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Eli Roth: “ecco il mio omaggio a Ruggero Deodato”

Creato il 13 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Presentato fuori concorso al Festival di RomaThe Green Inferno è il nuovo atteso film di Eli Roth, l’ex pupillo di Quentin Tarantino, amante come il suo mentore del cinema di genere italiano degli anni ’70-‘80. Un amore esplicitato anche in quest’ultima opera, che richiama chiaramenteCannibal Holocaust di Ruggero Deodato, il cult movie del 1980 che ha dato il via al filone “cannibalico” in Italia e non solo. Ad accompagnare The Green Inferno all’anteprima romana, il regista Roth e la protagonista Lorenza Izzo.Eli, da dove viene e quando inizia il tuo amore per il cinema di genere italiano?Eli Roth: come sapete io adoro il cinema di genere italiano, sono cresciuto con i film italiani diArgento, Fulci, Martino, Mario e Lamberto Bava. Nessuno è bravo a far vedere la violenza sul grande schermo come gli italiani.E l’amore per Deodato?Eli Roth: Ho visto Cannibal Holocaust più volte. La prima volta mi sconvolse perché credevo davvero che avessero ucciso tutte quelle persone. Deodato ha preso l’estetica del neorealismo italiano e la violenza di Corbucci, abbinando le due cose. Il cinema “cannibal” è nato con questo film. Tutti i film di questo genere, come ad esempio anche Cannibal Ferox di Umberto Lenzi, sono i più importanti per la mia formazione artistica.The Green Inferno - Foto Cast 11Lorenza tu conoscevi questi film?Lorenza Izzo: Non sapevo molto di questi film, Deodato non lo conoscevo per niente, me l’ha fatto scoprire Eli.Eli, come hai riletto il film di Deodato?Eli Roth: Deodato era solo l’ispirazione. Volevo fare un film folle, un film per un moderno pubblico americano, che ormai vive su quello che io chiamo “attivismo in poltrona”, usando twitter, un luogo dove la gente sale in cattedra e vuole dimostrare di tenere alle questioni importanti alle cose ma in realtà premono un tasto e basta.Lorenza, com’è stato lavorare nella foresta amazzonica, senza contatti con l’esterno?Lorenza Izzo: All’inizio non riuscivamo a farcela, non c’era corrente elettrica, non c’era luce. E quando ti trovi una situazione del genere sei costretto a comunicare. Non avere a disposizione la tecnologia ti fa riapprezzare il valore della comunicazione. A volte siamo così legati alla tecnologia che ci dimentichiamo che possiamo comunicare direttamente con gli altri.Eli, in un’intervista hai detto che ti sei ispirato anche a Werner Herzog…Eli RothCannibal Holocaust è il film che mi ha ispirato, però visivamente mentre giravo pensavo anche ad Herzog. Siamo entrati in Amazzonia e ci siamo ritrovati a girare sullo stesso fiume doveHerzog ha girato Aguirre. Mi  è venuto quindi normale pensare al suo cinema. Ma si tratta solo d’ispirazioni, perché comunque volevo cercare la mia estetica, la mia visione: ho deciso di iniziare il film a New York, come fosse uno Spider man, poi quando la narrazione si sposta in Amazzonia ho cercato uno stile un po’ alla Herzog e poi nel villaggio invece mi sono avvicinato ad un’estetica quasi documentaristica.Di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.netFoto di Federica De Masi per Oggialcinema.net


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