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Emanuela Orlandi e la spedizione in Turchia

Creato il 03 agosto 2011 da Yourpluscommunication

Emanuela Orlandi e la spedizione in TurchiaAmmainare le vele, si parte per la Turchia.

Iniziare in questo modo, rende più l’idea che si stia parlando di un’avventura. E in fondo, un po’ lo è da più punti di vista.

Da sabato, infatti, Giorgetti è partito, pare, da Gioia Tauro con altre 13 persone alla ricerca di Emanuela Orlandi (in pezzi, in salma o in vita).

Fatto sta che «grazie all’appoggio di un importante finanziatore austriaco» è partito per mari, fa sapere Giorgetti, con un equipaggio composto da undici uomini e tre donne «un imprenditore di Desenzano e un amico di Vitorchiano, Antonio Galante, due còrsi e due spagnoli. Tra le donne ci saranno una cardiochirurga dell’ospedale Niguarda e una sua assistente. Alla fine dovrebbe aggiungersi anche un giornalista della tv francese Antenne 2. – informa Giorgetti- Gli altri componenti della spedizione sono austriaci. Inizieremo le ricerche dal centro della Turchia con un obiettivo chiaro: trovare Emanuela Orlandi o le prove che è morta».

Eppure, a ben guardare anche oltre la bella stagione, pare siano partiti per una vacanza.

La pista turca è stata più volte indicata dall’imprenditore sorianese (che nei giorni scorsi ha denunciato alla Procura di Viterbo la sottrazione, da parte della sua ex convivente Annamaria Lucia Vero, di due fotografie che ritraevano la ragazza scomparsa in Turchia) oltre che da documenti e testimonianze riportati da Anna Maria Turi nel suo libro (secondo i quali “i nomi di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori siano apparsi in una lunga e complessa trattativa, condotta in Turchia dal governo italiano, trattativa infine fallita senza motivi accettabili dal senso comune e di cui l’opinione pubblica, peraltro, non è mai stata messa a conoscenza”) come la “rotta” da seguire.

Altrettanto vero, però, che una partenza annunciata, sponsorizzata (secondo Giorgetti, lo sponsor ha la possibilità di sostenere a lungo il viaggio) e di queste dimensioni, non passa certo inosservata.

Peccando di malafede, anche lo scopo pare sfocato: la meta, infatti, la si poteva benissimo raggiungere più velocemente in aereo e senza fare tanto chiasso. Dopo le “silenziose” spedizioni a Londra e in Turchia, in quanti e dove cercheranno Emanuela?

Marina Angelo

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