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“Enon”, libro di Paul Harding: il dolore più grande per un genitore è perdere un figlio

Creato il 27 ottobre 2013 da Alessiamocci

Quasi tutti i Crosby, da Howard, che girovagava con il suo carro pieno di mercanzie tra i boschi del Maine, a George Washington, che trascorreva i suoi giorni riparando orologi, hanno lasciato vedove le mogli e orfani i figli.  Charlie Crosby costituisce l’eccezione.

“Enon”, libro di Paul Harding: il dolore più grande per un genitore è perdere un figlioIl destino è scritto diversamente per lui. Nipote di George Washington, Charlie vive a Enon, una piccola città a nord di Boston. Pittura case, e a volte gli capita di tagliare l’erba nei giardini e spalare la neve.

Una vita fatta di piccole cose: camminare nei boschi con Kate, la figlia tredicenne che si incanta ancora a dar da mangiare alle cince e ai picchi che vengono a beccarle i semi dal palmo; avventurarsi in canoa lungo il fiume che attraversa il paese; contemplare Susan, la moglie, un mistero vivente per il benevolo distacco che traspare dai suoi occhi turchesi e tuttavia, proprio per questo, un mistero irresistibile.

Certo, per i genitori di Susan, Charlie è una persona debole o tutt’al più di buon senso, capace solo di borbottare frasi di poco conto in loro presenza. Tuttavia, la loro considerazione non lascia crepe nel rapporto tra Charlie e la moglie, reso ancora più forte dalla nascita della loro adorata unica figlia. Un giorno però irrompe, crudele, insensata, terribile, la tragedia.

In un piovoso pomeriggio di settembre che annuncia la fine dell’estate, mentre sta rientrando in auto dopo una passeggiata nei boschi, Charlie riceve una telefonata di Susan. Con la voce spezzata dal dolore, la moglie gli dice che un automobilista ha travolto Kate mentre tornava in bici dalla spiaggia, e che tutto è stato così rapido, inevitabile e assurdo che i soccorsi si sono rivelati inutili. La fine della ragazza lascia macigni pesanti sul cuore di Charlie. Susan cerca di reagire, di non soccombere alla sofferenza, ma Charlie cede di schianto. 

“Enon”, libro di Paul Harding: il dolore più grande per un genitore è perdere un figlioUn giorno, dopo aver trascorso quasi tutta la notte seduto al buio, esausto e senza riuscire a dormire, Charlie scaglia un pugno contro la parete del pianerottolo. Il vecchio intonaco di crine si riversa dal muro come la sabbia da una clessidra a sancire che un altro tempo si è esaurito: quello tra Charlie e Susan, che se ne torna a casa dei suoi, nella sua vecchia camera da letto, che la madre usa per cucire ormai da vent’anni.

Sembrerebbe tutto perduto per il nipote di George Washington Crosby, tutto precipitato nell’abisso della disperazione. Tuttavia, da qualche parte è ancora all’opera la semplicità salvifica della natura e del mondo. Con un romanzo struggente e poetico, Paul Harding narra una storia in cui il dolore più grande – la perdita di un figlio per un genitore – apre a una nuova considerazione, a un nuovo senso della vita.

Confermandosi uno dei narratori più talentuosi della sua generazione, Paul Harding con “Enon” non si sottrae mai, come Faulkner, al compito che fa grande uno scrittore: “descrivere quello che sembra impossibile dire a parole.”

Paul Harding ha insegnato scrittura creativa a Harvard e all’Università dello Iowa. Oggi vive a Georgetown, nel Massachusetts, con la moglie e i figli. Ha esordito nel 2009 con L’ultimo inverno (Neri Pozza 2011). Pubblicato dalla piccola casa editrice indipendente Bellevue Literary Press, il romanzo, primo di una trilogia, vinse nella sorpresa generale il premio Pulitzer 2010. Enon è il secondo romanzo del ciclo.

Uno straordinario seguito del romanzo d’esordio del vincitore del Premio Pulitzer… La prosa di Harding è imbevuta… di una tradizione visionaria che riecheggia Blake, Rilke, Emerson e Thoreau.” – The New Yorker

La forza evocativa de L’ultimo inverno è struggente: il romanzo è così forte nel descrivere personaggi, luoghi, emozioni, persino il vento, da far sentire il lettore al centro della scena.”- Susanna Nirenstein, la Repubblica

Un libro pieno di aneddoti e che si legge con l’avidità… ma che va al di là di ciò che di solito sostiene un romanzo. Ed è un collante di carattere religioso che riconduce tutto quanto a un atto di affermazione ultima sopra il dissolversi delle esistenze, e delle defezioni e diserzioni, di cui si racconta.” – Luigi Sampietro, Il Sole 24 Ore


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