Enrico Pea, Campagna lucchese – Nozzano

Da Paolorossi

Campagna lucchese

Ma come si può morire quando viene la primavera: quando tutto si risveglia dal letargo: quando la campagna è tutta occhi a contemplare il sole? Solamente oltre settembre si può morire. Quando il vento arruffa tutto, di sera, dopo un rosso tramonto o sotto l’uggia d’una pioggerella fitta. Ma adesso i pioppi nella Valle del Serchio sembrano roseti nel cielo senza nuvole. I contadini lavorano con tanto amore la terra: la terra che hanno comprata. Il contadino, sul suo, guarda in alto, sui cigli tremolare le foglie rosse delle caroline del Canadà: si ricorda del suo pellegrinaggio oltre mare… Gioisce, adesso, perché prima ha patito: quando era come schiavo nelle fazendas d’America a zappare la terra degli stranieri.
E Lucca, è là in fondo, come in una conca, circondata da monti verdi di pini selvatici, da monti grigi di olivi bassi. Laggiù i monti di Pescia, i monti di Pisa, e, a sinistra, gli Appennini.

Nozzano

La torre di Nozzano, mozza in cima, sgretolata dai fulmini, erbosa nelle spaccature. San Macario, il monte e la pianura, e la piccola altura di Montuolo sembrano a portata di mano. Il tetto nero della Gattaiola, villa di principi, è già popolato di passeri in amore… E la residenza di Maria Teresa a San Martino in Vignale, è così chiara di verde nuovo, circondata di bossoli, di roseti, di cipressi e d’allori!
«Là dentro! Là dentro ti porterò!»
Mio nonno, di lassù vedeva tutto con occhi di mago, e tutto riportava in sé, con lo stesso ardore che consuma i santi in meditazione di Dio.

( Enrico Pea, Il Volto Santo – Vallecchi, 1924 – Parte seconda del “Romanzo di Moscardino”, pag. 123-124 – Elliot Edizioni, 2008 )

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