i terroristi che intendono processare.Il 15 giugno le forze speciali Usa e l’Fbi, hanno catturato Ahmed Abu Khatallah, comandante di Ansar Al Sharia, lo hanno trasportato su una nave nel Mediterraneo e poi in America, dove già è sotto interrogatorio, accusato dell’attacco dell’11 settembre 2012 al “consolato” Usa, dove morirono l’ambasciatore Stevens e tre addetti alla sicurezza. (nota*1)
Svolgimento delle elezioni
La registrazione al voto poteva avvenire, in modo unico al mondo, via cellulare. Registrati 1 milionemezzo, su 2milioni e 800 mila di aventi diritto, votanti effettivi solo in 630.000.
In Cirenaica e altre parti del paese non tutti i seggi hanno potuto aprire per ragioni di sicurezza; nel Fezzan le città di Murzuq e Sebha hanno potuto votare solo il giorno successivo. La TV libica ha mostrato seggi elettorali per lo più
vuoti nelle principali città; si sono verificati disordini e scontri che hanno creato almeno cinque vittime e numerosi feriti a Bengasi. Le organizzazioni internazionali, come il Carter Center, non hanno voluto inviare osservatori, come del resto era già avvenuto per le elezioni in Egitto.Un’anziana elettrice intervistata all’uscita dal seggio dal reporter del Telegraph racconta di aver votato la prima volta nel 1950 sotto re Idris e aggiunge “ Gheddafi non era male al principio, poi è ammattito e si è circondato di matti. Questi del Congresso, invece, erano già dei pazzi fin dall’inizio “
Sui media internazionali queste elezioni, a differenza del 2012, sono passate per lo più sotto silenzio. Della Libia in questi giorni si parla per uno dei molti attentati.
Salwa Abugaighis
L’uccisione di Salwa Abugaighis, collegialmente definita insigne avvocato, attivista dei diritti umani e delle donne, in prima fila nella “rivoluzione” e membro del CNT.
In realtà è dubbio che ai media fosse molto nota, dal momento che le prime agenzie sbagliavano nell’indicare il nome (Salma anziché Salwa) e c’è tuttora nebulosità sul passato antecedente il 2011 di quest’avvenente signora che sembra una controfigura di Christian Amanpour, il volto internazionale della CNN.
Inquietanti il silenzio sulla sorte del marito scomparso e la mancanza di rivendicazioni dell’attentato. Questo consente ad alcuni di accusare Ansar al Sharia, come ritorsione per la cattura di Khatallah (perché mai proprio la Abugaigis e, forse, il marito? Doppia nazionalità? Attività professionali?) e ad altri di puntare fantasiosamente il dito contro la nuova star delle nefandezze internazionali: Boko Haram.
Al di là di tutte le considerazione limitate ai dati della cronaca, si può affermare che in Libia si affrontano due principali militarizzati.
Il primo schieramento, sponsorizzato soprattutto dall’Egitto, dall’Arabia Saudita, con ammiccamenti occidentali, risponde al generale in pensione Khalifa Haftar. Il raggruppamento ha il punto di forza nella milizia di Zintan (quella che detiene Saif Al Islam Gheddafi) e dispone di velivoli di fabbricazione russa. Haftar si è imposto con l’operazione “Al Karama” per scacciare i “terroristi” dall’est della Libia. Gli osservatori qualificati ritengono che una sua vittoria darebbe all’Egitto l’accesso alle ricchezze petrolifere della Cirenaica. Le visite al Cairo di Kerry il 22 giugno e del Re Abdallah dell’Arabia Saudita il 21 (con baci e abbracci ad Al Sisi in aeroporto) stanno ad indicare abboccamenti riguardanti il futuro della Libia?
Il secondoschieramento è manovrato dalla potente milizia di Misurata, alleata con Ansar al-Sharia. Si tende a considerarlo lo schieramento “dei” Fratelli Musulmani, echeggiando la decisione egiziana di definire questi ultimi un’organizzazione terrorista; ciò le aliena immediatamente le simpatie occidentali, ma potrebbe ricevere aiuti dal Qatar che già durante la sanguinosa ribellione del 2011 armava i miliziani di Misurata. La forte componente vicina al Fratelli Musulmani che era presente nel Congresso è la ragione principale del ricorso alle urne, nella speranza che la Fratellanza abbia perso una fetta di elettorato.
Per queste ragioni, il risultato elettorale che, secondo il comunicato della Commissione Elettorale di sabato 28 giugno, si avrà fra due settimane (!) è di grande importanza non solamente per i libici, ma per tutta l’area mediterranea. In particolare per l’Italia, sia per i concreti interessi nazionali, sia in quanto “portaerei” della Nato e delle forse americane.
Che cosa significa realmente la decisione annunciata il giorno seguente al voto che il nuovo parlamento avrà sede non più nella capitale Tripoli ma nel capoluogo della Cirenaica, Bengasi?
Ufficialmente “per aiutare le istituzioni statali in una regione dove la legge e l’ordine sono inesistenti”, ma a prima vista sembra, proprio per la ragione addotta, la più pericolosa mossa da fare. Per ora non si conoscono reazioni da parte della popolazione della capitale.
La Libia torna al voto, video- report di Amedeo Ricucci per Rai1
&
Chris Stevens
nota 1 Nell’immediatezza, la ragione dell’attacco al cosiddetto consolato americano di Bengasi venne rappresentata come una vendetta della milizia Ansar Al Sharia per un video offensivo del Profeta Muhammad. Subito però, grazie alle investigazioni della CNN, si comprese che il “consolato” non era una sede diplomatica ma affaristica Ora dal libro di memorie di Hilary Clinton si apprende che l’Intelligence sapeva che il motivo era una “commemorazione” dell’attacco alle Torri Gemelle; fu Barack Obama a imporle di mentire per non turbare l’opinione pubblica americana. Ma c’è altro da tenere a mente, pur con le mille cautele che consigliano le rivelazioni delle “talpe”: secondo lo scrittore e politologo americano Roger L. Simon la presenza di Stevens a Bengasi era motivata dal riprendersi i missili Stinger che gli insorti avevano avuto in dotazione nel 2011 dal Dipartimento di Stato. Non dalla CIA come si potrebbe supporre, perché l’agenzia si era dichiarata contraria, ma su ordine della Clinton “perché questo avrebbe permesso di rovesciare più facilmente Gheddafi ” . A Stevens era stato dato il compito di far sparire tracce e prove quando divenne chiaro che i “ribelli” in realtà erano gruppi di obbedienza ad Al-Qaeda.
raccolta articoli sull’11 settembre di Bengasi
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