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Emergenza abitativa: quando il diritto alla casa diventa un lusso

Creato il 31 marzo 2015 da Allocco @allocco_info

In un momento storico in cui la crisi economica si fa sentire in maniera intensa, il diritto all’abitazione diventa uno dei punti centrali su cui si dovrebbe basare una politica di sostegno sociale. Purtroppo, però, la politica non sembra sempre in grado di dare risposte adeguate a questa necessità (la quale, seppur non trova un esclusivo riferimento nella Costituzione, ha però in essa numerosi riferimenti che ne sostengono l’importanza fondamentale).

Vi è la possibilità di ricorrere all’edilizia popolare laddove vi sono situazioni poco abbienti, ma tale meccanismo è spesso bloccato da tempi di attesa eccessivi, che a volte superano i dieci anni. Nasce così il fenomeno dell’occupazione abusiva. Tale fenomeno, però, per quanto illegale, andrebbe analizzato alla luce di quelle che sono le condizioni concrete: se è vero, infatti, che l’occupazione abusiva può diventare un atto di prepotenza nei confronti degli assegnatari di diritto (ovvero di quelle persone che, in difficoltà, hanno atteso anni per ricevere un alloggio popolare di sostegno) altre volte si tratta di occupazioni di case vuote, abbandonate, spesso per anni, lasciate in ristrutturazione o addirittura dimenticate dagli organi statali. Il problema, dunque, sembra nascere a monte, con graduatorie per l’assegnazione estremamente lunghe, alloggi non sempre disponibili (anche quando ci sono) e, più in generale, una disponibilità numerica ancora al di sotto delle necessità.

In risposta al problema, la politica non sembra ancora in grado di migliorare i suoi meccanismi relativi alle politiche abitative, ricorrendo a una soluzione apparentemente più facile, ma che sicuramente non risolve il problema, anzi lo aggrava: quello degli sgombri forzati.

Le condizioni delle case popolari, poi, non di rado si presentano degradanti per gli abitanti; in questo, Roma e Milano possono essere considerate, paradossalmente, situazioni “privilegiate”. Basta spostarsi a Scampia, quartiere popolare di Napoli, per incontrare una situazione di degrado ancora maggiore. Le Vele di Scampia, infatti, abitazioni così chiamate perché ricordano la forma delle vele, rappresentano uno dei punti più dolenti nel panorama abitativo italiano: le case, che dovevano rappresentare nel momento della loro edificazione una grande opportunità, sono oggi divenute teatro non solo di occupazione abusiva, ma anche e soprattutto di criminalità, proprio perché abbandonate a se stesse dallo stato. Una situazione che, ancora una volta, ci rammenta l’amara filosofia con la quale vengono trattate le problematiche nel nostro paese: prima l’abbandono, poi il degrado, infine la dimenticanza di fronte a situazioni che, col tempo, diventano sempre più gravi, in un circolo vizioso.

Non di rado, poi, vi sono situazioni in cui gli alloggi popolari si scoprono abitati da persone benestanti, evidentemente privi di quei bisogni di necessità e impellenza che dovrebbero rappresentare requisiti essenziali per avere diritto a un alloggio di tipo popolare. Segno, questo, che qualcosa all’interno del “sistema casa” non funziona come dovrebbe.

In Italia, il diritto all’abitazione sta diventando sempre più una guerra, a volte capace di sfociare in lotte a sfondo razzista; scontri che ci portano a dimenticare quello che è il reale problema di fondo: il diritto all’abitazione, una necessità che si fa sentire ancor di più in un momento di profonda crisi economica e lavorativa; un periodo in cui avere una casa sta diventando sempre più un “lusso”.

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