Con il gran gol di Msakni che al 90′ ha deciso il combattuto derby Tunisia-Algeria si è concluso il primo turno del girone eliminatorio della Coppa d’Africa 2013. Un turno caratterizzato da un sorprendente equilibrio, se è vero che in otto partite abbiamo avuto cinque pareggi e tre vittorie ottenute tutte in extremis. Oltre alla Tunisia hanno infatti vinto solo il Mali 1-0 sul Niger e la Costa d’Avorio 2-1 sul Togo, ma entrambe grazie a una papera del portiere avversario. Con i nostri occhi europei non ci resta allora che provare a dare una o più risposte al perché di questo equilibrio.
La prima cosa che va notata è il buon impianto tattico di squadre come la matricola la R.D. del Congo o Capo Verde, non certo tra le favorite della vigilia. La R.D.del Congo nella mezzora finale ha impressionato per la capacità di rimontare attraverso il gioco e non per mezzo di occasioni fortuite lo svantaggio di 0-2 contro il Ghana: l’azione del gol dell’1-2 di Mputu con passaggi corti e filtranti al limite dell’area lo dimostra. Alla fine ci poteva stare anche la clamorosa rimonta, sventata grazie a un prodigioso intervento di Dauda su Lualua e chissà come sarebbe impazzito il portiere Kidiaba, la cui danza con la maglia del Mazembé i brasiliani dell’Internacional di Porto Alegre ricordano ancora bene.
Luís Carlos Almada Soares, il Platini non Michel
Invece, i capoverdiani, che nelle qualificazioni hanno eliminato il Camerun, meritavano la vittoria nella partita inaugurale contro l’abulico Sud Africa padrone di casa o, forse, meritavano un attaccante diverso da Babanko o da Platini, che al grande Michel non sembra molto somigliare. A loro discolpa va comunque detto che anche altri attaccanti si sono macchiati di incredibili errori sottoporta (la palma all’angolano del Valladolid Manucho, conclusione a lato quasi a porta vuota).
Di contro, il Ghana e la Nigeria che uno si aspetta più “europee” e più avvezze a saper addormentare una partita quando serve o a chiuderla al momento opportuno, si sono viste sfuggire una vittoria che sembrava già scritta. Le super aquile di Keshi, in particolare, hanno riassunto in 90′ e recupero pregi e difetti del calcio africano: un gol spettacolare frutto di fantasia e potenza (assist di tacco di Brown per Emenike), una serie di occasioni fallite e una imperdonabile amnesia della difesa che al 93′ manda in gol il giocatore del Lorient Alain Traoré. Anche i campioni in carica dello Zambia non riescono in superiorità numerica a conservare il vantaggio con una Etiopia molto meno arrendevole del previsto. Ma non ce ne vogliano i chipolopolo: l’exploit del 2012 sarà difficilmente ripetibile e questa squadra è sulla carta inferiore a molte delle altre sbarcate in Sud Africa.
Ultima considerazione sul colore, sulla musica e sul tifo che come sempre riempie gli spalti, indipendentemente dal risultato che il campo sta offrendo, e sul modo anche un po’ scanzonato con cui i giocatori sembrano accettare l’esito della partita. L’Africa è ancora un’altra cosa. Anche se le vuvuzelas sono davvero insopportabili.
federico