«Spiarsi tra alleati non è carino, ma basta leggere qualsiasi spy-story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori. Aspettiamo risposte, ma siamo fiduciosi: fra Stati Uniti ed Europa c’è spirito di collaborazione ed amicizia». Insomma: non lo fate più, che non è educato. Parola del ministro degli esteri Emma Bonino all’indomani dell’esplosione del caso Snowden, con anche l’imbarazzante divieto di sorvolo imposto dall’Italia all’aereo presidenziale di Evo Morales, sospettato di avere a bordo il super-dissidente che ha smascherato le trame americane per spiare (e ricattare) il resto del mondo, “cari alleati” inclusi. «Credevamo che l’ambasciatore Usa in Italia fosse mister David Thorne – commenta sarcastico Aldo Giannuli – ma prendiamo atto che c’è un rappresentante ancora più deciso di Washington». Emma Bonino, ministra-zerbino.
«Capiamoci: certo che se ne sono viste sempre di tutti i colori, e che nel mondo dell’intelligence non ci sono alleati ma solo partner momentanei motivati da occasionali convenienze», scrive Giannuli nel suo blog. «Ed è anche notorio e assodato che gli Usa spiano l’Europa da sempre, come dimostrano i casi Echelon, Airbus turco e Swift». I governanti europei? «Hanno sistematicamente fatto finta di non vedere». Ma, attenzione: «Sino a quando queste cose restano sconosciute al grande pubblico e “coperte”, si può anche pensare che i governanti lesi facciano finta di nulla per opportunismo, per viltà, per servilismo, per mancanza di spina dorsale, per ricattabilità o quel che vi pare. Ma quando la cosa esplode pubblicamente nel modo più solare e si capisce che l’altro sta conducendo da anni una vera e propria guerra economica contro lo spiato, non si può più ignorare la cosa e occorre fare il viso dell’arme».
E invece, cosa fa il ministro degli esteri della Repubblica italiana, che sino a prova contraria è uno dei quattro partner maggiori della Ue? «Tutto quello che ha da dire – osserva Giannuli – è che non sono “cose carine”», anche se, però, «beninteso, l’amicizia rimane». Due parole di scuse, e amici come prima. «Una simile mancanza di pudore non l’avrebbe avuta neppure Clara Boothe Luce», ambasciatrice in Italia negli anni ’50, dove si distinse come campionessa di anticomunismo. Come livello, aggiunge Giannuli, siamo al pari della Lagarde che dice a Sarkozy: «Usami come vuoi». Al Grande Fratello americano, Emma Bonino perdona tutto. «E si capisce anche il senso politico di questa incredibile dichiarazione, passata nel silenzio generale e senza che nessuno chiedesse le dimissioni del ministro». La reazione inevitabile dell’Unione Europea alle rivelazioni del Datagate è stata quella di minacciare la fine del negoziato sull’area di libero scambio Usa-Ue. Era «la cosa più logica ed efficace da fare, considerato anche che il maggior (ma direi quasi unico) beneficiario dell’accordo sarebbero proprio gli Usa, e che questa è una delle operazioni di maggiore rilevo strategico di Obama».
A questo punto, l’Italia – per bocca del suo ministro degli esteri – apre un fronte alle spalle della Ue, facendo sapere che «l’amicizia con gli Usa rimane» e che non è il caso di andare troppo in là con le reazioni. «E così – continua Giannuli – uno capisce come mai si trovi a fare il ministro degli esteri l’esponente di un partito che non ha raggiunto lo 0,1% dei voti nelle ultime elezioni. E cara grazia (di cui, forse, dobbiamo essere grati a Santa Madre Chiesa!) se non è stata eletta Presidente della Repubblica». Conclude Giannuli: «Ricordate i sondaggi che dicevano che il 32% degli italiani erano smaniosi di vederla al Quirinale. Chissà dov’erano questi italiani il 28 febbraio, quando neppure l’1% di loro ha votato per la lista di Bonino e Pannella: magia del sondaggi. Del resto, si tratta dei soliti radicali lacchè degli americani. Prima abbiamo detto che la Bonino era l’ambasciatore Usa in Italia. Sbagliavamo: è solo la colf di Villa Taverna».
Da Libre Idee
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