
Come detto, non è solo l'impianto nucleare a essere contestato. Anche le centrali a biomasse, i rigassificatori, i metanodotti, per non parlare dei termovalorizzatori (certo che, quando ti cambiano la nomenclatura al solo scopo di rendere più accettabile la cosa, qualche sospetto viene: inceneritori pareva brutto, chiamarli termovalorizzatori attutisce l'impatto semantico, ma non quello ambientale) sono oggetto di critiche. Nimby pubblica una mappa interattiva di tutti gli impianti contestati in Italia (cliccare sulla mappa per accedere alla home page di Nimby).

Il comitato scientifico del forum è composto di personalità di diversa provenienza, dall' a.d. di Nomisma Energia Alessandro Bianchi al Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza (chi volesse conoscere la composizione del comitato può andare a questo indirizzo). Questo dovrebbe garantire un'informazione imparziale e trasparente, non guidata da nessun pregiudizio (sempre che sia possibile).Sul sito energia spiegata si puntualizzano alcuni aspetti legati al fenomeno nimby (non nel mio cortile). Dal 2004 (anno della prima edizione) a oggi gli impianti contestati sono aumentati continuamente
- 190 impianti contestati nella I edizione (2004)
- 264 impianti contestati nella IV edizione (2008)
- 283 impianti contestati nella V edizione (2009)
- 320 impianti contestati nella VI edizione (2010)
biomass plant
E poi, i comitati che inizialmente erano spontanei e improvvisati diventano sempre più spesso organizzati e, a quanto riporta energie spiegate, ideologizzati e politicizzati. A questo fenomeno se ne affianca anche un altro, conosciuto con un altro acronimo Nimto (not in my term of office, non durante il mio mandato elettorale). Una conclusione piuttosto perentoria che ne trae l'articolista èSiamo quindi di fronte a una forte politicizzazione del fenomeno, che in molte occasioni viene strumentalizzato per puri fini elettorali.Questo l'aspetto delle infrastrutture e delle grandi opere è stato il tema portante del Convegno tenutosi il 14 aprile a Roma. Una prima annotazione da fare è il senso di sfiducia palpabile che si è creato tra cittadini e politica nazionale (se è vero che i politici locali si schierano a favore dei loro concittadini), da cui consegue la perdita di credibilità della politica.
La sfiducia dei cittadini, la disaffezione generalizzata verso tutto ciò che è “politica” e l’indisponibiltà delle comunità territoriali ad accettare disagi in vista di un interesse condiviso nascono da una mancanza di senso del bene comune dei protagonisti della politica, resi miopi da calcoli sul tornaconto diretto e immediato, personale, di corrente, di partito…In secondo luogo, l'ipotesi avanzata da energie spiegate è che ormai il contrasto a molte delle opere infrastrutturali o degli impianti di produzione di energia avvenga in via preventiva, sulla carta
Le proteste colpiscono gli impianti indifferentemente dal loro stato di avanzamento, tanto che nel 62,8% dei casi si tratta di progetti ancora da realizzare, in attesa di ricevere le autorizzazioni necessarie o addirittura al mero stato di ipotesi. Significativi al riguardo anche i dati relativi ai 24 progetti contestati e poi abbandonati nel corso del 2010: nel 41,7% dei casi l’iter autorizzativo non è stato nemmeno avviato, mentre il 25% non ha ottenuto il via libera da parte degli enti cui compete l’autorizzazione e il 29,2% è stato abbandonato con iter autorizzativo già avviato.Per entrare più nel dettaglio risulta che il comparto più contestato è quello elettrico, con biomassa ed eolico in crescita: l'86% degli impianti contestati è quello che utilizza fonti rinnovabili.
Insomma, in linea generale, direi che nei comitati cittadini che si oppongono alla costruzione di infrastrutture o impianti non è rilevabile o solo pregiudizio o solo piena giustificazione. A parte la normale differenziazione tra caso e caso, e il possibile effetto imitazione e organizzazione (effetto nimby), vi è da considerare l'assenza quasi totale di un referente credibile, sia istituzionale che privato. Ogni organismo che promuove o critica i diversi sistemi di produzione energetiche o le esigenze infrastrutturali dell'Italia si presta alla critica per una sua qual presunta inaffidabilità dovuta a connivenze. E' chiaro che è il modo peggiore di affrontare le cose. Purtroppo, però, la storia del nostro paese (e del mondo in generale) è costellata di spiegazioni fasulle dei comportamenti e degli effetti, non ultimi i fatti del Giappone (vedi Fukushima). L'intervento di agenzie, forum, organismi composti di personalità credibili e mossi da un intento di pubblica utilità e non da pure finalità di interesse personale può contribuire senz'altro a riavvicinare le diverse posizioni. Certo che la credibilità, questi organismi, se la devono guadagnare sul campo.