La Chiesa di Sant’Apollinare sorge in uno dei quartieri più esclusivi di Roma, il rione Ponte, sulla sponda opposta del Tevere rispetto al Palazzo di Giustizia, a due passi da Piazza Navona.
La chiesa, costruita su preesistenti strutture dell’età romanica nel 780 d.C., fu consacrata nel 1748 e contiene, al suo interno, un affresco di Stefano Pozzi raffigurante la Gloria di Sant’Apollinare; ai lati della struttura trovano posto le cappelle dedicate ad alcuni dei Santi della Cristianità tra cui spicca Sant’Ignazio di Loyola. Sempre all’interno della chiesa, sono sepolti il compositore di musica barocca Giacomo Carissimi, il Cappellano di Papa Pio VI, Monsignor Antonio Palombi e.. Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della Banda della Magliana durante gli anni 80.
Enrico "Renatino" De Pedis
Un boss della malavita seppellito su suolo sacro, come può essere stato possibile?
Non vi sto raccontando una storia, un romanzo criminale, ma la realtà. E la realtà spesso sa essere molto più crudele della fantasia.
Enrico De Pedis morì il 2 Febbraio 1990 in un agguato vicono a Campo dé Fiori a Roma. La sua salma fu tumulata tra le mura della chiesa di Sant’Apollinare per sua stessa volontà e in seguito alla scarsa fibra morale di Monsignor Piero Vergari che accettò dal boss una cospicua somma affinché rendesse possibile la cosa. Il rettore di sant’Apollinare fu allontanato nei mesi successivi a causa della sua condotta ma l’ingente somma economica si mosse con lui e servì, sempre secondo le parole del monsignore, a finanziare diversi progetti a favore dei bisognosi e dei poveri, e a fondare un’associazione misteriosa nel piccolo paesino del Lazio in cui fu trasferito, associazione che fu immediatamente soppressa per volontà del vescovo di Tivoli.
Ancora oggi quello di monsignor Vergari è un personaggio avvolto dal più fitto mistero, si parla di un fanatico d’arte ma anche di un bravo sacerdote, un uomo di chiesa che però ha ceduto al fascino della moneta e che, come tutti i depositari di tremendi segreti, rifugge dalle interviste. Il 19 maggio scorso il suo nome è stato inserito nella lista degli indagati per il caso di Emanuela Orlandi, una ragazza di nazionalità vaticana scomparsa nel 1983 all’età di 15 anni.
Il caso Orlandi coinvolge anche il De Pedis in un groviglio di misteri che, tra depistaggi e indagini condotte male, lega insieme gli interessi del boss della Banda della Magliana a quelli di alcuni uomini di chiesa, banchieri ed esponenti dello IOR, crescendo di inchiesta in inchiesta ed arricchendosi di numerosi nuovi particolari come i presunti favori fatti da Renatino ad alcuni monsignori e le corrispondenze con il Caso Calvi, la figura di Licio Gelli e di Michele Sindona.
Emanuela Orlandi nel 1983
Si tratta di un altro di quei misteri italiani perfetti per farci su ore ed ore di trasmissione, quesi programmi tv che ti tengono incollati davanti allo schermo nell’attesa morbosa di conoscere nuovi particolari agghiaccianti, e più se ne trovano di nuovi più cresce l’interesse intorno al mistero in oggetto, ma allo stesso tempo spuntano fuori nuovi spunti per indagare, per allungare il brodo permettendo così a chi di dovere di intervenire per depistare e mistificare quelle che ormai sono solo le ombre, sbiadite e quasi dimenticate, dei fatti.
Ancora una volta è la saggezza degli antichi maestri ad offrirci la sardonica e sintetica spiegazione del tutto: Vuolsi così colà dove si puote!