Stilisti della domenica: Elsa Schiapparelli
Buonasera a tutti! Dopo tanto tempo eccoci di ritorno su questa rubrica…sarà che ho ritrovato il mitico quadernino con gli appunti delle mie lezioni di costume sul ’900, sarà che alla fine la mostra di abiti a Venaria ci sarà e quindi ultimamente sono gasatissima, sta di fatto che ho una gran voglia di dare nuova linfa a questa rubrica, sonnolente per troppo tempo, e ho deciso di dare una bella scossa buttandomi nel moderno (ho ancora un pò di timore ad affrontare Chanel,ma prima o poi tratterò anche di lei). Ultima informazione prima di presentarvi la nostra ospite della serata: oggi sono andata al Salone del Libro, sperando di poter fare una buona caccia grossa di libri di moda…invece sono tornata a casa delusa: tutti i libri taschen interessanti in materia, e una serie di libri con cartamodelli di abiti antichi inglesi (oh sogno proibito da 56 euro a libro per 40 pagine scarse, e in bianco e nero!) non erano minimamente scontati,a differenza delle monografie degli artisti a 9,99 (ne ho prese due, che vedrete a breve nella mia libreria di anobii). Ultimo aggiornamento e poi la smetto, ho aggiunto il badge con la mini-libreria di anobii nella colonna destra del blog, se volete farmi visita, ed eventualmente aggiungermi tra i vostri amici, siete i benvenuti.
Ma passiamo ora a presentare la nostra ospite: Elsa Schiapparelli.
Elsa nacque a Roma il 10 settembre 1890, da una famiglia di intellettuali piemontesi trasferitesi a Roma poichè il padre di Elsa aveva ottenuto l’incarico di direttore della biblioteca dell’Accademia dei Lincei dal Re Vittorio Emanuele II; la madre, invece, proveniva dall’aristocrazia napoletana e le origini della sua famiglia risalivano fino ai Medici. Tutto ciò per farvi capire quanto il suo contesto sociale e la sua formazione culturale fossero diversi dalla sua antagonista principale: Coco Chanel.
Elsa Schiapparelli (Roma 1890- Parigi 1973)
La giovinezza di Elsa trascorre tutti nei palazzi della Roma dorata e aristocratica dei primi del ’900, e sarà poi una componente costante nella sua produzione; grazie anche forse all’aria intellettuale che si respirava in famiglia (il padre era diventato docente di lingue e letterature arabe, e lo zio aveva fondato il Museo Egizio di Torino) si mise a scrivere una raccolta di poesie che un suo zio paterno fece pubblicare con il titolo di Arethusa, se il pubblico, e la critica, reagirono bene a questa sua opera, non si può dire altrettanto del padre, che la rinchiuse in un convento in Svizzera.
Nel 1913 si trasferisce a Londra, dove conobbe il conte William de Wendt de Kerlor, che sposò all’ inizio del 1914, dopodichè nel 1919 si trasferì a New York, città magnifica che in quegli anni ospitava anche gli artisti dell’avanguardia dadaista: Man Ray, Baron de Meyer, Alfred Stieglitz e Marcel Duchamp, che Elsa ebbe modo di conoscere diffusamente grazie all’amicizia con Gavi Picavia. Prima di sposare il conte, Elsa aveva avuto modo di conoscere tutto il bel mondo parigino, e, quando vi tornò nel 1922, entrò in contatto con l’haute couture parigina, tant’è che, accompagnando un’amica da Poiret, le venne regalato un abito dal grande stilista in persona (lei fù una dei pochi a sostenerlo più tardi durante la disgrazia).
Il 1925 segna l’inizio della carriera di Elsa come stilista, si dedica infatti agli abiti sportivi, caraterizzati da colori molto brillanti (che rimandano sia a Poiret che a un estetica di tipo futuristica) e da una forte tendenza alla sperimentazione di nuovi tessuti; ma la sua vera fortuna furono i golf: realizzati a maglia doppia, erano decorati con la tecnica del trompe l’oil e proponevano dalle maglie color carne con i tatuaggi da marinaio a simulare l’illusione della nubità, all’ idea di una ” maglia a raggi X”, quindi con uno scheletro ( realizzato come se fosse una finta radiografia) sulla schiena. Per poterli promuovere li indossava lei stessa, e prese ad abbinarli ad una gonna in crêpe: questo ensamble venne venduto ad un prezzo molto alto, e intuì subito la necessità di realizzarne delle “Limited Edition”.
