Enzo Campi
ipotesi corpo
Edizioni Smasher – Messina
Il poemetto, presentato per i tipi delle Edizioni Smasher, da Enzo Campi, viene incontro alla fame di buone letture. Non si tratta di lezioni educate di ‘bello scrivere’, ma di una vera conversione totale alla scrittura/lettura come scelta di vita, di gioia e sofferenza ad un tempo. I versi scorrono in un rapido e nervoso abbraccio, trasmettono perciò una magia, che è la stessa della nascita della vita, cruciale e bellissima ora dell’uomo. L’autore non crea d’impulso, ma ritrae l’intima natura dell’impulso stesso, lo modula, perciò nessuna parola è casuale, piuttosto si presenta come dotata di “corpo”, da qui il titolo originale.
[…]
L’opera di Enzo Campi si nota per la sua intensa e profonda “fedeltà” alla parola ed al suo destino. La comunicazione è qualcosa da toccare, guardare, avvertire sulla propria pelle. Naturalmente anche l’incomunicabilità fa parte dell’universo fisico-poietico dell’autore, c’è infatti il rischio del silenzio che si avvicina al dolore, la parola come un cuore ferma i suoi battiti ed il ritmo del testo diviene sostenuto, l’autore ne è ben consapevole e gestisce, modula, attentamente i registri del comunicare. Sentiamo, a contatto con la sua poesia, scorrere nelle vene le sillabe, l’universo semantico posseduto è sempre aperto, eppure sorvegliato stilisticamente, perché esprima l’umanità del dire, del contatto che non muore e si offre al mondo
(Marzia Alunni)
Il corpo è qui tema dell’indagine e palcoscenico in cui l’io mette in opera un monologo questionante che – poematicamente e teatralmente – si incarna nel corpo del testo e della parola cercando di risolvere (dissolvere?) l’unicità di senso di un doppio movimento che oscilla incessantemente tra il dispendio (come ragione di vita) e il ricominciamento (come unica possibilità di proiezione verso l’a venire). Ciò avviene attraverso la scissione drammatizzata tra forze centripete (pulsione, desiderio, istinto-carne) e forze centrifughe (ragione, indagine e ricerca-alterità).
Lo scopo della parola non è quello di descrivere le passioni, bensì quello di lasciare che la drammaticità e la drammatizzazione trovino espressione attraverso la rappresentazione dell’effetto che esse esercitano nel corpo, nella voce del corpo, o meglio: nel corpo della voce, nel fragore di assonanze ed allitterazioni che si susseguono pretendendo l’oralità di un testo che fa del corpo materia di indagine e veicolo di prosecuzione.
(dalla prefazione di Natàlia Castaldi)
qui la prefazione
http://www.edizionismasher.it/campi/enzocampi.html
Ci sono due parole-chiave che percorrono il testo tra le righe: dispendio e ricominciamento. Ognuno dei due termini risponde ad esigenze filosofiche e letterarie che rimandano, tra gli altri, a Bataille ed Artaud. Ci sono due tipi di dispendio, quello dell’io narrante che transita negli altri corpi mettendo in gioco il suo corpo e quello idealizzato a ragione di vita. Il ricominciamento è invece idealizzato nell’impossibilità di accedere ad una risoluzione e nell’urgenza, anche metafisica, di riproporre, ad aeternum, il transito. Per questo il verbo si presenta (viene in presenza) sotto forma di poema, per certificare ulteriormente questo concetto attraverso una sorta di flusso ininterrotto impossibilitato a finire e a finirsi e, per così dire, condannato a sfinirsi e a ripetersi. Il corpo è caratterizzato e significato dalla sua estensione, dal suo portarsi verso il fuori. Tutti i gesti, sia quelli quotidiani che quelli extra-quotidiani, pretendono un invio da un uno a un altro o da una cosa all’altra. Qui il gesto verbale è strettamente connesso al gesto fisico. L’intento è proprio quello di conferire corporeità alla parola o meglio di far sì che la parola metta in opera la corporeità che le appartiene in senso originario. Le ipotesi sono strettamente collegate all’idea di ricominciamento, come se l’ultima (ma mai definitiva) istanza fosse quella di giocare sulle possibilità, in poche parole: una moltiplicazione delle soluzioni senza arrivare mai alla risoluzione.
(dall’intervista rilasciata da Enzo Campi a Alessia Mocci per mondoraro.org)
qui l’intervista
http://www.mondoraro.org/2010/07/03/intervista-di-alessia-mocci-a-enzo-campi-ed-al-suo-poemetto-teatrale-%e2%80%9cipotesi-corpo%e2%80%9d/
ipotesi corpo
io corpo sempre toccato
e schivato a malapena
poco più di un orgasmo
risuona e rinsalda
senza contatto alcuno
e qualcuno lo sa
per questo l’araldo urla l’editto
per mettere a morte
l’estraneo
che soffia sgretolando gli organi
e solo abbaia e ruggisce
chiamando a sé
l’ellisse ovalica
della vagina dentata cosa?
[…]
io corpo certo
si scarta
all’occlusione
figurandosi altero
sempre intero
eppur smembrato
perché mai
e non mai permutato
ad altro
che non sia ordine e stasi
se pure disordinata
e frenetica
qui mascherata
e rifratta
senza luce
né lumi né numi
a sussultare cosa?
[…]
e allora ridonda
si snoda
attorcigliandosi
si sottopone
anteponendosi al peso
si sovrappone
posponendosi al sesso
s’estenua
sopravvivendo al cozzo
per testare testarsi
e rendersi al senso
dei sensi defraudati
seppur ingigantiti
e collerici
sempre tesi e resi
ceduti al miglior offerente
caduti sotto il giogo
del non sarà mai stato che altro che questo
di
poco
in
meno
transitante
e
altero
[…]
e si spina lo stelo
dell’arbore rivolto
in seno alla mirabile vulva
che di venule e lunule ancor recenti
vende svende l’oblio
con cui rifugge il diverso amore
che la costringe alla balbuzie grazie
prego
lo dico io
ora qui
solo sesso
sasso a sasso
senza senso
verso a verso
oppure
per converso
solo dilezione
amore
affetto
slancio
intensità
adorazione
effetto
[…]
carne a carne
s’infervora e fluisce
scorrendo
appena aprendo
e aprendosi
succhiando la linfa alla falda
che salda
l’umido al fluido
in un solo gesto d’amore
senza variabili
che ne condizionino il transito
solo
una figura
sfigurata
ad altro
che non è
diverso
da questo
io corpo solo pelle
non ride s’irride
stordito dalla rotazione
caracolla si manca
e inforca nuovamente il palo
nel bel mezzo di un centro
sempre da verificare
osannare slabbrare
perché senso se non amore al sesso
che qui gioisce e urla
rifiutando l’encomio
del nome proprio
da sempre e per sempre inappropriato?
[…]
io corpo mi dico
grazie
prego
ancora una fiammata
ancora una volta
cola similsangue cola
mortificando l’ego
senza fine
senza fondo
solo un punto
e l’altro
entrambi escotti
sulla graticola
che riannoda
il sottoposto
al sovrapposto
cosa?
e perché?
[…]
non c’è rapporto
senza disgiunzione
né sesso né resoconto
eppur ci si rimette
ci si trasmette
onda a onda
l’uno nell’altro
delocandosi
da punto a punto
riallocandosi
all’incoscienza della cosa
solo ipotesi
solo corpo
sì lo dico io qui ora
senza più negare
ciò che conta è solo il canto
che preannuncia il ricominciamento
[…]
quale utopia
è mai stata così vera?
pura emozione
del precipite
in cerca della sua levata