La Commissione antimafia si sta interessando a uno dei casi più incomprensibili della moderna storia d’Italia: la sepoltura, nella chiesa di Sant’Apollinare, a Roma, di uno dei capi più sanguinari e carismatici della banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino. La storia è già stata raccontata in questo blog. De Pedis era a capo di una delle organizzazioni criminali più potenti d’Italia: nel 1990 venne assassinato a Campo de’ fiori. Niente di sorprendente per chi fa il bandito di professione. Sorprendente fu il luogo dove De Pedis venne sepolto, e cioè a Sant’Apollinare, dove riposano, oltre a lui, vescovi, cardinali e benefattori della Chiesa. Perché De Pedis è lì? È questo che si chiede la Commissione antimafia (di quella strana sepoltura si è venuto a sapere solo pochi anni fa grazie a una telefonata anonima alla trasmissione Chi l’ha visto?). L’Antimafia ha chiesto al ministero della Sanità tutte le pratiche che riguardarono la tumulazione di De Pedis. Per ottenere quella sepoltura, la famiglia di De Pedis avrebbe dovuto ottenere l’assenso del sindaco e del prefetto. Ci sarebbe stato bisogno anche della “biografia dell’estinto corredata da ogni possibile materiale illustrativo dei meriti per cui si chiede la tumulazione in un luogo di culto”. Esistono questi documenti? Chi li firmò?
Il fatto è che De Pedis e la banda della Magliana sono legati, secondo un filone d’indagine, al rapimento di Emanuela Orlandi, sparita a Roma il 22 giugno 1983. Qualcuno, addirittura, pensa che nella tomba di Sant’Apollinare possano trovarsi anche i resti della ragazza. Anche se gli inquirenti hanno fatto sempre notare che per far sparire un cadavere esistono metodi e luoghi decisamente più semplici che seppellirlo in una chiesa importante nel centro di Roma. A meno che non si voglia lanciare un messaggio a qualcuno. E allora Sant’Apollinare è il luogo perfetto.