Magazine Società

Enrico Letta, piccolo democristiano "vintage"

Creato il 27 dicembre 2013 da Tafanus

Letta-alfano
...attenti a quei due democristiani...

Non mi ha MAI entusiasmato, e il tempo non ha fatto che peggiorare il mio giudizio, passo dopo passo. I cedimenti sull'IMU, poi gli sperticati elogi alle non-politiche di Renzi, l'allungare il brodo sulla legge elettorale, e - in cauda venenum - la porcheria inconcepibile del "Decreto Salvaroma", diventato via via il contenitore-alibi di un incommestibile assalto alla diligenza dei piccoli appetiti di tutti i ras locali, dai quali dipende la "permanenza in vita" del suo asfittico "Governo del Faremo".

Salutare lo stop imposto da Napolitano alla legge delle mancette a pioggia. Niente a che vedere con Roma, niente a che vedere coi criteri di "necessità ed urgenza" previsti dalla Costituzione per la decretazione. Salutare quindi il richiamo di Napolitano ai presidenti di Camera e Senato. Bene ha fatto Napolitano a ricordar loro che in termini di decretazione, spetterebbe per primi a loro il compito di vigilare sulla rispondenza degli emendamenti ad un decreto ai criteri ineludibili di omogeneità per materia, neccessità ed urgenza. E nessuna persona sana di mente potrebbe sostenere che finanziare la baracca marketing-religiosa di Pietralcina risponda a criteri di omogeneità, ncessità ed urgenza. Esattamente come le altre dieci "marchette" fatte da Letta al altrettanti ras locali. 

Ora Napolitano ha estratto il cartellino giallo nei confronti di Letta, ma anche di Grasso e della Bolrini che non hanno eccepito nulla contro gli emendamenti-marchetta. Meglio tardi che mai. E oggi, finalmente, anche il mite e super-moderato Ferruccio De Bortoli del Corrierone ha preso il coraggio a due mani, e ha dedicato a Letta un fondo non propriamente apologetico...

Tafanus

Il contratto di governo (di Ferrucco De Bortoli - Corsera)

Alla vigilia di Natale il governo ha opportunamente ritirato il decreto cosiddetto salva Roma. Era diventato un impresentabile insaccato misto di piccoli provvedimenti. Spesa pubblica a coriandoli sostenuta da questa o quella lobby. Poche misure necessarie insieme a tante altre del tutto inutili. La pessima figura dell’esecutivo Letta rimane, però. E rischia di essere ripetuta con l’inevitabile decreto di fine anno, il cosiddetto Milleproroghe, un prodotto legislativo tipicamente italiano, indigesto per le casse dello Stato. Gli altri Paesi programmano e scelgono per tempo. Noi ci riduciamo all’ultimo. In nome dell’emergenza, unico vero motore legislativo ma foriero di due conseguenze gravi. La prima è che, anche in tempi di spending review , la spesa si conferma un irresistibile cemento del consenso, mette insieme maggioranze trasversali politicamente inconfessabili, dà sfogo agli interessi minimi e particolari, spesso in barba a ogni (finta) disciplina di partito. Il disagio del commissario Cottarelli è già palpabile. Seconda conseguenza è che i testi di legge approvati sono spesso raccogliticci, incomprensibili e a rischio di incostituzionalità, come accadrà quasi sicuramente alle norme sulle pensioni. Risultato finale: alcuni presunti risparmi si tradurranno in futuri aggravi.

Letta è un politico preparato, accorto, forse troppo prudente. È una persona per bene, di solidi principi. Ha promosso un coraggioso rinnovamento generazionale. Merita ancora fiducia nonostante qualche furbizia democristiana di troppo. È però a capo di un esecutivo indebolito da spinte contraddittorie. Da un lato l’attivismo di Renzi che preme per accelerare le riforme; dall’altro i timori del Nuovo centrodestra di Alfano che rischia di essere il vaso di coccio di un governo a forte impronta pd. I temi del lavoro li possono tenere insieme, quelli sull’immigrazione e le unioni civili definitivamente separarli.
L’occasione, l’ultima, per un colpo d’ala, è costituita dal contratto di governo che l’ex maggioranza delle larghe intese dovrà stipulare nelle prossime settimane. Qui Letta, a nostro avviso, si gioca tutto. Il contratto di governo non può contenere troppi impegni, come un Milleproroghe della politica, per non scegliere nulla in nome della stabilità. E non può nemmeno correre i rischi di un salva Roma qualsiasi che si arena in Parlamento dopo aver subito l’assalto di chiunque. Per un semplice motivo: nel prossimo anno le Camere dovranno occuparsi anche di riforme costituzionali e di legge elettorale per le quali ci vogliono serietà e competenza. E non possiamo pensare, nemmeno per un minuto, ai guasti costituzionali che produrrebbero il pressapochismo e l’incompetenza degli ultimi atti legislativi. Saremmo costretti a concludere che la tendenza al Porcellum è innata nel nostro sistema politico.

Dunque, meglio poche cose, importanti per la funzionalità del processo decisionale del Paese, per il lavoro, le famiglie e le imprese, ma con elevata possibilità di tradursi in atti concreti, efficaci, reali. In caso contrario registreremmo, come in questi giorni, un altro regalo a Grillo e ai populismi di ogni risma. E la constatazione che in Italia gli unici a comandare sono i burocrati dei ministeri, i difensori di grandi e piccoli privilegi, qualunque sia il responsabile politico. Insomma, la repubblica dei mandarini.

(Ferruccio De Bortoli - 27 Dicembre 2013)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :