Il giudizio di Marco GoiSummary:
Empire è riuscito a fare qualcosa di mai visto prima. Non ci riferiamo tanto alla serie in sé o ai suoi contenuti, quanto ai suoi risultati. Laddove le serie “normali” partono con un record d’ascolti con la premiere per poi calare puntata dopo puntata, una volta svanito l’effetto novità, Empire ha fatto l’esatto opposto. Intendiamoci, già il debutto di per sé non era stato affatto male. Ogni settimana è però riuscito ad incrementare sia il suo rating che il suo numero di spettatori, passando dai quasi dieci milioni della puntata numero 1 agli oltre 18 milioni del gran finale.
Qual è il segreto di un successo tanto eclatante? Semplice: Empire è un prodotto perfetto. Si può girarlo da qualunque parte e sotto ogni punto di vista funziona alla grande. La serie creata dal regista Lee Daniels, quello di Precious e The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, insieme all’attore/sceneggiatore Danny Strong, il mitico Jonathan di Buffy l’ammazzavampiri, è una clamorosa combinazione di alto e basso, di qualità e trash televisivo, di classicità e modernità, è hip-hop ed è pure pop, è un drama molto intenso e serio ma allo stesso tempo contiene elementi soap. Empire è in pratica l’intrattenimento totale.
Al suo interno c’è musica, molta musica e molta grande musica, grazie all’esplosiva colonna sonora curata dal producer Timbaland, ma le scene cantate sono (quasi) sempre inserite all’interno di un contesto narrativo e quindi fruibili anche da un pubblico estraneo all’ambiente della musica rap e R&B. Empire riesce inoltre a presentare un protagonista complesso e dai molti lati oscuri, il rapper Lucious Lyon reso in maniera ottima da Terrence Howard, in grado di portare alla mente tanto il gangster Tony Soprano quanto Walt White di Breaking Bad, con cui condivide la diagnosi di una malattia mortale, nel suo caso la SLA, e la preoccupazione dell’eredità da lasciare ai suoi figli. Una vicenda famigliare alla Sons of Anarchy ricca di conflitti portati all’estremo, per una serie che non ha paura di premere sull’acceleratore ad ogni puntata, ed è questo un suo ulteriore punto di forza. La seconda stagione, confermatissima, avrà ancora molto da dire, e già si fanno i nomi di quelle che potrebbero essere le guest-star dei nuovi episodi, ma la prima presa singolarmente funziona in maniera eccezionale dall’inizio alla fine.
ATTENZIONE SPOILER
La saga di Lucious Lyon, della sua ex moglie Cookie (una Taraji P. Henson stre-pi-to-sa) e dei loro tre figli Andre (Trai Byers), Jamal (Jussie Smollett) e Hakeem (Bryshere Y. Gray) trova nel doppio esplosivo finale di stagione una chiusura del cerchio impeccabile. Lucious con un colpo di scena da applausi scopre che in realtà non ha la SLA, diagnosticatagli per errore, e, proprio quando pensa di essere invincibile e intoccabile, viene arrestato per omicidio. Non prima comunque di aver sistemato la sua casa discografica quotata in Borsa tra le mani del nuovo imperatore: Jamal. Con un altro colpo di scena di cui la serie è piena, ed è anche per questo che riesce a tenere incollati allo schermo a ogni episodio, Lucious ha infatti deciso di mettere a capo dell’Empire il figlio omosessuale da lui a lungo ripudiato. Notevole la trasformazione subita nel corso della stagione da Jamal, non troppo distante da quella di Genny Savastano in Gomorra – La serie. Una produzione quest’ultima con cui Empire condivide la capacità di raccontare un mondo ben definito e preciso – là un clan di camorristi, qui l’altrettanto pericoloso mercato discografico hip-hop americano – e allo stesso tempo diventare racconto universale, dai toni epici e shakespeariani.
Empire è tv ad altissimo livello, che combina una notevole qualità con la capacità di essere fruibile anche da chi cerca un semplice e puro intrattenimento. In altre parole: se ancora non la state seguendo, cosa state aspettando?
di Marco Goi per Oggialcinema.net
Empire, il fenomeno televisivo (e musicale) dell’anno ultima modifica: 2015-03-25T16:32:35+00:00 da Marco Goi