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Enrico, uno shrdn

Da Perla
Nella sala era calato un silenzio irreale. L’unico rumore che si avvertiva era il respiro singhiozzante della mamma di Enrico e nessuno osava interromperlo.La  strada di Enrico si era interrotta il  lunedì precedente, quando il cielo,  in combutta con il vento, aveva deciso di riversare ettolitri d’acqua sotto forma di ciclone sulla meravigliosa terra di mezzo.Meravigliosa, la Sardegna, doveva essere sembrata a tutti coloro che nei millenni erano approdati alle sue coste, lambite dolcemente dal Mediterraneo. Esploratori appartenenti all’etnia fenicia avevano attraccato con  le loro famose navi  in quel  porto naturale che poi si sarebbe chiamato Olbia, una baia  incantevole,  con quei fondali bassi adatti all’allevamento del pesce ed alla raccolta del sale. I fenici avevano poi fuso la loro cultura con la millenaria civiltà nuragica che aveva fatto della Sardegna la terra degli Shardana, Sher-Dan, printzipes de Dan, mastros de armas, gherràbamus , marineros, gherreros et banduleros.Meravigliosa e , forse proprio per questo, disgraziata terra, che era diventata nel tempo terra di  altro  genere di conquista; una conquista fatta da ciarlatani, saltimbanchi della parola che erano riusciti a carpire la fiducia di un popolo che spiccava per fierezza e dignità e ne avevano massacrato la terra con una corrosione sistematica di cemento, prima di distruggere i sogni di prosperità e benessere promessi. Ma di tutto questo Enrico non sapeva nulla, ancora. Era solo un bambino che amava giocare con i suoi amichetti, guardare qualche volta i cartoni alla tv, accompagnare il papà in palestra, mangiare i piccoli panini morbidi spalmati di cioccolata, dormire accanto al suo animaletto di peluche preferito. Enrico era solo un bambino che adorava il suo papà, che era adorato dal suo papà che lo aveva protetto con il suo giubbotto dalla pioggia battente, mentre cercava invano di metterlo in salvo dalla tempesta.
Ora Enrico era lì, in mezzo al quel silenzio irreale, accarezzato dalle mani, dagli occhi e dalla voce della sua mamma, vestito come un qualsiasi altro bambino, con gli occhi chiusi e l’aria serena che hanno i bimbi quando dormono accanto al loro papà. Qualcuno aveva posato, in mezzo ai fiori, una statuetta in legno con uno strano copricapo, riproduzione di un bronzetto nuragico che raffigurava uno dei gherreros, uomini valorosi di un tempo che fu, simboleggianti la forza e il coraggio della Zente di Sardinna.
Enrico, uno shrdn

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