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Emanuele Pirro ricorda Michele Alboreto

Da Carlo69 @F1Raceit

Roma, 25 aprile 2013. Emanuele Pirro ci regala questo bellissimo ricordo di Michele Alboreto, a 12 anni dalla sua scomparsa.

Testimonianza raccolta da Giulio Scaccia
Michele l’ho conosciuto ai tempi della Formula 3, anzi mi ricordo che nel 1981 io fui portato dalla Lancia a fare la 24 Ore di Daytona, come premio per aver vinto il Campionato Italiano di Formula Fiat Abarth l’anno prima. Michele aveva vinto il campionato europeo di Formula 3 e correva in Formula 2.

Quella settimana in Florida, che per me è stata una avventura magica, in una pista mitica, vincemmo pure la gara. Michele già a quel tempo era serio, impostato, determinato. Mi ricordo che io e Gabbiani eravamo più “bambini”, ci piaceva giocare. Già a quel tempo si vedeva che era uno che voleva arrivare lontano.

Poi le nostre carriere si sono incrociate, siamo rimasti amici e c’è sempre stata stima. Lui è venuto con noi in Audi, a fine carriera. E’ venuto da persona matura ma appassionata per fare quelli che dovevano essere gli ultimi anni della sua carriera in un ambiente serio, professionale e direi anche competitivo. Si poteva correre e stare comunque bene insieme.

Purtroppo Michele ha avuto una serie di combinazioni sfortunate nel suo incidente.

Mi ricordo un episodio. Michele correva con Capello e McNish. Stavamo alla Petit Le Mans del 2000. Eravamo tutti molto competitivi l’uno contro l’altro e ovviamente volevamo andare più forte possibile. Specialmente Allan McNish. Quando fai le prove, devi dividerti un po’ il lavoro in tre ed è sempre un compromesso perché non hai il tempo necessario per fare tutto quello che vorresti. Dindo ed Allan, specialmente Allan, stavano sempre in macchina e non facevano salire Michele. Stavamo in un grande motorhome, io in un’altra parte ma potevo sentirli. Michele punta il dito a McNish e con fermezza ma tranquillo disse: ‘Fai quello che vuoi, gira quanto vuoi ma ricordati che siamo in tre in macchina. Se io non giro e poi vado piano, il problema non è mio. Il problema è tuo. Perché io la mia carriera l’ho finita, sono qui ma non devo dimostrare niente a nessuno. Faccio il meglio ma se andiamo male il problema è tuo che hai la carriera davanti’. Non è facile trovare un pilota che ti fa un discorso così chiaro, così crudo e così schietto. Io ero lì vicino e pensai ‘bravo bravo’!

E poi ricordo il giorno che è morto, mi telefonò un tizio di cui non ricordo il nome, un giornalista. Era tardo pomeriggio. E mi chiede con una mancanza di tatto: ”So che l’Audi sta provando in Germania, Michele ha avuto un incidente ed è morto, me lo puoi confermare?” Io non sapevo nulla, è stato uno shock. Attaccai il telefono. Ho rimosso questa persona.

L’incidente è stato uno shock. Più della morte di un pilota normale. Michele era come se corresse in una sua dimensione, non so come spiegare. Era quasi al di sopra della competizione. Era l’ultima persona a cui pensavo potesse accadere una cosa del genere.

La cosa bella che lui era una persona serena ed aveva una famiglia serena. Siamo rimasti in contatto con Nadia e le figlie. E devo dire che Nadia è riuscita a portare avanti la famiglia con la stessa linea, con serenità, con unità. Quando poi perdi una persona conosciuta, è forse molto più di un padre ed un marito, ed è ancora più dura. Sono riusciti ad andare avanti come se ci fosse stato ancora Michele.

Emanuele Pirro

 


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