I barconi continuano ad arrivare.
Complici le belle giornate ed il mare favorevole, sempre più natanti, spesso fatiscenti, vengono soccorsi dalla nostra Marina.
E questo mi fa incazzare.
Non tanto perché ormai li andiamo a prelevare quasi a casa loro: infatti, appena varcate le loro acque territoriali viene lanciato un avviso di soccorso ed i nostri mezzi naturalmente accorrono.
Mi fa incazzare il fatto che nessuno sa se i “naufraghi”(?) siano veramente profughi o rifugiati politici. Molti provengono da paesi assolutamente NON in guerra, come Tunisia,Marocco ed Algeria: sono giovanottoni in forze che, se davvero ci fosse un conflitto, avrebbero il DOVERE di combattere per il proprio paese.
Li vedevo bighellonare senza nessun controllo per Milano, dove la zona via Tadino e dintorni era un punto di ritrovo di somali ed eritrei, molti con le tute azzurre della nazionale italiana.
Il nostro caro ministro dell’interno blatera che non baratta la vita dei “rifugiati” (sic!) con un pugno di voti. Che lo dica ai parenti delle vittime delle violenze di alcuni di loro.
Noi ci si aspetterebbe poi un minimo di riconoscenza per averli salvati.
Invece no: arrivano ed iniziano a pretendere.
I centri di accoglienza sono già in piena emergenza, e siamo solamente ad aprile, ed è ovvio che l’Italia non è in grado, a questi ritmi, di ospitare tutta questa gente e di gestire il problema, scremando tra rifugiati effettivi e clandestini. Questi ultimi DEVONO essere rimpatriati, ma una volta sul nostro territorio l’identificazione è difficile, se non addirittura impossibile. Quindi si lasciano penare queste persone per mesi nei Centri di Accoglienza, oppure , come più spesso accade, si lasciano liberi. Così chi vuole lavorare, va in altri paesi dell’UE, gli altri rimangono qui e si “arrangiano” o con lavoretti in nero o con altri mezzi meno leciti.
I nostri politici sostengono posizioni fortemente contrapposte: da una parte il buonismo ad oltranza, dall’altra i “cattivi” che paventano sopraffazioni e contagi di malattie, ma tutto a scopo propagandistico in quanto si avvicinano le elezioni.
La soluzione di un’unica operazione europea non è fattibile: l’UE si scarica la coscienza fornendoci dei fondi e poi si disinteressa totalmente del problema, non solo, ma ci bacchetta (anche trasmettendo le immagini delle telecamere interne per far vedere quanto siamo disorganizzati) per come sono gestiti i centri di accoglienza, senza considerare la mole di lavoro che questa conduzione comporta.
Allora perché non creare una zona extraterritoriale dove ospitare (ed identificare) tutta questa massa di gente, ad amministrazione comunitaria dove tutti concorrano a queste operazioni e dove i rimpatri dei clandestini non siano di competenza esclusiva della nostra nazione, ma di tutta la comunità europea?