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Elezioni sì, no, boh. L’unica regola è l’articolo 5…

Creato il 27 agosto 2010 da Massmedili
Amin Maalouf.jpg AMIN MAALOUF “Berlusconi convince Bossi: no al voto“. Il titolo è del Corriere, ma giovedì uscivano così più o meno tutti i quotidiani principali. E a me veniva da chiedermi: “machissene?”.

Non che me non me ne freghi niente se ci sono le elezioni, per carità, se non altro perché toccherà anche a me pagare il conto (un minimo di 900 milioni – ma la vecchia stima di Maroni (che contuinua ad attaccare gli extracomunitari, anche se per poco a Varese lo linciano gli ultracomunitari tifosi dell’Atalanta, tutti rigorosamente padani) per le amministrative è bassina, tiene conto solo dell’esborso attivo dello Stato e non delle spese di propaganda, di sicurezza e del tempo perso per scuole e lavoro  - diviso 60 milioni di persone: farebbe 15 euro a testa. Se tutti pagassero le tasse.  In realtà per ogni contribuente attivo si sale almeno a un 60 euro tendenti a 100, tanto per chiarire di che si parla.

E’ che in mezzo secolo di vita non mi sono mai sentito tanto impotente verso le cose che succedono neanche quando la mia mamma mi faceva mangiare i finocchi lessi a schiaffoni (mi fanno vomitare). Avevo giusto tre o quattro anni…

Di che cosa parlano i giornali? Di cosa biascica la politica? C’è stato l’incontro di Villa Campari da cui si deduce prima di tutto che Berlusconi si è fatto un’altra villa, stavolta in Piemonte. Facciamocene una ragione. D’altro canto se continuiamo a regalargli denaro, come i 360 milioni di tasse risparmiati sulla Mondadori con leggina ad hoc – 6 euro 6 che ogni italiano si è tolto di tasca sua per regalarglieli al premier! O meglio circa 24 se si considera solo chi le tasse le paga – da qualche parte dovrà pur ammucchiarli. Diciamo che così almeno non li porta all’estero: sull’Espresso di questa settimana la notizia che invece di mollare le ville in Sardegna avrebbe speso altri 24,5 milioni di euro (40 cent x italiano, un euro e 20 per contribuente) per comperare altri terreni intorno a Villa Certosa e renderla a prova di paparazzi. A margine dell’incontro salta fuori che il Berlusca e il Bossi, tanto per gradire, ci hanno informato delle loro priorità: giustizia e federalismo. E di questo parlerà il paese il prossimo mese, oltre naturalmente del tormentone dell’estate: l’appartamentino (70 metri quadrati) affittato dal cognato di Fini a Montecarlo. La villa di Macherio che il premiere NON vuole dare in usufrutto alla ex moglie Veronica (infondo se l’ha sposato sarà anche un po’ colpa sua, no?) invece, per chi se lo fosse scordato, di metri quadrati ne fa circa 20 mila, cioè due ettari. La villa, mica il parco…

Del fatto che i consumi vadano a picco, che ancora non sono finite le ferie e già il latte che al supermercato il 30 luglio costava 89 cent ora ne costa 94 (ma agli allevatori ne pagano sempre 33, la stessa cifra da 5 anni: la differenza va finanziare il provvedimento anti quote latte), che la benzina è lì che aspetta di schizzare (ma non era già aumentata a luglio?), del lavoro che crolla ovunque, che si fa, non se ne parla? Che poi le case degli americani crollino anche loro di prezzo, sai chi se ne frega? Mica è qui da noi, con il 50/60% della ricchezza delle famiglie in immobili, la più alta percentuale mondiale di famiglie proprietarie di casa (siamo intorno a 90%) che le case crollano. E nel caso certamente NON le ville del non allampanato nostro premier. Quelle degli altri (noi) a lui chegliene?

Insomma, elezioni entro l’anno no, no, no. Ma il Fini che minacciava la tenuta del Governo, che fine ha fatto?

Gliele ha cantate Walterino Zombi Veltroni dalle pagine del Corriere, che per tornare a sproloquiare ha dovuto dire che anche lui è unto dal popolo perché “poco più di due anni fa” 14 milioni di italiani lo hanno spontaneamente votato alle primarie (mi tiro fuori: ho votato la Bindi. Non condivido le sue posizioni religiose ma era ed è meno rincoglionita di Veltroni). Insomma, anche lui è un po’ figlio del popolo sovrano, come il non allampanato. Cosa ha detto Walterino? Che non si può fare l’ammucchiata contro Berlusconi, che si perde ed è di cattivo gusto. Dunqu Fini resti fiori dalla porta, Casini pure, che la sinistra fa da sè, destra, sinistra e centro insieme non stanno bene… Non a caso gli unici commenti positivi a caldo sono stati di Cicchitto e di Gasparri: bravo Walter, hai i supporter che ti meriti! Poi, quando Bersani su Repubblica ha invece giustamente detto “no, pur di mandare a casa quello è giusto fare anche l’ammucchiata” (magari senza escort) è esploso anche il non allampanato: vecchie idee! Soltanto chiacchiere! I fatti li facciamo solo noi! E certo, se gli altri si mettono d’accordo per lui potrebbero profilarsi cavoli amari… Allora benvenga il Veltronissimo con le sue idee balorde, pensa il Cav.