Due golf decorati a trompe l'oil
Nel 1928 nasce “Schiapparelli pour le sports” e lancia la m0da del pigiama da spiaggia, mentre è con gli anni ’30 che inizia la sua produzione vera e propria di abiti per la sera e la città, con spalle molto enfatizzate, gonne-pantaloni per il giorno e completi composti da gonna e giacca per la sera: l’ideale per la donna post-crisi del 1929 che inizia a muovere i suoi primi passi nel mondo del lavoro, e che deve vedersela con la concorrenza maschile, l’abito diventa così una sorta di “divisa da guerra” che agisce come scudo difensivo dall’ eccessiva femminilità: silhouette-grattacielo, che simuli la muscolatura dell’uomo, con il seno schermato dal doppiopetto completato da revers a punta.
Suit,1938
autunno/inverno 1938-39
Le sue ispirazioni provenivano dalle fonti più svariate: si andava dagli abiti usati dai toreri ai doolman dei cosacchi, passando per le divise dei tranvieri; il punto di forza su cui Elsa amava giocare era l’enfatizzazione delle spalle, anche attraverso decorazioni, per poter creare così un forte gioco di ambivalenze.
Nel 1931 la maison si ingrandisce, con uno spazio vendite all’interno e la decorazione che ricorda quello di una nave, nel 1935 la maison si sposta in Place Vendome, con la nascita della linea pret a porter e delle quattro collezioni stagionali; vera anticipatrice dei tempi, dedica una delle collezioni alla cerniera, che prima non veniva usata molto frequentemente, che diventa così un decoro per i suoi abiti. Il 1935 è l’anno della sua grande fortuna: con la collezione estiva, Oriente, introduce un ulteriore novità con l’uso di una stoffa a stampata a giornale, mentre, nell’autunno, inizia a trattare temi politici con la sua collezione: “Fermati, Guarda, Ascolta”, all’interno della quale realizza un abito da sera dedicato ad Hailè Selassiè, negus d’Etiopia e leader della resistenza etiopica agli Italiani durante la campagna d’Africa. Il vestisto, una tunica nera con un pantalone porpora, conteneva un implicita critica al regime fascista italiano, a questo proposito, bisogna anche sottilineare il fatto che sia stata l’unica stilista francese (sempre nel 1935) ad accettare l’invito di Stalin per la Fiera Internazionale Sovietica.
Con gli anni i suoi vestiti , e il suo rapporto con Dalì e i surrealisti, si stringe sempre di più, fino alla creazione di una serie di abiti molto più surrealisti di quelli presentati finora, che rimandano però sempre alle ambiguità di significato tanto amate da Elsa.
uno degli abiti nati dalla collaborazione con Dalì
Abito scelto da Wally Simpsons per il suo corredo matrimoniale per il suo matrimonio con il Duca di Windsor.
Giacca che lavora sul concetto del doppio e dell'ambiguità visiva
Rilettura in chiave vestiare della "Venere di Milo con cassetti" di Dalì.
Cappello a forma di scarpa, con tacco rosso che rimanda a Luigi XIV e al '700 francese.
Nel 1937 presenta, con un grande evento, una delle sue collezioni più famose: La collezione Cirque, destinata a rimanere impressa negli anni per l’originalità e la fantasia dei pezzi da lei creati. Con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, è costretta a scappare perchè è ricercata dai nazisti, tuttavia, anche negli USA, non rinuncia a cercare di sensibilizzare la gente sulle condizioni dei paesi occupati. Nel 1944 ritorna a Parigi e riapre anche la sua maison, che resiterà fino al 1947: anno di apertura di Dior e di chiusura per lei e per Chanel, chiusura dovuta sopratutto al grosso cambiamento della clientela da prima a dopo la guerra.
Morirà a Parigi, il 13 novembre del 1973.
Spero che questo mio piccolo post vi sia piaciuto,
buonanotte a tutti,
ele.