La recente edizione del “Meeting” di Rimini, organizzato dal movimento ecclesiale di “Comunione e Liberazione” ha ascoltato la testimonianza di conversione di due intellettuali nati sotto l’ateismo di stato.
Il primo è Tianyue Wu, docente di filosofia alla Peking University: «Vengo da una famiglia di tradizione cattolica ma è stato difficile per me abbracciare la religione», ha raccontato. «A scuola ci insegnavano che le religioni sono solo superstizioni, dei mostri che appartengono a un passato morto e sepolto. La società cinese è completamente secolarizzata, vige il motto del “Carpe diem” e i cinesi, complice l’enorme crescita economica unita all’impoverimento spirituale, hanno ormai assunto un atteggiamento cinico e utilitaristico». Eppure, afferma, «dopo tanti anni di educazione atea la gente sente ancora il bisogno di conoscere qualcosa che vada oltre la vita terrena».
La Cina è un paese dove già i primi missionari faticarono «a introdurre l’idea di un Dio trascendente tra gente convinta che esista solo la vita sulla terra e niente di più», inoltre il «governo comunista ha peggiorato la situazione, assumendo l’ateismo come parte essenziale della sua ideologia, cacciando i missionari, chiudendo chiese e obbligando i preti rimasti a non esercitare la loro funzione». Anche dopo la morte di Mao e la riapertura delle chiese, «il clima in Cina è rimasto ostile alla religione. Questo rappresenta da una parte una difficoltà, dall’altra un vantaggio per un credente: si è costretti a interrogarsi sulle ragioni della propria fede e a prendere una profonda coscienza di sé».
«In una società secolarizzata come la Cina, credo che la ragione e il pensiero razionale di San Tommaso, Sant’Agostino e Aristotele rappresentino il modo migliore per accostarsi alla fede», per questo ha iniziato a tenere corsi su di loro anche se con pochissimo successo. Ma «se avessi mollato, trattando argomenti più alla moda, non avrei dato la possibilità ai miei studenti di scoprire quanto fede e ragione siano unite. E oggi sono tanti a frequentare i miei corsi». «Sono convinto», ha confessato, «che mostrando la razionalità della fede, anche attraverso la lettura della Summa teologica di san Tommaso, getto un seme nel cuore dei miei studenti che li aiuterà ad affrontare un periodo secolarizzato come il nostro, così carico di sfide».
Qui sotto la testimonianza di Tianyue Wu
Un altro ospite del “Meeting” è stato il russo Aleksandr Filonenko, fisico nucleare per formazione, teologo per passione e filosofo per professione. Anche lui ha fin dal principio rigettato il cristianesimo, ritenuto troppo noioso: «Ci avevano insegnato che la religione era niente più che una forma di compensazione. Se eri malato e debole, avevi bisogno della stampella della religione per camminare, se eri ateo, invece, potevi farne a meno. E io mi sentivo forte».
Qualcosa cambia a 20 anni dopo la lettura della storia di padre Pavel Florenskij, il filosofo, matematico e sacerdote russo condannato a dieci anni di lager: «Leggere come padre Pavel fosse riuscito a mantenere la sua vitalità di studioso e creativo persino nel lager mi ha profondamente colpito. Non ho potuto fare a meno di domandarmi: da dove viene la sua vitalità? E quando ho scoperto che veniva dal rapporto con Cristo, ho pensato: “Se anche lui è un malato, un invalido, allora anch’io voglio stare con gli invalidi e non con gli atei, che sono infinitamente più noiosi”». Ha così cominciato la ricerca di «qualcuno da seguire che mi conducesse a Cristo, perché non sapevo come arrivarci da solo», incontrando per vie misteriose Antonio di Surozh, fondatore della chiesa ortodossa in Inghilterra. «Dopo averlo conosciuto», ha spiegato, «ho colto il cuore del suo messaggio: se vuoi conoscere Cristo, devi essere disponibile ad un incontro, da cui nasce la fede. La fede nasce dalla gioia causata dal riconoscimento che Dio ci chiama per nome».
Qui sotto la testimonianza di Aleksandr Filonenko