Ora, tutto, per favore, ma non date retta a Veltroni. Mi sembra di leggere un vecchio, bellissimo libro di Amin Maalouf  ”Le crociate viste dagli arabi“, quando descriveva le reazioni scomposte dei cristiani di Oriente all’arrivo dei mussulmani, non solo divisi fra ortodossi, copti e cattolici, ma all’interno degli stessi cattolici in lotta fra romani, melchiti, maroniti, armeni (Maalouf lo sa bene: è figlio di una melchita siriaca e di un maronita libanese) e comunque molto più preoccupati di scomunicare i monofisiti (sono sempre cristiani) turchi che di contrastare l’avanzata dell’Islam…

L’ultimo libro di Maalouf “Un mondo senza regole” (Bompiani, bellissimo: fondamentale per chi vuole capire che cosa sta succedendo in questo triste mondo malato) spiega anche che i rimasugli delle comunità cristiane d’Oriente, sopravvissuti per 13 secoli alla marea islamica e al Veltronismo psichiatrico da cui sono affette sono giusto sul punto di essere cancellate dalla storia dalle geniali guerre volute da George W Bush e da noi fieramente cantate da eroi di indubbio coraggio come Giuliano Ferrara, pronti a castigare i pacifisti e i deboli e a sviolinare i potenti… Ovvero dall’atteggiamento ottusamente antiarabo e antimussulmano tanto vellicato fra le popolazioni dell’Occidente (di oggi sul Corriere la notizia “mai l’8 per mille degli italiani all’Islam”: atteggiamento pacato e ragionevole, non vi pare?).

Ma anche che l’Occidente non è mica messo tanto bene di suo. Cosa gli è venuto poi in mente di gioire per la caduta del comunismo? Adesso si ritrova con un tre miliardi di Cindiani che più o meno controllano l’economia globale, senza più industria (qualsiasi cosa costa meno farla in Oriente, dove guarda, guarda, spesso sono anche più bravi a farla…), con un sistema consumista fatto di gente che non consuma…

E soprattutto, le vecchie regole, con la separazione dei poteri dettata tre secoli fa da Montesquieu, che hanno permesso la nascita e l’affermazione delle democrazie moderne, non stanno più in piedi né in Europa e America ma neanche nei nuovi paesi emergenti: vedi la Cina con il boom economico senza democrazia e l’ingorgo automobilistico di 300 chilometri che ci vorrà un mese a sciogliere, il tanto decantato Brasile dove a Sao Paulo (seconda città del paese) se non stai in un’enclave con guardie armate notte e giorno,  rischi la vita solo a uscire in strada, per non parlare del Messico, sulla porta di casa degli USA, dove oltre alla guerra di gang di Ciudad Juarez ormai tutto il nord del paese sembra in mano alle cosche criminali e la vita umana non vale un cicca…

Insomma, le regole che oggi funzionano sono solo quelle del più forte, con Marchionne che dice “basta lotta padroni-operai” ma vuol dire solo “operai arrendetevi” che tanto le Panda costa meno farle in Polonia ma forse in Serbia meno ancora, e Tremonti che aggiunge che “bisogna smantellare certi sistemi di sicurezza”, perché tanto nelle nostre industrie, per incidenti sul lavoro, non si fa male mai nessuno, e oggi perdere il lavoro è quasi impossibile, come dimostrano gli ultracomunitari della Val Brembana, passati in 2 anni da disoccupazione zero a livelli a due cifre che più che la Lombardia ricordano la Sicilia o la Calabria… E infatti, anche se con la scusa del calcio, poi cercano i accoppare Maroni, così, tanto per far qualcosa.

In molti casi vake solo il famigerato articolo quinto (chi ha i soldi in mano ha vinto) della tradizione milanese, portato dal Berlusca ad arte di governo. Chi se ne frega che perde la maggioranza al Senato? Tanto con l’attuale sistema elettorale i cittadini mica votano i parlamentari, votano i partiti. Ma se un parlamentare cambia casacca, mica deve dimettersi: è il partito (e l’elettore) che viene fregato (vedi il caso Di Gregorio la scorsa legislatura). Dunque, dicevo, chi se ne frega se non ha la maggioranza in qualche camera? Si comprerà qualche oppositore…

Due considerazioni finali. Primo: con l’articolo quinto non si costruisce un tubo, perché quello che di solito arriva dopo è l’articolo sei (mani in alto e i soldi sono miei), che non costituisce una base molto felice per una convivenza civile.

Seconda considerazione finale: destra, sinistra, centro, nuova Dc. Fini, Casini, Bersani, Vendola, Di Pietro, Buttiglione. Chissenefrega. Tutti insieme per una causa comune, mandare a casa lo gnomo dipinto (e i fubastri verdastri dei padani) e tornare a lavorare sui problemi veri nostri, mica quelli del collezionista di ville. Solo insieme si può fare. Per i distinguo c’è tutto il tempo del mondo. Dopo, però.


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