Non era un attivista, nè un politico, nè tanto meno un predicatore, ma se c’è stato qualcuno che fra gli anni ’50 e ’60 ha dato un fortissimo contributo a risolvere il problema dell’integrazione fra bianchi e neri, quel
qualcuno è stato quel ragazzo cresciuto a Memphis, che il problema della diversità non se lo è mai posto.A Tupelo, nel Mississipi, dove visse i suoi primi anni, i giorni di festa sentiva la musica nella Chiesa Evangelica, ma gli altri giorni della settimana era inevitabile che gli giungessero le sonorità afro americane dal quartiere dei neri, a pochi passi dalla loro povera casa, che non aveva trovato posto fra quelle dei bianchi. Aveva già una chitarra quando si trasferirono a Menphis e sapeva fare i primi accordi.
In un’ America dominata dal ritorno all’ordine, dove il taglio dei capelli era simile a quello dei militari e l’abbigliamento più appropriato per i giovani era
un’anonima T- shirt, Elvis appena adolescente dovette sorprendere non poco i suoi compagni di scuola! Portava le basette e un grande ciuffo sulla fronte e lui, ragazzo bianco, i vestiti se li andava a comprare a due soldi nei mercatini di Beele Street. Divisa dal quartiere bianco, Beele Street è la mitica strada di colore che già nell”800 era stata il punto di incontro dei musicisti neri che tenevano gli spettacoli sui battelli in viaggio sul Missisipi, poi era diventata la patria del ”Memphis Blues” prima con il trombettista WC Handy e poi con le leggende del jazz come BB King, Louis Armstrong, Albert King e tanti altri. Elvis andava a comprarvi i suoi sgargianti abiti che gli servivano a nascondere la timidezza e mentre era lì ascoltava tutta la musica nera che riusciva a percepire e interiorizzare. Quando tornava nel quartiere dei bianchi l’aspettava la musica melodica delle canzonette e il “country ” con la mitologia della frontiera. Allora persino le emittenti radio erano divise fra quelle che trasmettevano musica bianca e musica nera ed Elvis risolveva il problema ascoltandole tutte. In questo suo atteggiamento disinibito, che gli faceva attraversare le diversità nella totale assenza di pregiudizi e nella immediata e totale capacità di sintesi, sta la grandezza di Elvis Presley. Canzoni e presenza scenica erano nuove e personalissime ma dentro, in una mirabile e irripetibile fusione c’è il grande passato della musica classica, del jazz e del folk e il futuro del R&B e del Rock.That’s All Right (Mama), Blue Moon of Kentucky, Good Rockin’ Tonight, Baby Let’s Play House furono i suoi trampolini di lancio e allora, la sua casa discografica, lo cedette nel 1955 alla RCA, perchè era diventata troppo piccola cosa per l’astro nascente. Lì fu affidato alle cure del Colonnello Tom Parker, che fu
il suo manager sino alla fine e sicuramente la persona più importante nella vita di Elvis Presley.Parker usciva vincente da un’intuizione all’altra, si trattasse di televisione o di gadgets, il mito di Elvis entrava nelle case degli americani. Certo l’impatto televisivo sull’America benpensante fu addirittura uno choc e per un pò di tempo proibirono di filmare il cantante dalla vita in giù, tanto li lasciavano turbati le movenze afro – sexy di Elvis, soprannominato “The Pelvis”, ma ”Hearthbreak Hotel” e “Jailhouse Rock” e altre canzoni di quell’epoca rimangono fra le più vendute in tutta la storia della musica.
Mentre il Colonnello Parker gli stava spalancando le porte del cinema, dopo 4 film, Elvis nel 1958 partì per il servizio militare. Un periodo davvero difficile, prima con la morte della madre, di cui Elvis non riuscì mai a elaborate il lutto, poi la partenza per la Germania e la carriera a rischio con quella lontananza forzata dalle scene di quasi due anni. Ma il capace manager riuscì a trasformare la partenza e il soggiorno in Germania in un evento mediatico con Elvis in divisa militare e con i capelli cortissimi, per la prima e unica volta in vita sua. I dischi editi e inediti li faceva uscire a ritmo scadenzato e i gadget …divennero l’affare del secolo.I problemi, anche se all’inizio nessuno li poteva supporre, arrivarono con il ritorno di Elvis. Praticamente Parker lo annullò come cantante svendendolo a ritmo serratissimo in poveri e stupidi film di cassetta dove tuttavia il guadagno, almeno fino a metà degli anni ’60 fu elevatissimo, ma, di 33 film girati, quelli appena passabili non erano più di quattro. Tuttavia Elvis sapeva recitare e di questo se ne accorsero in parecchi. Già in passato aveva dovuto rinunciare a ruoli significativi per l’avidità di Parker, adesso fu la volta di “Un Uomo da Marciapiede” nella parte che poi fu di Jon Voight. Parker di nuovo chiese troppo ed Elvis perse la possibilità di imporsi in un cinema di buon livello.
