L' Ariel era salpato da questo ancoraggio il primo Luglio alla volta di Livorno, per incontrare al suo arrivo un amico, a cui Shelley era molto affezionato. In quei giorni Shelley aveva lungamente meditato. [...] Mary, la cara moglie di Shelley, materna e tollerante con lo sposo anche nelle cose più gelose di donna, non avrebbe voluto partisse. [...]
Il giorno 8 luglio, di lunedì, malgrado che il suo amico capitano Roberts presagisse l'avvicinarsi di una burrasca, Shelley volle intraprendere il viaggio di ritorno. Erano le 2 del pomeriggio quando l' Ariel uscì dal porto di Livorno. E già il mare si faceva minaccioso.
Con un cannocchiale, l'amico in ansia, seguiva l'allontanarsi dell' Ariel:
" Mirate quelle strie nere " disse " e quei fiocchi scuri che si veggono in cielo, là sopra a loro: guardate come fuma l'acqua ".
Così, l'amico, vide l' Ariel entare nella tempesta:
" L'oscurità dell'uragano tolse l' Ariel dai miei sguardi e non potei più distinguerlo. Quando la burrasca fu meno densa guardai ancora, guardai di nuovo sperando di rivederlo, ma sul mare non c'era più un solo battello ". [...]
E ora, davanti al giovane volto del poeta pagano P.B.Shelley, dietro cui il palazzo di Paolina, tinto a mattoni, con le colonne marmoree del balcone superbo, mi riparlava di un volubile impero, rivedevo il mare ai miei piedi sulla distesa spiaggia, che al tempo del " rogo " doveva essere ad arco di mezza luna da Pisa a La Spezia.
Ecco che la bella epigrafe di Giovanni Bovio, precisava i cent'anni: 16 agosto 1822. [...]
Ora rileggevo l'epigrafe ad alta voce:
(Enrico Pea, Viareggio e Shelley- Memoria, 1945 - Memorie e fughe 1926-1958 - pag. 65/67/68 - Edizioni ETS - 2001)