Dopo anni di insuccessi sia di di pubblico che di guadagni, per Elvis l’unica vera possibilità era tornare alla musica. I tempi erano cambiati, si erano imposti
altri miti come i Beatles e i Rolling Stones e il rischio per Elvis era alto anche perché il rientro era stabilito in televisione, con uno special natalizio diretto da Steve Binder.Ma Elvis era sempre Elvis! Scomparsi i chili di troppo che si erano affacciati negli ultimi film, fasciato in un lucido completo
nero, l’impeto e la forza della sua performance ne fecero un successo vertiginoso che per ricordarlo, lo spettacolo fu poi semplicemente chiamato il “68 Comeback Special.”Ma qualcosa si era rotto nell’equilibrio di Elvis. Il successo era tornato, ma tenerlo stretto doveva essere difficile anche per un genio. Fra il 1970 e il 1976 si sottopose a un ritmo frenetico di spettacoli, circa 1000 in sei anni al ritmo di uno ogni tre giorni circa… E gli psicofarmaci divennero di casa nella sua bellissima villa di Graceland, a Memphis dove un pò per volta fini per rinchiudersi, uscendone solo per i tour. Mangiava male e tendeva ad ingrassare. Poi doveva dimagrire in fretta se c’era qualche impegno a scadenza ravvicinata. C’è una foto del 1970, ricevuto dal Presidente Nixon, in cui il fisico di Elvis è, a dir poco, trasandato e stanco. La moglie Priscilla cominciò a non sopportare più il suo disordine e le altre donne e, nel 1972 lo lasciò, portandosi via la bambina. Lui la rimpianse per sempre ma non ci fu più niente da fare.
E’ del 1973 l’ultimo successo planetario e forse l’ultima volta che Elvis apparve in gran forma. Via satellite si calcola che un miliardo di persone abbia visto “Elvis – Aloha from Hawaii”
Dopo ci sono troppi ricoveri negli ospedali a cui seguivano ossessivamente altri spettacoli e altri viaggi, senza un attimo di respiro. E’ possibile che nessuno l’abbia fermato in tempo, che nessuno l’abbia costretto a riposare, a staccarsi da quella terribile dipendenza dagli psicofarmaci? Ci voleva così poco a capirlo, ma nessuno ha voluto farlo. Elvis era una macchina che produceva tanti soldi e il meccanismo non si poteva rallentare… finché per suo conto, un giorno si è spezzato. Elvis aveva solo 42 anni e forse poteva ancora essere felice…Negli ultimi tempi della sua vita ebbe un pessimo rapporto anche con il cibo. E’ evidente che cercava una compensazione alla paura, allo stress, alla stanchezza.Ma anche questo sintomo nessuno l’ha voluto capire o tenerne conto, fra manager, medici e servi sciocchi che gli giravano attorno.
Ma dei tempi buoni, quando era un ragazzo molto giovane e non aveva le angosce e le ansie che l’avrebbero distrutto ci è rimasto il ricordo dei suoi indimenticabili “Cheeseburger” che sono entrati a far parte del mito di Elvis, come simbolo di un ‘America in cui vivo è ancora il ricordo della frontiera e di quella musica country che accompagnava i semplici pasti dei pionieri e le carni arrostite sulla griglia…
CHEESEBURGER CLASSICO
INGREDIENTI per 4 persone: 4 Hamburger di 130 grammi ognuno, 4 buns per hamburger, 4 foglie di insalata, 12 fette di pomodoro, 4 cetriolini in salamoia, 4 fettine di formaggio Cheddar o Monterey Jack o Emmenthaler, 1 cipolla rossa, salsa Jack Daniels.PREPARAZIONE: salate e pepate i 4 hamburger prima di cuocerli.Preriscaldate la piastra liscia o la griglia, cuocete a fuoco alto per tre minuti su ciascun lato sino alla formazione della crosta. Ponete una fetta di formaggio sulla superficie di ciascun hamburger ancora caldo e lasciate fondere per qualche secondo. Mentre la carne cuoce tagliare in due ogni bun e tostare sulla piastra la parte interna per circa 1 minuto. Mettete la foglia di insalata sulla metà di ciascun bun (naturalmente non sulla parte ricoperta dai semi di sesamo), poi la carne con il formaggio aderente ad essa, aggiungete la salsa e poi sopra fette di pomodoro, anelli di cipolla e cetriolini.Ricoprite con l’altra fetta di bun… e buon appetito. E’ un piatto tutto affidato alla qualità della carne e alla freschezza del pane e delle verdure: Se gli ingredienti sono validi si tratta di un cibo sano, saporito e veloce da preparare!